Alla fine vince Djokovic. Dopo due set lottati, nervosi, in cui il serbo sembra perdere più volte le staffe. Alla fine vince Djokovic. Dopo un terzo set dominato, per 6 giochi a 0, con Murray che si scioglie in apertura, sotto il caldo torrido di Miami, perdendo di vista l'obiettivo, perdendo ogni riferimento, travolto da un'impetuosa reazione del numero uno. Alla fine vince Djokovic, perché oggi è senza dubbio il più forte, su qualsiasi superficie.
Indian Wells e Miami, accoppiata vincente, per la terza volta. Una conferma, uno schiaffo ai rivali. Novak Djokovic è oggi un gradino sopra tutti, perchè i giovani tardano a portare a compimento il loro processo di maturazione e i grandi "vecchi" vivono di fiammate, isolate. Federer può competere con Djokovic sullo stretto, in determinati scambi. Ci sono momenti in cui può anche prevalere, tornei due set su tre, in cui può dir la sua, Murray, lo dimostra la fatica di ieri, è tornato a ottimo livello e per lunghi tratti scambia alla pari con Djokovic, sfruttando le stesse armi del rivale, corsa, rincorsa, risposta, Nadal è un enigma, figlio di una condizione che tarda ad arrivare. Mentre tutti lasciano qualcosa sul piatto, Djokovic si limita a raccogliere, compie sempre un passo in avanti, nella direzione della perfezione.
I passaggi a vuoto sono limitati, la forza mentale è impressionante. Ogni volta che viene sbattuto al muro o si contorce su se stesso, creandosi problemi, ha la capacità di uscirne più grande. Con Murray, dominato il tie-break del primo set, dopo un doppio scambio di break - segno evidente della capacità di entrambi di "annullare" e leggere il servizio altrui - il serbo lascia il secondo parziale, e il britannico, galvanizzato dalla "rottura" nel finale, sembra intraprendere l'abbrivio sperato.
In quel momento, quando lo spartito propende per un finale diverso da quello ipotizzato, Djokovic si rialza e sferra il montante più duro. Break in apertura, 6 giochi filati, 11 palle break. Murray si spegne, come eroso da Djokovic. Le energie che Djokovic ti costringe a spendere, dal punto di vista fisico e mentale, per restare in campo e giocarti la partita, presentano il conto, prima o poi. Si arriva al punto in cui tutto diventa buio, intorno si sentono urla e rumori. La pallina è sempre più in là, e il braccio non risponde ai comandi. Dall'altra parte della rete una macchina, Djokovic, un terrificante esempio di continuità. Il numero uno.
Djokovic - Murray 76 46 60