Jovanotti negli anni '90 cantava "L'ombelico del mondo", non immaginando, di certo, che potesse applicarsi ad una partita di Serie A. Volendo sforzarsi con la fantasia, però, l'ombelico del mondo nella partita tra Napoli e Juventus sarà proprio intorno a quel nevralgico centro di metàcampo, spesso decisivo per decidere le sorti di sfide equilibrate come quella che si prospetta nel catino di Fuorigrotta, che, peraltro, dovrebbe superare il record di incassi stabilito l'anno scorso in un altro big match contro il Real Madrid.
Jorginho - L'italo-brasiliano che tanto avrebbe fatto comodo a Ventura, il quale, però, ha deciso di servirsene soltanto nella sfida di ritorno nei disgraziati playoff contro la Svezia, è un elemento imprescindibile dell'undici sarriano. Ad inizio anno, anche considerando l'exploit del giovane Diawara, dimostratosi già maturo per determinati palcoscenici, qualcuno aveva intravisto nella rosa del Napoli un dualismo che sarebbe potuto divenire deleterio nell'ottica della meccanizzazione delle geometrie richieste dall'allenatore toscano. Nulla di più sbagliato. La sana competizione dello spogliatoio azzurro non ha fatto altro che alimentare una continuità di prestazioni tale da assicurare a Jorginho il ruolo di miglior regista dell'intero campionato.
Non particolarmente rapido nel passo, l'ex Verona, è, invece, rapido di pensiero. Mai più di due tocchi e la palla già viaggia in direzione del compagno più libero, che sia il terzino pronto sullo scarico laterale oppure Mertens lanciato in profondità, sempre con estrema precisione. Rispetto allo scorso anno, l'italo-brasiliano ha anche migliorato il senso della posizione in fase difensiva, aspetto che gli permette di subire meno ammonizioni rispetto alle stagioni passate, ed ha ritrovato il feeling con il gol, quantomeno dagli undici metri (nonostante l'iniziale errore di Udine, ndr).
Contro un centrocampo fisicamente pronto e prestante come quello che presumibilmente schiereranno i Campioni d'Italia, sarà necessario un surplus di sforzo dell'altro pretoriano di centrocampo, Allan, sempre fondamentale in fase di ripiegamento, anche per coprire le lacune degli altri due centrocampisti azzurri in termini di corsa.
Punto di forza: Geometrie e rapidità di tocco
Punto debole: Troppe ammonizioni
Pjanic - Il bosniaco che ha imparato a tirare le punizioni da Juninho Pernanbucano è il quid pluris del centrocampo bianconero. In una mediana di esperienza e fisicità è l'uomo da cui può nascere l'imbucata decisiva per gli attaccanti, oltre, chiaramente, alla specialità della casa: il calcio di punizione. Sarà molto importante per i partenopei evitare di concedere occasioni dal limite dell'area ad un cecchino di questo livello, già a segno in due circostanze nel campionato in corso e premiato come componente dell'11 ideale dell'intera scorsa Serie A.
Meno geometrico rispetto al collega azzurro, Pjanic è, però, dotato di maggior inventiva e ha talento da vendere. Tuttavia, se proprio si dovesse trovare un difetto nel classe '90 sarebbe da individuarsi nella scarsa continuità, da sempre un tallone d'Achille che neanche mister Allegri è riuscito a risolvere.
Punto di forza: Calcio di punizione
Punto debole: Discontinuità ed eccessiva fragilità muscolare