L'orchestra non si ferma. Dopo la nona suonata a Genova, in quel di Marassi, con qualche nota leggermente stonata ma mai fuori posto totalmente, il Napoli di Maurizio Sarri infila anche la decima sinfonia stagionale, battendo in un San Paolo vestito a festa - e non per Halloween - un gagliardo Sassuolo di mister Bucchi. Gara dai due volti, come era lecito attendersi alla vigilia sia per la voglia degli ospiti di non sfigurare e di trovare una reazione d'orgoglio dopo la pessima prestazione offerta nel turno infrasettimanale, che per quella del Napoli di imporre in ogni caso il suo credo, la sua filosofia, il suo spartito.
Ne è scaturito un primo tempo bello ed emozionante, altalenante alquanto, fatto sì di un quarto d'ora iniziale dove gli emiliani hanno asfissiato i partenopei padroni di casa nella propria metà campo riuscendo sul nascere ad irretire il solito ticchettio in fase di possesso palla, ma anche di un venti - venticinque minuti di assoluto dominio di Mertens e compagni. Il Sassuolo ha avuto il merito, oltre che di riuscire ad andare a prendere i portatori di palla fin dalla trequarti difensiva del Napoli, anche a chiudere quasi sempre le linee di passaggio alle spalle della mediana, accorciando le proprie linee nemiche nel raggio di trenta metri, forse meno. Il 4-5-1 di Bucchi ha inizialmente trovato modo di arginare le linee di passaggio casalinghe, con Jorginho soltanto in avvio in leggerissima difficoltà; il regista napoletano, punto nevralgico del gioco sarriano, ha successivamente cambiato pagina e ritmo, trovando a piacimento sia Hamsik che Mertens, abilissimo nel leggere le difficoltà ed uscire dalla morsa dei centrali ospiti e dar manforte alla manovra.
Da un suo movimento ad uscire è scaturito l'errore di Sensi in fase di ripartenza, che il mastino napoletano Allan ha tramutato in oro manco fosse Re Mida. Mentalità vincente, quella di non dare nulla per scontato, nemmeno un retropassaggio apparentemente facile per il portiere: Sensi si deconcentra, è l'attimo fuggente che permette al brasiliano di mangiarsi avversario e palla, prima di sbloccare la sfida e aprire la scatola emiliana. Da quel momento, quasi magicamente, la giostra si innesta ed inizia a divertire e divertirsi, senza tuttavia centrare il bersaglio grosso del raddoppio. Ancora una volta sia Insigne che Mertens ed Hamsik non riescono a risultare cinici e spietati nell'atto di chiudere anzitempo la contesa. Il dominio però è incontrastato e, come dirà Sarri, è in quei momenti che il Napoli paradossalmente perde la trebisonda: "A volte il predominio troppo elevato sulla partita ci porta a pensare che il pericolo non ci sia più, perdiamo la percezione di poter subire, questo dobbiamo rimuoverlo, è accaduto anche a Genova". Detto, fatto. Un'azione, una transizione difensiva sbagliata, un gol subito: Politano per Falcinelli, posizionamenti sbagliati e 1-1.
Cambia poco in fin dei conti, perché in tal senso la fortuna sorride al Napoli, che dopo nemmeno due minuti è ancora avanti. Consigli liscia un cross di Callejon dalla bandierina, complice anche il velo di Insigne che non gli consente di avere l'uscita tranquilla sul primo palo. La deviazione è fatale, permette al Napoli di andare all'intervallo sul 2-1 ed al Sassuolo di sgonfiare il palloncino di autostima che avrebbe dato nuova linfa in vista della ripresa. La conseguenza naturale è l'assedio che i partenopei effettuano ad inizio secondo tempo all'area neroverde: ci provano tutti, ma è Mertens ad allungare il vantaggio su sponda di Albiol. Gara in ghiaccio sì, ma soltanto in apparenza, perché se gli azzurri continuano a sciorinare calcio e creare occasioni a raffica - non sfruttandole - il rovescio della medaglia è che la testa, inconsciamente, sia già a mercoledì sera ed alla sfida contro il Manchester City. Naturale, fisiologico, tutt'altro che giustificabile: Chiriches prova a riaprire la gara in tutti i modi, il VAR e i compagni riescono a metterci svariate pezze, fino al triplice fischio finale.
Qualche sbavatura che appare tuttavia un'inezia nel computo dello spartito recitato come al solito in maniera esemplare per tutta - o quasi - la durata della gara. Il Napoli fa dieci, metaforicamente parlando completa un processo di crescita che gli consente di continuare a volare sulle ali di un entusiasmo, quello di Fuorigrotta, coinvolgente a dir poco; i partenopei fanno nuovamente proprio il primo posto in classifica, in solitaria, rispondendo così a Juve, Roma e Lazio. Adesso, a bocce ferme, è il tempo di pensare alla sfida decisiva per le sorti del girone di Champions League contro il Manchester City: gli esami non finiscono mai, ed il Napoli di Maurizio Sarri va a caccia della lode.