"Ma come giocava il Cagliari?" una domanda che gli spettatori di Cagliari-Milan non possono non porre, soprattutto se si osserva il primo tempo degli uomini di Maran. Dirompente, rapido, spettacolare, forza. C'era tutto questo, e forse di più, nella prestazione dei rossoblù che sembravano non comprendere cosa significasse affrontare una big. Un calcio che, solitamente, non viene visto nel campionato italiano: la piccola che piega la big, che la accartoccia, che la sgretola. Un Milan in balia dell'avversario, un Cagliari indiavolato, un gol arrivato dopo soli quattro minuti da uno dei giocatori più attesi dai tifosi sardi.
Difficile immaginare che la piccola squadra del sud Sardegna potesse mantenere un ritmo così animalesco per tutti i novanta minuti ma la gente sugli spalti, forse, non aveva mai visto un giropalla così convincente, così perfetto e fluido e degno di un sorriso e di un'approvazione da parte di Jurgen Klopp perché bisogna ammettere che quello messo in campo da Rolando Maran era un vero e proprio Heavy Metal, anzi più simile all'Avantgarde Metal, stile caratterizzato caratterizzato da una grande sperimentazione tecnica, dal scarso uso all'interno dei brani di un momento specifico dedicato agli assoli, da testi spesso ermetici e simbolici, da sonorità e da strutture che escono fuori dagli schemi del metal tradizionale, fondendo elementi tipici del Black Metal con contaminazioni di ogni tipo. Quel Nicolò Barella che non può non essere messo sotto la luce dei riflettori, colui che ha permesso di sviluppare quel gioco che ha fatto riecheggiare assoli di chitarra nella Sardegna Arena degni del miglior Tom Morello, magari nel celebre album "The ghost of Tom Joad". Quel palo sfortunato è stata la dimostrazione che, se curato per bene, sarà uno dei talenti più importanti del calcio italiano moderno.
Un Milan che sembrava non essere nemmeno salito sul palco, una squadra che sembrava non aver compreso che quel verde del campo dello stadio sardo fosse il prato dove si dovevano giocare i tre punti e non dove dovevano gustare i pregiati aperitivi milanesi. Bonaventura sembrava cercare il gol a tutti i costi, cocciuto e rischiando di uscire ancora prima del duplice fischio. Joao Pedro non sembra aver dimenticato il suo ruolo, quel campo, non sembra aver dimenticato di che forma fosse un pallone e nemmeno come è fatta una porta. Quel boato del pubblico che ha letteralmente urlato il suo nome, di certo, non se lo dimenticherà tanto facilmente. Suo il merito di aver incespicato Biglia e di non aver permesso al regista rossonero ex Lazio di creare il gioco e smistare i palloni. Se si pensa al fatto che il Milan è riuscito a segnare la rete del pareggio a seguito di un erroraccio sventurato da parte della difesa del Cagliari, oltre che per un'intuizione fortunosa di Kessie, allora i sardi possono veramente mangiarsi le mani. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata la squadra di casa ad uscire amareggiata da uno scontro con una delle compagini più prestigiose d'Italia?
Ma Barella a parte, i meriti di questo preziosissimo punto colorato per lo più di rosso e blù deve essere spartito fra tutti i giocatori di Maran. Darijo Srna continua a mettere carbone nella sua locomotiva, Bradaric sta stabilendo le gerarchie del centrocampo in concomitanza con un Lucas Castro che, sicuramente, è un giocatore migliore di quello che siamo stati abituati a vedere al Chievo Verona. La sua chitarra suonava con calma e fluidità e bloccava le incursioni milaniste. Il secondo tempo non avrà visto un dominio del Cagliari ma poche, anzi, pochissime volte si è pensato che il match poteva improvvisamente ribaltarsi a sfavore dei padroni di casa. Klavan si è ambientato benissimo alla Serie A e sembra aver compreso che per un difensore, come per il portiere, l'unica cosa a cui deve pensare è difendere e con il contributo di Romagna, che continua a crescere di partita in partita, sono riusciti a fermare un Gonzalo Higuain che avrà anche trovato il suo primo gol in rossonero ma per merito di un rimpallo fortunoso di Kessie.
Bravo, anzi, bravissimo Maran che, anche se, forse, troppo presto, decide di levare dal campo Farias per dare maggiore sostanza e fisicità al centrocampo mettendo dentro Ionita. Cambio azzeccatissimo visto il momento di difficoltà che stava vivendo la formazione sarda. Il Cagliari regge, la partita è combattuta e il match termina con un 1-1 preziosissimo che porta i rossoblù al terzo risultato utile consecutivo.