Un'arma a doppio taglio. La lama affilata da una parte, ricurva dall'altra. Il coltello gira pericolosamente tra le mani del Napoli, che dopo aver abbandonato appositamente la Coppa Italia decide di recitare lo stesso e medesimo spartito anche in Europa League. Anche davanti all'oggettività - palese - dell'impossibilità di lottare con questo organico su due - figuriamoci tre - fronti, l'eliminazione dalla seconda competizione europea stagionale si appresta ad essere bruciante e soprattutto indecente per l'immagine di una società in costante crescita.
Abiluco, sciatto, svagato. Il Napoli visto contro i tedeschi del Lipsia, squadra cinica e pronta ad approfittare di qualsiasi errore dei portatori di palla azzurri, è una versione talmente brutta dei partenopei da far ribrezzo anche al proprio tecnico. Sembra recitare un copione Maurizio Sarri, che dopo la vigilia schietta si ritrova con pochissime - anzi nessuna - risposta tra le mani, soprattutto da chi doveva dimostrare, ieri sera, di potersi giocare qualcosa, un posto o lottare per qualche minuto in più. Niente affatto. Il tecnico è stato tradito dal suo non-turnover e dall'irrefrenabile voglia di lottare per lo Scudetto.
Difficilmente giustificabile seppur comprensibile, il modus operandi di Insigne ed Allan, entrati a gara in corsa: la gamba sempre tirata all'indietro, mai uno scatto degno di tal nome; la testa è palesemente altrove. La stessa testa di Kalidou Koulibaly, impeccabile in chiusura come in fase di impostazione in Serie A, tra i migliori passatori della Lega, che ieri sera ha sbagliato più passaggi che in tutte e ventiquattro partite di campionato. Sorprende, chiaramente in parte, l'atteggiamento dei partenopei. Sarri mette le mani avanti dichiarando apertamente che la sua squadra non è pronta a reggere l'onere del doppio confronto e, nonostante l'effettiva veridicità dell'assunto, non scuote l'animo di nessuno dei protagonisti, il cui animo resta sopito in attesa della Spal.
Imbarazzante l'atteggiamento di Amadou Diawara, impotente quello di Marko Rog e di Adam Ounas, gettati nella mischia come agnellini in un branco di lupi. Ci provano, si sbattono per quanto possibile, pagando però inevitabilmente dazio contro una squadra di buon livello e soprattutto dovendo fare i conti con una oggettiva difficoltà nel trovare ritmo, gamba e giocate nelle pochissime apparizioni a loro dedicate. Il Napoli scende in campo con scarsissima voglia, con la testa chiaramente altrove. Nemmeno il rocambolesco e paradossale gol di Ounas riesce nell'intento di scuotere l'animo dei napoletani; il Lipsia ringrazia e ne approfitta, ribalta la sfida e porta a casa la qualificazione. Difficile pensare che Sarri vada a giocarsi la gara in Germania con i titolari e a caccia del tris qualificazione.
Restano due cose dalla serata di Europa League, la figuraccia rimediata e la Spada di Damocle che adesso penderà ancor più pericolosamente sulle teste degli azzurri: quattordici finali, da giocare al massimo per non restare con un pugno di mosche in mano a fine anno. La volontà di guardare ad un solo obiettivo ora mette il Napoli spalle al muro: la decisione voluta, seppur prematura, di giocarsi il tutto per tutto, l'all-i pokeristico, adesso costringe i partenopei a cambiare marcia ulteriormente in campionato, dal punto di vista mentale prima ancora che fisico e tecnico.