Vincere aiuta a vincere. Infonde tranquillità, serenità, crea una mentalità all'interno della squadra, del gruppo, che rema sempre più all'unisono verso il proprio obiettivo. E' ciò che sta succedendo al Napoli, il quale nella serata più importante del cammino in Champions League dimostra di non aver perso smalto e certezze e di tenere ancora tanto alla massima competizione europea per club. Non era facile, perché alla vigilia i motivi per cadere ancora c'erano tutti: spalle al muro, invece, la squadra di Maurizio Sarri ha dimostrato ancora una volta, in questa stagione, di avere maturato personalità da grande, autorevolezza estrema nei propri mezzi e nelle proprie convinzioni.
Eppure, l'avvio di gara sembrava arridere agli ospiti, maggiormente prorompenti nell'approccio e soprattutto abili nello sfruttare un attimo di fisiologico ambientamento di un undici, quello del Napoli, rivoluzionato per cinque undicesimi. Sarri si affida a Chiriches in luogo di Koulibaly, con Maggio a destra al posto di Mario Rui - schierato soltanto nell'ultimo quarto d'ora - con Hysaj sul versante opposto. In mediana Diawara e Zielinski, con Hamsik, che così come all'andata annaspano sotto i colpi della pressione dei trequartisti ucraini e della cerniera diga di mediana composta da Stepanenko e da un sontuoso Fred - brillante in fase di impostazione e di inserimento, stantuffo insuperabile in quella difensiva. I brasiliani degli ospiti illuminano la scena, si rendono pericolosi dalle parti di Reina in tre occasioni, senza tuttavia trovare la via del gol.
Il Napoli, di contro, si abbassa notevolmente nella propria trequarti, stenta a trovare le giuste ripartenze ed il filo del discorso in fase di pressione. Mertens va spesso a vuoto, lasciato solo dalle mezzali che così come in quel di Kharkiv sembrano naufragare tra le maglie arancio-nere dello Shakhtar di Fonseca. Tuttavia, con il passare dei minuti, gli azzurri assumono un atteggiamento maggiormente arrogante, con Diawara e Zielinski che iniziano a prendere per mano le redini del gioco, consentendo ai partenopei di alzare il baricentro della propria azione, seppur senza pungere con i tre attaccanti. Il solo pericolo arriva dalla solita giocata di Insigne per Callejon, letta in svariate occasioni sia da Pyatov che da un attento Ismaily.
Gli ultimi cinque minuti del primo tempo sono tuttavia un buon presagio di ciò che si vedrà nella ripresa. La squadra campana prende campo, la difesa assedia la linea mediana, spostando conseguentemente in avanti il raggio d'azione dei mediani e la linea di pressione sui portatori di palla ospiti, i quali faticano ad impostare l'azione dalle retrovie. E' il tema tattico che si sviluppa anche in avvio di ripresa, quando però le difficoltà offensive del Napoli sembrano bloccare ed irretire la squadra napoletana. Serve un colpo di genio, di classe assoluta, ed il protagonista dell'acuto è sempre lo stesso: Lorenzo Insigne sale al proscenio, mette a soqquadro la difesa di Fonseca prima di indovinare l'angolo con un destro secco, preciso, sul quale Pyatov può solo sfiorare.
E' la scintilla che fa esplodere il Napoli. Il Magnifico lascia il posto ad Allan, fromboliere di centrocampo che permette agli azzurri di alzare ulteriormente i giri del motore, asfissiando ancor di più il pressing dei rivali, la cui benzina va pian piano esaurendosi. Taison, Bernard e Ferreyra stentano a mantenere il possesso della sfera, quasi interamente di dominio casalingo. Zielinski si rende protagonista di una delle sue giocate: break a centrocampo, raddoppio spezzato e palla scoperta; Mertens taglia la difesa come una lama rovente nel burro, scambia con il polacco consegnandogli un cioccolatino scartato a dovere. Due a zero. Gara in archivio. C'è tempo per legittimare il punteggio ed una vittoria netta, per quel che si è visto nei trentacinque minuti conclusivi: Albiol svetta sugli sviluppi di un corner, Pyatov devia sulla testa di Mertens che implementa il bottino, personale e di squadra.
Vittoria di maturità, di personalità, di autorità. Il Napoli continua a vincere, si conquista la matematica certezza di partecipare quantomeno all'Europa League e, in caso di sconfitta interna dello Shakhtar contro il Manchester City, di tenere aperto un barlume di speranza per quel capitolo secondo posto che non è ancora del tutto archiviato. La speranza è l'ultima a morire. Il destino tuttavia non è nelle mani dei partenopei, i quali saranno chiamati comunque a sbancare il De Kuip di Rotterdam tra due settimane. Vincere aiuta a vincere e, nonostante le notizie che arriveranno da Kharkiv, il Napoli vuole continuare a farlo, dentro e fuori i confini italiani.