Senza peli sulla lingua. Qualche ora per sbollire la delusione più che la rabbia, per il mancato arrivo di un esterno d'attacco nel mercato di riparazione, poi le accuse, nemmeno tanto velate, ai diretti rivali sul campo e non solo. Aurelio De Laurentiis prova a fare le spalle larghe e, ai microfoni della Gazzetta dello Sport, ribadisce un concetto già espresso nella giornata di ieri riguardo l'intercessione della Juventus nelle operazioni di gennaio dei partenopei. Napoli che adesso si concentrerà sulle questioni di campo, dove la sfida alla Vecchia Signora è più che mai accesa. 

"La Juve ha i giocatori e il Napoli il gioco? Non sono d’accordo" ha esordito il patron sulle pagine della rosea: "Abbiamo grandi giocatori in rosa e siamo l’unico club in Serie A senza debiti con le banche. Siamo cresciuti tanto da quando ho preso la società su di un pezzo di carta in tribunale. Oggi il Napoli fattura un terzo della Juve, ma i nostri conti sono migliori dei loro. La Juventus però appartiene alla famiglia più potente d’Italia da 100 anni. Non è una questione di soldi, ma di rapporti che possono anche silentemente creare condizionamenti. A tutti i livelli. Un esempio? Con Sportfive loro hanno avuto in regalo due terzi dello Stadium. A me sono serviti 7 anni per transare dei finanziamenti che ho dato al Comune, altrimenti non avrei potuto giocare al San Paolo"

Inevitabile inoltre non guardare anche alle vicende di mercato che hanno condizionato gli ultimi giorni di gennaio, ma non solo. Sull'affare Politano e non solo, la ricostruzione del patron: "Per Politano parte tutto dal "Viperetta". Eravamo all’Hilton e gli lancio l’idea: “Vendi Caprari al Sassuolo per 10 milioni”, così noi avremmo potuto prendere Politano. Lui mi richiama dopo un po’: “Ne voglio 18”. Io rilancio con 16, anche se in realtà la trattativa avrebbe dovuto farla con Carnevali, non con me. Quindi il Viperetta mi manda un sms con scritto: “Trattativa chiusa”. A quel punto Politano l’avevo cancellato dalla testa. Poi alle 21 dell’ultimo giorno di mercato, Carnevali mi contatta e mi dice che Politano si può fare, perché stanno chiudendo Farias col Cagliari. Prepariamo tutte le carte e i contratti e spediamo in tempo al Sassuolo la documentazione firmata. Erano le 22 e 47. Alle 23 chiudeva il calciomercato Il Sassuolo ci risponde alle 22 e 55 con due paginette solo su Ounas, senza timbro e firme. Chiamo Carnevali e gli dico: “Ma che stai facendo?”. Lui risponde che aveva problemi di linea e fax. Nell’era della Pec... Lasciamo stare".

Sensazione, chiara, di un'azione di disturbo della Juventus, da sempre società vicina alle questioni di casa Sassuolo: "Non sono io a dirlo. Il giro l’ho capito, ma non faccio dietrologia. Sono fatalista e allora meglio così. Stimo Politano, che era entusiasta di venire al Napoli, ma non vale tutti quei soldi. E se qualcuno mi ha fatto risparmiare 29 milioni, mi ha fatto un favore, non un torto. Delusione della piazza? Da quando la piazza sa far mercato? "Il tifoso vuole solo la corrida e ci rimane male sempre. Ma io non sono un politico, non devo cercare consenso. Anzi, bisogna imparare a tirarsi indietro". Politano ma non solo. Dietro al ritorno all'Ajax di Younes potrebbe esserci anche la mano dei bianconeri, con De Laurentiis che non si ferma e rincara la dose: "Per gravi problemi familiari ha scelto di ritardare l’arrivo a Napoli. Lo aspettiamo, a luglio sarà dei nostri, il contratto è già depositato in Lega, come per Ciciretti. Anche se c’è stata una triangolazione con i tedeschi amici degli amici...Si riferisce al Bayern, società «alleata» in Europa della Juve? Allora era vera l’interferenza bavarese sull’affare Napoli-Younes. "Lo ha detto lei, non io. Però ci pensi bene: Juve, Bayern, Eca (European club association ndr), Uefa. Ha capito il film?"

Ed infine, parola al campo, giudice ultimo della sfida Napoli-Juventus per l'assegnazione dello Scudetto 2017-18. Tuttavia, per il numero uno del sodalizio campano, non sarà affatto decisiva la sfida dell'Allianz Stadium: "Per me no. Saranno molto più decisivi infortuni e sviste arbitrali o “varriane”, se mi consentite il termine. Se ho cambiato idea sul VAR? Assolutamente no. Sono ancora convintissimo che sia una bella novità e crea pure suspense. Però serve umiltà per migliorarla. Tipo un organo superiore che in settimana passi al setaccio tutto quello che è successo per cercare di apportare delle modifiche. A me personalmente piacciono quegli arbitri che hanno il coraggio di correre e andare a rivedere il replay di un’azione ogni volta che hanno un dubbio e possono farlo".