Manchester City e Napoli sono due macchine da gol, lo dicono i numeri di questa stagione e in generale quello che si è visto sul campo da quando ci sono in panchina Pep Guardiola e Maurizio Sarri. Due allenatori che fanno del possesso palla un mantra irrinunciabile, a patto che sia di qualità, rapido e permetta di trovare spazi e superiorità numerica. Situazioni che molto spesso si sviluppano sugli esterni, con giocatori complementari fra loro in grado di creare situazioni di gioco diverse fra loro, ma ugualmente difficili da difendere.

In casa Napoli la coppia di ali è quella, tutti la conoscono eppure in pochi hanno capito come poterla fermare. Lorenzo Insigne e Josè Maria Callejon sono fra gli intoccabili di Maurizio Sarri che prima di farli riposare ci pensa davvero due volte. L'italiano e lo spagnolo interpretano il ruolo in maniere diverse, ma ugualmente efficaci all'interno del sistema di gioco del tecnico toscano, di cui rappresentano due degli ingranaggi meglio oliati e più efficaci. Insigne è l'ultimo talento italiano cresciuto giocando per strada, tra vicoli stretti e spazi angusti dove se non impari a evitare gli avversari rischi di cadere e di farti male sul serio. Figuriamoci se il tuo fisico è sotto la media di quello dei tuoi avversari. Insigne, però, ha capito come girare tutto questo a proprio favore: baricentro basso, passi corti e un dribbling nello stretto efficace e difficile da arginare. Un trequartista spostato sull'esterno, in grado di combinare con mezzala e terzino di riferimento del 4-3-3 in maniera spesso non leggibile con anticipo dalla difesa.

Dall'altra parte c'è l'ex Real Madrid, uno che invece interpreta il ruolo di ala come si legge sui manuali da allenatore. Destro che gioca a destra, la giocata preferita palla al piede è quella di andare sul fondo per cercare il cross in mezzo. Non a caso le sovrapposizioni del terzino avvengono molto più spesso dalla parte di Insigne, quando rientra verso il centro del campo palla al piede. Senza dimenticare, poi, LA giocata che rende Insigne e Callejon una coppia letale: il primo si accentra palla al piede, con il secondo che detta il passaggio sempre alle spalle del terzino avversario che dovrebbe marcarlo. Tutti conoscono e hanno visto questa combinazione, ma tecnica e tempi di esecuzione sono molto spesso troppo precisi e perfetti per essere contenuti da una qualsiasi linea difensiva.

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In casa Manchester City la situazione è simile, ma non uguale. Anche Guardiola si affida a due esterni diversi fra loro per completare quello che si vuole definire come un 4-3-3, ma che è difficile incastrare all'interno di numeri ben definiti. Da una parte Sterling, dall'altra Sane. Il nazionale inglese è piccolo, velocissimo, più istintivo che razionale, ma in campo aperto non te lo vorresti trovare contro mai. Più semplice da gestire quando si gioca a difesa schierata perchè le sue letture quando l'aria comincia a scarseggiare fra le maglie difensive possono e devono migliorare di parecchio. Meglio innescare Sterling con palloni sulla corsa e in profondità, in quegli spazi che i vari Silva e De Bruyne sanno trovare con grande efficacia.

Dall'altra parte Sane sembra già essere uno di quei giocatori talmente cerebrali dal punto di vista calcistico che dove lo metti è in grado di determinare. Allo Schalke giocava a centrocampo soprattutto, Guardiola lo ha spostato avanti di una decina di metri, leggermente più largo in partenza, ma con ampia libertà di movimento quando si attacca. Tecnica sopraffina, fisico importante e giocate decisive che quasi fanno dimenticare sia nato nel 1996, uno dei tanti ragazzi tedeschi pronti a tenere la Germania su altissimi livelli in campo internazionale. Meno 10 di Insigne, ma più centrocampista, anche in grado di inserirsi senza palla, dialogare e scambiare la posizione con De Bruyne che spesso gioca sul suo stesso lato di campo. Tutti devono saper fare più o meno tutto nelle squadre di Guardiola e gli standard richiesti sono molto elevati.