Undici partite stagionali, senza mai incidere più di tanto. Due da titolare, contro l'Udinese e l'Atalanta in Coppa Italia, più fumo che arrosto. Altre nove da subentrante, propositivo in un paio, mai però del tutto incisivo, decisivo. Un ritiro sugli scudi, un paio di amichevoli che sembravano lanciare Adam Ounas a piedi pari nel mondo Napoli, prima della dura realtà, quella del campionato di Serie A che non fa sconti a nessuno, al pari degli schemi di Maurizio Sarri. Scollinati oltre la boa di metà stagione, però adesso è il momento della verità, per i partenopei come per il talento algerino, chiamato giovedì sera contro il Lipsia ad una delle ultime apparizioni stagionali da titolare.
Già, perché l'infortunio di Hamsik e la squalifica di Mertens costringono Sarri con gli uomini contati sia a centrocampo che in attacco. Diawara in cabina di regia con Rog e Zielinski ai suoi lati, Insigne obbligato agli straordinari a sinistra con Callejon centravanti soltanto nominale. L'ultima maglia da titolare spetta, di diritto, ad Ounas, che stavolta non avrà alle spalle il Giaccherini di turno o il Mertens pronto a subentrare a mettergli pressione. Una partita per convincere il San Paolo e Sarri delle sue potenzialità, per acquisire maggiore fiducia in sé stesso e rappresentare una valida alternativa al terzetto d'attacco per il prosieguo della stagione.
Tre mesi alla fine di quest'ultima, con il Napoli che dopo gennaio e dopo un mercato all'asciutto si ritrova con le pedine contate in attacco. E' il momento di Ounas. Il momento di provare a fare le spalle larghe e ritagliarsi uno spazio di vitale importanza, per lui come per il club napoletano, nel rush finale verso lo Scudetto e, perché no, nel viaggio alla conquista di qualcosa di importante in Europa. Ounas ci spera, lo sogna. Adesso è il momento di dimostrare il suo valore.