Novak Djokovic è il numero uno, il numero due, Roger Federer, giunge molto dopo. Uno scorcio di 2015 - uno Slam, a Melbourne, tre Masters 1000 importanti, Indian Wells, Miami e per ultimo Monte-Carlo - basta per sancire la superiorità nettissima del giocatore serbo. Con il titolo conquistato sul rosso a Monte-Carlo, Nole sale a quota 23 mille in carriera, affiancandosi a Federer, a 4 lunghezze da Nadal. Quel che sorprende, ogni volta, è la continuità di Djokovic, capace di adattarsi repentinamente a ogni tipo di superficie e di avversario. Giunto alla piena maturità tennistica, supportato da una condizione fisica stroardinaria, Djokovic è l'esempio assoluto di completezza. I rivali, tutti alle prese con qualche problema, provano a insidiarlo di tanto in tanto, ma il risultato è spesso negativo.
Tomas Berdych, l'ultimo a presentarsi di fianco a Djokovic, sulla terra, costringe il numero uno al terzo set, sfruttando una propizia sospensione per pioggia sul 75 32 Djokovic. Il ceco imposta la partita su una partenza violenta, scarica in campo la maggior energia, con Djokovic che porta in dote scorie post-Nadal. Il primo set è ricco di break e contro-break, Nole ha anche il servizio sul 5-3 per chiudere, ma Berdych batte un colpo. Il successivo schiaffo serbo vale il parziale, 6-5 e 7-5.
Quando giunge la pioggia, Djokovic è padrone della partita, al rientro Berdych cancella la palla break e inanella un percorso netto fino al 64. Djokovic ha l'incredibile capacità di rigenerarsi, senza perdere le coordinate dell'incontro. 4-0, subito. Un punteggio che non racconta il reale andamento del match, ma testimonia la grandezza di Djokovic. Pochi punti separano Nole e Tomas, i punti che cambiano e decidono le partite, i punti che spesso i campioni trovano il modo di vincere.
Finisce 6-3 per un Djokovic esausto, sfinito. Berdych esce dalla partita più vicino a Djokovic, più vicino ai primi della classe. Il ceco non è più solo servizio e bordate di dritto, è anche giocatore in grado di costruire la partita in risposta, di fronteggiare alla distanza i più forti del circuito. Non parte battuto, Berdych, come in passato, quando affronta i fab four. La finale è nobile, perché nobile è l'antagonista, giunto a un'incollatura dal campione.
Un pizzico di fortuna - il ritiro di Raonic, la controprestazione di Monfils - tanto lavoro, Berdych cresce, Djokovic è inarrivabile, almeno al momento.