Poker d'assi di Madama e Milan a casa. Potremmo tranquillamente definire così il match dell'Olimpico tra Milan e Juventus con quest'ultima che, per la quarta volta consecutiva, conquista la Coppa Italia, ai danni di un diavolo confuso e troppo immaturo a cui serviranno, con il mercato di quest'estate, tre-quattro innesti capaci di dare esperienza e qualità al gioco. Nonostante la netta superiorità della squadra di Torino nelle due partite giocate in campionato, nelle quali si è visto davvero un divario tattico-tecnico ancora enorme tra le due squadre, per arrivare ad un match ad una sola direzione bisogna tornare al 6-1 del 1997, match vinto sempre dai bianconeri. Per la Vecchia Signora è stato tutto troppo facile, per il diavolo tutto maledettamente complicato, a causa anche degli errori dei singoli che hanno influito sull'esito finale della gara.
Partendo dal principio, è doveroso analizzare l'aspetto tattico del Milan messo in campo da Gennaro Gattuso. Il tecnico calabrese ha optato per il solito 4-3-3 standard, ma con Locatelli in cabina di regia al posto di un Biglia la cui assenza si è sentita tantissimo tra le fila rossonere. Un primo tempo, se così possiamo dire, di sostanziale equilibrio con la squadra bianconera a fare la partita e la squadra di Milano ad attendere, alla ricerca di una possibile ripartenza con le verticalizzazioni su Kessié o su Cutrone, troppo isolato per fare male alla retroguardia difensiva avversaria. Ritornando al famoso "sostanziale equilibrio", è necessario chiarire che la Juventus ha creato meno del solito e che il Milan è stato bravo in fase di copertura ma poco cinico nello sfruttare quelle due azioni concesse dalla squadra di Allegri, come lo scambio tra Calhanoglu e Cutrone, che tutto solo davanti a Buffon ha calciato piuttosto centrale. Naturalmente, le poche occasioni concesse da Madama, non sono per demeriti del Milan ma soprattutto per la bravura di Allegri che è riuscito a limitare la catena di destra capitanata da Suso, bloccato dal costante raddoppio, facendo così spostare il raggio d'azione sulla sinistra con Calhanoglu, il migliore per occasioni create, ma anche lui limitato da Mandzukic e Dybala.
Se nei primi 45' di gioco Gattuso era riuscito a contenere e a contrastare la rapidità di Douglas Costa, la velocità di Cuadrado e il dribbling nello stretto di Dybala, nei secondi 45' il diavolo è apparso totalmente in confusione. Il tecnico calabrese decide di alzare il baricentro, cercando il costante possesso palla e il fraseggio veloce. Tuttavia, ciò è durato per poco tempo quando la Juventus ha deciso di vincere la partita puntando sulle giocate dei singoli e sul pressing asfissiante che ha indotto il diavolo all'errore. Alzando il pressing, Gattuso ha scelto di giocare attaccando in transizione, caratteristica che non è nel DNA di questa squadra, a causa anche degli interpreti del gioco rossonero. Prima del gol del vantaggio bianconero firmato Benatia che poi ha indirizzato la partita in un solo verso, la squadra "di casa" ha sbagliato due potenziali occasioni di contropiede, andando a sbagliare l'ultimo passaggio prima con Kessié e poi con Bonaventura. Oltretutto, quando parlavamo sopra dei vari problemi emersi nella gara, ci si riferiva alla troppa prevedibilità nella metà campo bianconera. Dopo il vantaggio ospite, avvenuto nel secondo tempo, il Milan ha tentato un giro palla vano e troppo lento per creare dei danni ai Campioni d'Italia, di un livello ancora sovrastante rispetto ai rossoneri. Il diavolo, una volta arrivato sulla trequarti, non aveva idee per cercare di rendersi pericoloso e varie volte si è dovuto affidare agli spunti di Calhanolgu e Suso che cercavano di saltare l'avversario, nel tentativo di crossare o di battere dalla distanza. Che la Juventus fosse superiore su ogni aspetto e che partisse da favorita è indiscutibile, ma il piano di gioco di Gattuso è stato davvero troppo prevedibile e poco chiaro per una squadra che ha stabilito un altro record, portandosi a casa, per la quarta volta consecutiva, la Coppa Italia.
La stagione rossonera non è ancora del tutto fallimentare, anche se la vittoria avrebbe garantito l'accesso diretto ai gironi di Europa League. In quest'ottica saranno determinanti le ultime due gare con squadre indemoniate e che lottano per l'ultimo posto in europa come Atalanta e Fiorentina. Il Milan deve dare, come la straordinaria tifoseria, il cento per cento in entrambe le partite e, se non si dovesse concretizzare nemmeno il sesto posto, allora in quel caso la stagione del diavolo sarà da considerare fallimentare.