Così come Massimo Troisi nel celeberrimo film, anche il nuovo Napoli di Carlo Ancelotti riparte da tre. Tre come i punti in classifica, tre come le certezze sulle quali, nel sabato dell'Olimpico, il tecnico di Reggiolo ha fatto affidamento senza battere ciglio, consapevole della risposta che avrebbe avuto: nel successo dei partenopei sono Allan, Callejon e Milik, due della vecchia guardia e l'attaccante sempre atteso, a fare la differenza con i biancocelesti padroni di casa, inermi nel tentativo di provare ad arginare il terzetto motore degli ospiti. Gli azzurri ripartono da quelle che erano le certezze della versione sarriana, mossa più che intelligente di Ancelotti, il quale consapevole delle difficoltà di trovare equilibrio con i nuovi innesti si è affidato a chi, per un anno o due, se non di più, si conosce già alla perfezione. Mossa azzeccatissima.
Il motorino instancabile - Chi ha sorpreso - non rispetto al passato ma alla condizione lasciata intravedere nelle amichevoli precedenti - per rendimento, costanza, abnegazione ed il solito lavoro in fase di sacrificio, risultando tra le altre cose il migliore in campo per distacco, è Allan. Il motorino brasiliano ha carburato così come il resto della squadra con il passare dei minuti, risultando imprescindibile ed indispensabile nella ripresa. Nel secondo tempo, con la fatica che prendeva il sopravvento, la freschezza atletica ed il dinamismo del sudamericano ex Udinese è uscito alla distanza: innumerevoli le palle recuperate, di fondamentale importanza nel raddoppio sulla destra con Hysaj su Luis Alberto e sul più pimpante Correa, o all'occorrenza anche su Immobile. Allan si è ripreso il Napoli, anche se non l'ha mai lasciato andare.
Il cavaliere silenzioso - Sul piede di partenza da due stagioni a questa parte, José Callejon ha deciso di riprendersi con forza e rabbia il suo posto nell'undici titolare del nuovo Napoli ancelottiano, nonostante un ruolo leggermente differente che - all'apparenza - potrebbe limitarne le potenzialità e le peculiarità. Invece l'iberico, da professionista esemplare quale è, si è messo immediatamente a disposizione del nuovo allenatore e, con la solita intelligenza tattica, ha conquistato anche il cuore di Ancelotti il quale, sebbene una posizione leggermente più accentrata rispetto al passato per far spazio alle avanzate di Hysaj da quella parte, non può già farne a meno. Corsa e ripiegamenti, palle recuperate e aiuto costante alla linea di mediana in fase di ripiegamento; altresì prezioso, come al solito, in fase di possesso: sponde, tagli, assist - il primo stagionale - e la solita brillantezza al servizio del tutto. Silenzioso, come soltanto i migliori sanno fare, si guadagna la pagnotta e non solo a suon di giocate per lo più invisibili, tuttavia essenziali. Del resto è risaputo, l'essenziale è invisibile agli occhi.
Il nove tanto atteso - Nella notte dell'Olimpico brilla la stella di Arkadiusz Milik, il quale conferma le buone indicazioni del pre campionato e mette il sigillo sulla prima gara della gestione Ancelotti. In balia della difesa laziale nella prima mezz'ora, capisce insieme al resto della squadra che è andando a prendersi la palla in mediana e facendo alzare il baricentro della truppa che la gara può ribaltarsi. E così avviene: partecipa alla manovra, smista palla a destra e sinistra con la solita maestria, padrone di una tecnica sempre invidiabile e, contestualmente, si fa trovare sempre pronto in area di rigore. Non è una scoperta, quella di Milik, ma una sorpresa - piacevolissima - lo è sicuramente, perché dopo due anni di sfortuna una prestazione di questo tipo, impreziosita dal gol del pareggio e da tante altre occasioni da gol non sfruttate a dovere, è la miglior notizia per il Napoli tutto. Ancelotti, nel frattempo, si gode il suo numero nove.