"Giocar male e vincere? Ci metterei subito la firma, in cambio dello scudetto. Ma è stato il nostro calcio a portarci quassù ed è soltanto continuando su questa strada che possiamo sognare di rimanerci: senza alternative o scorciatoie, divertendoci e divertendo i nostri tifosi".
Ne è più che convinto Dries Mertens, attaccante del Napoli che, alla vigilia della trasferta dell'Olimpico contro la Roma è intervenuto ai microfoni della Repubblica per parlare del momento della squadra azzurra. Partenopei che approcciano la seconda ed ultima trasferta stagionale in terra capitolina da primi della classe e, domani sera, scenderanno in campo sul manto erboso della capitale con l'occasione di allungare il passo sui giallorossi di Di Francesco.
Tutto però finalizzato ad un solo obiettivo, la vittoria dello scudetto, con Mertens che non si nasconde: "Il primato in classifica non è una sorpresa quest'anno siamo partiti per vincere lo scudetto, anche se le avversarie sono tante e soprattutto la Juventus resta sempre la favorita per la mentalità e la qualità del suo organico. Come mentalità ci siamo avvicinati, ora dobbiamo provare a limare la differenza di talento che c'è tra noi e i bianconeri".
Periodo d'oro per l'attaccante di Leuven, accostato più volte a Maradona in veste di Masaniello della squadra e, negli ultimo giorni, inserito nella lista dei trenta calciatori candidati al Pallone d'Oro: "Lui ha fatto la storia azzurra e imitarlo è il sogno di tutti, non solo il mio. Ci proveremo fino alla fine. Vincere qui sarebbe tutta un'altra cosa. Nomination al pallone d'oro? Non me l'aspettavo, ma sento di meritarla. Me è lo stesso una sensazione speciale essere tra i 30 giocatori migliori d'Europa".
Dai risultati si passa alla chiave per arrivarci, ovvero il suo spostamento da esterno d'attacco a centravanti. Mertens spiega così la sua evoluzione, provando ad analizzare i motivi che lo hanno portato alla definitiva consacrazione: "Sono nato centrocampista, poi ho fatto la punta esterna, a 30 anni ho iniziato a fare il centravanti. Sono cresciuto innanzitutto grazie alla continuità, che partendo spesso dalla panchina prima non avevo. Ma è grande merito anche del calcio di Sarri, che sembra fatto su misura per me. Amo giocare con il pallone rasoterra e le triangolazione veloci: i punti forti e distintivi del Napoli. E poi mi trovo benissimo con Lorenzo Insigne, con cui non devo più lottare per un posto. Parliamo lo stesso linguaggio tecnico e siamo migliorati insieme".
Infine, dal campo alla città, alla vita quotidiana di tutti i giorni che Mertens ha deciso di condividere con il popolo partenopeo: "Con loro condividiamo ogni giorno le emozioni di un posto unico al mondo, che ogni mattina mi dà la sveglia con il sole e con un sorriso. Non dimentico come sono stato accolto, quando ero un signor nessuno e tutti si facevano in quattro per farmi sentire a casa mia: mica solo adesso che sono sulla cresta dell’onda e le tante attenzioni che ricevo possono sembrare la normalità. La città? Ne conosco ogni angolo, anche le zone dove mi sconsigliano di andare. Qualche mio collega ha rifiutato il club azzurro? Peggio per lui, allora: non saprà mai tutto quello che s’è perso. Non ho figli e dunque passo meno tempo in casa, rispetto ai miei compagni. Forse è per questo che ho legato in maniera speciale con la gente di Napoli. Mi piace quando entro in una pizzeria e vedo sulla parete la mia foto. Con la città ho un rapporto diretto, in Belgio non ero abituato a un calore del genere".