Il calo è arrivato. Fisiologico, inevitabile. Impensabile il contrario, soprattutto all'alba di una stagione iniziata a metà agosto con i preliminari di Champions League. La premessa non rappresenta affatto un alibi, perché in corso d'opera sicuramente qualcosa di diverso si sarebbe potuto fare, magari con una gestione maggiormente oculata degli interpreti, ma oramai il dado è tratto. Da qualche settimana a questa parte il Napoli di Maurizio Sarri soffre di asfissia, paradosso clamoroso se si guarda agli azzurri come ad una macchina da gol che fino alla gara contro l'Udinese viaggiava con due marcature e più per ogni novanta minuti.
L'attacco è diventato improvvisamente asfittico, condizionato chiaramente dall'assenza o dalla scarsità di ossigeno che impedisce una respirazione normale, che non consente al cervello di essere lucido nelle giocate chiave, quelle di un passaggio decisivo, smarcante, o di battere a rete, magari come nell'occasione di Mertens a tu per tu con Sportiello, nel migliore dei modi possibili. Un crollo fisiologico, fisico o mentale che sia - con Sarri che continua a ribadire il concetto che il corpo va a mille, meglio persino di ottobre quando la sua creatura volava letteralmente in campo - che ha fatto conquistare agli azzurri soltanto quattro punti nelle ultime tre gare di campionato, quattro considerando anche la trasferta olandese in casa del Feyenoord. Un trend negativo che, tuttavia, non delegittima i partenopei dalla corsa al titolo iridato, né rovina quanto di buono fatto fino ad oggi da Insigne e compagni.
Già, Insigne. Quanto mancano le accelerazioni del talento di Frattamaggiore al Napoli, a questo Napoli, se ne si è accorti soltanto in corso d'opera, quando dopo un anno e più di presenza costante, il Magnifico ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di un affaticamento all'adduttore che rischia pericolosamente di sfociare in una pessima pubalgia. A braccetto con l'infortunio di Ghoulam, la catena di sinistra, la forza motrice del gioco sarriano, ha depotenziato la produzione offensiva dei campani, ulteriormente limitati dalle condizioni psico-fisiche nelle quali riversano sia Mertens che Callejon, inevitabilmente in riserva dopo quattro mesi di fila sempre in campo senza mai rifiatare.
La Fiorentina scesa in campo ieri pomeriggio al San Paolo ha approfittato di tutti questi aspetti, forzando in fase di pressione il Napoli a perdere molti più palloni del solito: questo è il dato che maggiormente penalizza la squadra di Sarri, la migliore d'Europa per fraseggio e percentuale di realizzazione dei passaggi. Triangolazioni quasi mai completate di prima, lentezza nel giro palla e filtranti spesso fini a sé stessi: non è il solito Napoli, non è quello che ci ha abituato a ben altro. La spia della riserva è palesemente accesa, la settimana di pausa prima della trasferta di Torino potrebbe risultare di fondamentale importanza nella concessione al gruppo di qualche ora di aria in più.
Se fisicamente la squadra sta bene, allora è la testa che ha bisogno di riposo e di staccare la spina: nel frattempo, in attesa della pausa natalizia che arriverà dopo la sosta, il Napoli deve riuscire a serrare le fila, curare il male del gol che sta attanagliando Mertens e compagni e provare a guardare con fiducia alle ultime tre partite dell'anno. Torino, Sampdoria, Crotone: il Napoli ha bisogno di ripartire.