Una vittoria sudata. Una vittoria importante, provvidenziale, fondamentale, che potrebbe diventare un punto di svolta. Questo è stato il 2-1 del Milan, all’esordio a San Siro con Gattuso in panchina, sul Bologna. Una gara molto divertente, tra due squadre lunghe e più preoccupate di offendere che di coprirsi. Dopo i festeggiamenti in campo, arriva il momento di presentarsi davanti ai microfoni. Il primo a parlare è stato proprio “Ringhio” Gattuso, ai microfoni di Sky Sport.
Interrogato sul risultato odierno, il mister del Milan ha subito sottolineato l’importanza di aver interrotto una sorta di “maledizione” che vedeva i rossoneri senza gol a San Siro in campionato dal 20 settembre. “Penso che questa squadra mi segue, mi ha dimostrato grande voglia da quando sono arrivato. Non si vinceva da settembre, era importante farlo, ma ora si pensa già alla Coppa Italia di mercoledì”.
L’obiettivo, ovviamente, è riportare il Milan ai piani che gli competono, ma quale potrebbe essere la ricetta giusta per scalare la classifica? “Bella domanda, con i risultati, con i buoni giocatori, bisogna avere impegno e stabilire delle regole. Secondo me questa squadra è composta da grandi giocatori, ho ereditato da Montella la capacità di palleggiare, però per vincere bisogna pressare alti, cercare la palla, dobbiamo lavorare sulla forma fisica per poter fare un determinato tipo di gioco”.
Chiariti i dettami tecnico-tattici, si passa a discutere motivazioni ed approccio psicologico alle partite: “Psicologicamente devo lavorare ancora tanto, però spesso vedo qualcuno che quando gli chiedi di fare cinque minuti di corsa si comporta come se tu gli abbia chiesto di scalare l’Everest. Invece bisogna lavorare sui giocatori e fargli capire che bisogna fare fatica. Voglio fare tanto, ma per ora ho scelto tre o quattro concetti da passare alla squadra per non fare troppo caos: palleggiare bene, attaccare la profondità negli ultimi metri, fornire due o tre linee di passaggio ogni volta a chi ha la palla e attuare tante coperture preventive in difesa, anche se stasera non l’abbiamo fatto benissimo”.
Il neo-tecnico rossonero, poi, ricorda i tempi del “suo” Milan, in cui una batteria di leggende faceva sempre da guida ai nuovi arrivati. In questo gruppo, invece, la maggioranza è composta da uomini arrivati questa estate, che vedono San Siro come un punto di arrivo e che spesso mancano della cattiveria e dell’attaccamento alla maglia giusti : “Con diversi episodi, “ceffoni” e sgridate, Maldini, Costacurta e gli altri che avevano già vinto tutto mi hanno insegnato tante cose, mi hanno insegnato cosa vuol dire stare al Milan, ed ora devo trasmetterlo ai ragazzi. Io quando sono arrivato al Milan vedevo le foto di tutti i giocatori coi trofei in mano, e rosicavo tantissimo perché nei primi tre anni non ho vinto niente, e questo mi ha dato la forza per lavorare tanto ed alla fine ho vinto anche io qualcosa.”
Infine, la solita chiusura ironica: “Ovvio, vedevo certi giocatori in campo e mi chiedevo cosa c***o ci stavo a fare io lì…”
Dopo l’allenatore, si è presentato in zona interviste Riccardo Montolivo, reduce da una durissima estate, in cui si è visto soffiare la fascia da capitano dal neo-arrivato Bonucci e il posto da titolare da Biglia, ma che ora sembra aver ritrovato il suo posto cruciale, in campo e fuori, nelle gerarchie rossonere. “In questo momento dobbiamo ritrovare noi stessi, questo è evidente. Siamo in difficoltà e da questi momenti si esce insieme, col gruppo, ma la serenità passa anche dai risultati: settimana scorsa abbiamo perso in maniera rocambolesca due punti, oggi ce l’abbiamo messa tutta per portare a casa la vittoria.”
Dopo l’analisi della situazione della sua squadra, Montolivo ha parlato anche del suo passato recente a livello personale, con una situazione difficile risolta con il duro lavoro: “È stata un’estate molto complicata, non mi nascondo, però ho fatto in modo di far cambiare idea all’allenatore, mi sono impegnato tanto, mi sono messo a disposizione, ho cercato di lavorare ogni giorno al mio meglio, anche quando giocavo meno, per farmi trovare pronto. Ed alla fine, sia con Montella che con Gattuso, ho ritrovato il posto, mi metto sempre a disposizione della squadra e penso questo sia apprezzato sia dai compagni che dall’allenatore”.
Infine, l’ex-capitano si è espresso anche sul nuovo modulo, con Gattuso che ha scelto una difesa a quattro invece del 3-5-2 di Montella: “La difesa a quattro da più stabilità, più sicurezza, perché se la difesa a tre non la alleni bene vai in difficoltà, scali male e finisci a difendere a cinque, e difendendo a cinque ripartire è durissima. Noi abbiamo fatto un precampionato con un altro modulo, ci siamo ritrovati a tre a stagione in corso, e con un modulo del genere se ti muovi bene metti in difficoltà chiunque, ma se ti muovi male vai in difficoltà altrettanto facilmente”.