Anche se il "suo" Napoli è diventato creatura dal multiforme ingegno grazie alle mano di Carlo Ancelotti, dalle parti del Vesuvio ancora si ricordano il gioco spumeggiante ora ammirato anche dagli inglesi. Maurizio Sarri, dopo le buonissime cose mostrate con Empoli e Napoli, sta infatti brillando anche sulla panchina del Chelsea e nel campionato più difficile al mondo. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Sarri ha parlato proprio dei suoi primi mesi in Inghilterra.
"I risultati e anche la qualità del nostro calcio - ha detto - segnano l’indice positivo. Diciotto partite senza sconfitte, in una realtà competitiva come questa, dimostrano che abbiamo intrapreso la strada giusta. Sono ancora più contento perché si gioca tantissimo e la possibilità di incidere in profondità è più complessa. Il ritmo è serratissimo. È ovvio che in queste situazioni le partite sottraggono lavoro sul campo. Non posso però dire che non lo sapessi, ero consapevole di questo carico di impegni e sto cercando una mediazione tra allenamenti e gare".
Inevitabile, poi, un passaggio sul Napoli e sull'eredità che ha lasciato sotto il Vesuvio: "Penso che quella più visibile sia numerica: presi un Napoli che aveva chiuso il campionato con 64 punti e ho lasciato una squadra che ha raggiunto quota 91. Più di questo non si poteva fare. L'altra eredità è personale: il rapporto con la città e la sua gente. Non mi staccherò mai dal Napoli. Hanno paragonato il mio Napoli a quello di Vinicio, una delle prime squadre in Italia, negli anni Settanta, a viaggiare nel futuro. Mi onora quest'accostamento". Una storia d'amore finita però con qualche screzio con De Laurentiis: "Non ho nulla da dire. Posso solo ringraziarlo. Mi ha dato la più grande soddisfazione personale della mia vita affidandomi il Napoli, la squadra del mio cuore e delle origini. È stata una magnifica avventura che non può essere cancellata da un congedo un po' così".
Da napoletano nel cuore, infine, Maurizio Sarri parla della Juventus e dà speranza al suo vecchio club: "Questa Juventus ha una priorità: la Champions. Alla fine, potrebbe rivelarsi un piccolo vantaggio per la concorrenza". Un po' come il Liverpool di Klopp, co-protagonista di un bel siparietto nell'ultima sfida contro il Chelsea: "Klopp? Ad un certo punto mi voltai verso di lui e vidi che sorrideva. Mi avvicinai e gli chiesi perché. Mi disse 'mi sto divertendo un mondo, tu?'. 'Anche io', gli risposi. Ecco, quando vivi queste situazioni, ti accorgi che sei arrivato al top".