Prima la batosta nel derby, poi la beffa contro il Verona, infine l’infortunio di Belotti. Sinisa Mihajlovic ha passato certamente momenti migliori nella sua carriera di allenatore. La gara contro gli scaligeri doveva rappresentare un riscatto dopo il 4-0 subito contro la Juventus, invece è finita come peggio non potrebbe. Oltre ai due punti buttati via nel finale di partita, il Torino perde anche per un mese il suo capitano e bomber, Andrea Belotti: il Gallo salterà sicuramente i match contro Crotone, Roma e Fiorentina e potrebbe rientrare o nella sfida casalinga contro il Cagliari del 29 ottobre o nella trasferta di 7 giorni dopo al Meazza contro l’Inter.
Mihajlovic deve dunque studiare soluzioni alternative, ma la rosa a disposizione non si adatta molto in questo senso. Gli unici centravanti di ruolo al momento sono Umar Sadiq – ancora 0 minuti in campo per lui - e Manuel De Luca, quest’ultimo promosso dalla squadra Primavera. Il tecnico serbo potrebbe decidere di affidarsi ad uno dei due, oppure di spostare M’Baye Niang nel ruolo di centravanti e mantenere il 4-2-3-1; se invece si prendesse la strada del cambio modulo, anche in questo caso l’ex milanista prenderebbe il posto del riferimento offensivo di un tridente completato da Iago e Ljajic, ma attenzione a Lucas Boyè, che scalpita per una maglia da titolare. Schierando un centrocampo a 3 però si accorcerebbe ancora di più quella coperta, visto che Rincòn ha finora giocato tutte le partite e sembra aver bisogno di riposare un po’, mentre Obi ed Acquah non sono affidabili dal punto di vista fisico, per ora; Baselli, squalificato contro il Verona, è uno dei pilastri su cui puntare ma faticherebbe nel ruolo di regista, più congeniale a Valdifiori, rispolverato contro l’Hellas dopo un periodo ai margini.
C'è poi qualcosa da sistemare in difesa, perché la coppia N’Koulou-Lyanco non è ancora ben oliata e sugli esterni – soprattutto a sinistra con l’infortunio di Barreca – nessuno ha ancora convinto fino in fondo, ad eccezione di Ansaldi. Per Mihajlovic quindi si profilano due settimane di lavoro duro senza i nazionali per capire come proseguire il percorso: le ambizioni della piazza sono alte ed il tecnico non può deluderle.