Non bisogna essere alti, ma all'altezza. Questa frase ermetica, quasi ungarettiana campeggia nella mente di chi vuole andare oltre i limiti, oltre quei paletti metaforici e fisici che il corpo pone dinanzi a noi. E' un modo di essere, non si diventa all'altezza di qualcosa, non è una materia che si studia a scuola, ma si nasce cosi. Si nasce sapendo che da quei pochi centimetri si può trarre una forza incredibile e che si può essere giganti anche se non si arriva nemmeno a un metro e settanta. Basta chiedere a Lucas Torreira, autentico faro e polmone di una Sampdoria che ha cominciato alla grande questa stagione con undici punti e un potenziale quarto posto vista la partita da recuperare con la Roma.
La vittoria contro il Milan ci ha regalato una Sampdoria compatta, armoniosa e qualitativamente bella. Difficile parlare di singoli quando la differenza la fa il collettivo anche se questo non può rendere cosi bene senza il suo cuore pulsante. E' il centrocampista uruguaiano il motore di questa Sampdoria targata Giampaolo. Centosessantasette centimetri e lo scriviamo per intero perché impiegheremmo più a leggere il nome che a squadrarlo dalla testa ai piedi. In quel piccolo corpo, però, ci sono quantità e qualità che valgono almeno per due giocatori. Basta un'azione della partita di domenica per descrivere Torreira, basta vedere il suo recupero difensivo su Kessie con tanto di fisico sull'ex Atalanta che cade. No, non è un falso, ma è la pura verità con il centrocampista blucerchiato che recupera palla e torna ad impostare l'azione.
Qui c'è tutto Torreira, c'è tutta la grinta e la qualità di un ragazzo di ventuno anni che gioca sempre con la testa alta e pressa gli avversari in ogni zona del campo non curante della fatica e del calo fisiologico, forse non sa nemmeno cosa significhi. Da Oddo e Giampaolo, da un abruzzese ad un altro nel suo lungo viaggio che comincia a Fray Bentos nelle giovanili dell'Institución Atlética 18 de Julio quando è ancora un bambino. I talenti, però, si notano subito e in Sud America hanno un certo feeling, tanto che un amico gli consiglia di fare un provino per una squadra di caratura maggiore con tutto il rispetto per la squadra della sua città natale. Parque Alfredo Victor Viera: il nome non vi dirà nulla, ovviamente, ma è qui che il giovane Torreira fa il suo provino con il Montevideo Wanderers, squadra che milita nella prima divisione Uruguaiana.
Non c'è bisogno di dire che il provino lo passa, ma è solo una piccola fermata perché tale Roberto Druda lo osserva per mesi e alla fine, nel dicembre del 2013, lo porta a Pescara. Sbarca in Italia, ma insieme a lui ci sono altri quattro giovani della sua stessa nazionalità, altro test dunque e a passarlo sarà solo lui con buona pace degli altri. 28 partite e 4 gol nella primavera del Delfino prima di esordire contro il Varese in Serie B, nell'ultima di Baroni sulla panchina degli Abruzzesi. Poi arriva Oddo e cambia tutto: nei play-off di quell'anno e nella stagione successiva, che vale la promozione in Serie A, l'ex giocatore del Milan lo riporta in cabina di regia dove gioca 36 partite e segna cinque gol. E' uno dei protagonisti della promozione tanto che la Sampdoria bussa dalle parti del Pescara con una frase: "Questo ce lo prendiamo noi".
Sembra una scommessa per i tifosi, ma in poco più di un anno il centrocampista uruguaiano ha giocato 42 partite con la maglia blucerchiata. Il primo gol in Serie A deve ancora arrivare ma, intanto, Giampaolo si gode il suo piccolo gigante uruguaiano. Lucas Torreira, quando non conta essere alti, ma all'altezza.