L'urlo è di quelli liberatori. La consapevolezza, nel cuore e nella testa di Maurizio Sarri, è quella di un'impresa, di una vittoria, la dodicesima stagionale del suo Napoli, ottenuta con i denti, con la voglia, nel giorno di una delle prestazioni più scialbe della sua creatura. Meglio, verrebbe da dire. Perché se il Napoli sceso in campo ad Udine, protagonista di una prestazione incolore è figlio di tante concause che hanno portato a questo prodotto, riesce a portare a casa ancora una volta i tre punti, con uno sforzo minimo, allora questo potrebbe essere un segnale, l'ennesimo, che qualcosa sta cambiando davvero. Forse definitivamente.
La strada che porta al venti Maggio è ancora lunghissima, per Sarri, per il Napoli ed i suoi interpreti. Strada impervia che tuttavia pian piano sta lasciando dietro alcune delle dirette rivali che alla vigilia di questa giornata di campionato si pensava potessero continuare a viaggiare a braccetto verso la vetta. Ed invece, l'Inter ed il Napoli balbettano ma vincono entrambe in trasferta su due campi difficili come Cagliari ed Udine, la Juve batte il Crotone risolvendo la pratica dopo un pessimo primo tempo, Roma e Lazio si fermano a Genova sponda rossoblù ed in casa contro la Fiorentina. Il campionato inizia ad emettere i primi verdetti: tre squadre in fuga che si incontreranno nelle prossime due giornate, in due scontri diretti - Napoli-Juve e Juve-Inter - che potrebbero spostare ulteriormente gli equilibri.
Il Napoli ci arriva con il vento in poppa alla sfida di venerdì, forte dei successi su Milan e Shakhtar che hanno inaugurato il ciclo di gare che porterà il plotone fino alla Befana. Non c'è due senza tre, anche se in questo caso il terzo capitolo della mini-serie è stato quello probabilmente più difficile da affrontare per i partenopei di Sarri. Già, perché fin qui le due battute d'arresto del Napoli erano arrivate all'indomani delle gare di Champions League, contro Inter prima e ChievoVerona successivamente. Motivo per il quale la gara del Friuli - complice anche la vigorìa dei padroni di casa infusa dall'arrivo di Massimo Oddo - era da prendere con le dovute precauzioni. E così è stato.
La fisicità dei mediani friulani ha quasi sempre frustrato sul nascere le trame dei napoletani, abili si in circolazione di palla ma sempre effettuata in maniera lenta e poco efficace. Tanti gli errori, fin troppi se stiamo parlando della squadra con la percentuale di realizzazione più alta di passaggi in Serie A. Gran parte del merito va sicuramente dato all'atteggiamento tattico e mentale della truppa di casa, capace di togliere profondità e spazi tra le linee agli interpreti azzurri. Ci è riuscito Hamsik nei primi cinque minuti di gara, prima di nascondersi nuovamente alle spalle di Barak, salito in cattedra con il passare dei minuti. Ci ha provato Insigne, al pari di Mertens, ma entrambe si sono persi nel mare di maglie bianconere, imbrigliati nei raddoppi di marcatura prontamente studiati dall'ex tecnico pescarese.
Ne è scaturita una partita brutta, poco esaltante e con pochissime occasioni degne di tal nota. Serviva un episodio, come spesso accade, per sbloccarla, per far saltare il banco e, se Mertens e compagni non hanno trovato su punizione o da calcio d'angolo la soluzione giusta, si è dovuti ricorrere ad una incursione dalla destra di Maggio per cavare il ragno dal buco: anticipo perfetto su Angella, intervento maldestro del difensore di casa ed inevitabile calcio di rigore. La trasformazione in due tempi di Jorginho vale il gol, partita e primato. Un gol da tre punti che riporta il Napoli al primo posto, nonostante un minimo di sofferenza nel finale di secondo tempo.
L'Udinese sale di colpi nella ripresa, soprattutto in pressione, asfissiando i portatori di palla azzurri in ogni dove. Tuttavia, se la fase difensiva di Oddo si mostra all'altezza della situazione, quella offensiva è decisamente deficitaria: prima Perica poi Lasagna naufragano tra Chiriches e Koulibaly, poco assistiti da De Paul alle spalle. Fin troppo leggero l'attacco friulano, che sbatte ripetutamente contro il muro eretto dagli ospiti e si affida, nel finale, al mancino velenoso di Barak dalla distanza. Reina controlla, gestisce, si limita a sbrogliare l'ordinaria amministrazione e comandare i suoi nel condurre la nave in porto.
Una vittoria dal valore inestimabile, perché arrivata nel mezzo di una doppia sfida che ha inevitabilmente catalizzato gran parte delle attenzioni mentali della squadra, la quale inconsciamente - dopo la Champions League e prima della Juventus - non è riuscita ad esprimersi sui suoi soliti livelli. Tuttavia, come già capitato in questi mesi, è arrivata una vittoria sporca, di quelle preziosissime, utile a rispondere all'assalto dell'Inter ed alla rimonta della Juventus oltre che ad allungare su Roma e Lazio. E chissà, che il venti Maggio, questo 26 novembre non venga ricordato come una di quelle tappe fondamentali nella costruzione e nella realizzazione del sogno Scudetto.