Vince Roger Federer, per la sesta volta a Cincinnati. Vince un Masters 1000, due anni dopo. C'è un filo invisibile che collega il trionfo del 2012 a quello odierno. Il filo della resurrezione, del talento. Anche allora Roger aveva conosciuto critiche e sentenze. E anche allora aveva risposto nell'unico modo utile, vincendo. Lo scorso anno la caduta era stata pesante, non definitiva. Si è rialzato Federer, con umiltà. Quella che si addice ai più grandi. Quando il fisico è tornato a dar tranquillità, ecco di nuovo il tennis. Finali e trofei. Vittima sacrificale, sul cemento americano, David Ferrer, che con Federer condivide l'attitudine al lavoro, l'amore per il gioco, non certo il talento. Sedici volte David contro Roger, sedici volte dalla stessa parte, quella di Roger appunto.
La finale di Cincinnati è una risposta alla sconfitta di Toronto. Una doppia risposta, a ben vedere. Federer può giocare due settimane ad alto livello, perché il suo modo di stare in campo, oggi, gli consente partite in serie. Quella prepotenza positiva con cui si prende punto e scambio, accorciando corse e tempi, è la chiave per l'eternità tennistica. La sola via per pensare di poter scrivere ancora una pagina Slam.
Ferrer è costretto a scegliere una via opposta. Colpi penetranti, continui, martellanti. Se non hai nel carniere una freccia assoluta, devi affidarti alla lotta, al movimento instancabile di piedi e polso. Non puoi tu abbattere l'avversario, devi far sì che crolli da solo. Si è costruito Ferrer ed è arrivato forse dove nessuno avrebbe previsto. Come a Toronto, una settimana fa, gioca fino all'ultimo, prima di accettare la resa.
Il primo set è dalle prime battute di stampo svizzero. Federer gioca sul velluto, disegna traiettorie sinfoniche. Nel primo game in risposta lascia andare il rovescio lungolinea scatenando l'"oh" di meraviglia di un pubblico apertamente schierato con il re. Il break, decisivo, all'ottavo gioco. Sul 5-3 Ferrer si aggrappa alla partita, guadagnandosi quattro occasioni per la parità, ma è sempre Federer a issarsi sull'incontro. 6-3.
Il momento più delicato per l'iberico a inizio secondo parziale. Federer ha la chance per spegnere l'interruttore del match, ma stavolta è lui a non concretizzare. Arrivano due break consecutivi e un inatteso 5-0 Ferrer. Sul finire di set, Roger comincia a ritrovare il suo gioco e torna a crescere al servizio. Non a caso, nel terzo, mette in campo più dell'80% di prime, conquistando 15 punti su 16 con la battuta principe. Non concede nessuna palla break, mentre Ferrer ne deve affrontare addirittura otto. Quando Roger scappa sul 3-1, la sensazione lampante è che sul trofeo sventoli bandiera svizzera. 6-2.
Sorride Federer, senza ansie. Sorride, con la consapevolezza di essere nuovamente lì. Si diverte, e questo, per gli altri, è lo scenario peggiore.
Federer - Ferrer 6-3 1-6 6-2