Napoli, la quinta meraviglia è un capolavoro di mentalità e consapevolezza

Quinta vittoria di fila in campionato per il Napoli di Sarri, che espugna l'Olimpico grazie ad una ripresa travolgente. Risposta di maturità e consapevolezza. La Lazio si piega agli infortuni, al calo fisico ed al gioco degli azzurri. Il testa a testa con la Juventus può proseguire.

Napoli, la quinta meraviglia è un capolavoro di mentalità e consapevolezza
Napoli, la quinta meraviglia è un capolavoro di mentalità e consapevolezza
andrea-bugno
Di Andrea Bugno

Il Napoli fa cinque di fila e lo fa nella serata più importante da inizio di campionato ad oggi. Non si ferma la marcia degli uomini di Maurizio Sarri, che anche in casa di un'ottima Lazio per quarantacinque minuti, approfittano del crollo verticale, fisico, dei padroni di casa, per salire di colpi nel secondo tempo e centrare la quinta vittoria consecutiva travolgendo i laziali con quattro gol nella ripresa. Una risposta da squadra, matura e sempre più consapevole dei propri mezzi. Il gol di Koulibaly a stappare l'incontro, quelli di Callejon e Mertens a prendere le distanze dai padroni di casa e dargli il colpo di grazia, prima del sigillo firmato da Jorginho nel finale.

Un Napoli dai due volti, un diesel, come è capitato fin qui anche contro Atalanta e Bologna, in souplesse lento nel primo tempo, irretito dalla pressione della Lazio e dal tatticismo di Inzaghi, bravissimo nel chiudere tutte le linee di passaggio agli azzurri, i quali nella ripresa hanno trovato però la giusta aggressività e decisione per cambiare marcia, mettere quelle altissime, ed archiviare la pratica Olimpico nel giro di cinque minuti. Cinismo, rabbia, il solito gioco che con il passare dei giorni e con la progressiva crescita dello stato di forma di alcuni interpreti - Hamsik su tutti - inizia a tornare nuovamente brillante ed efficace. Gli azzurri procedono il cammino a braccetto in vetta alla classifica con la Juventus, superando il secondo scoglio stagionale con meriti ed enorme personalità, quella probabilmente di una squadra matura a tutti gli effetti. 

Le difficoltà del primo tempo 

Come prevedibile la Lazio, nel primo tempo, è riuscita a schermare alla perfezione il possesso palla del Napoli frustrandolo sul nascere, chiudendo alla perfezione tutte le linee di passaggio, in primis verso Jorginho, successivamente verso le mezzali. Di conseguenza, gli ospiti hanno faticato enormemente a trovare Hamsik alle spalle dei mediani di casa, ed allo stesso modo stentato ad entrare in ritmo con il terzetto di attaccanti, quasi mai coinvolti palla al piede se non in scambi strettissimi nei quali la giocata accelerata non sempre è riuscita. Il tema tattico della sfida ha premiato la scelta di Inzaghi, il quale ha messo sotto scacco i partenopei per una buona mezz'ora. 

Dalla parte opposta simile il discorso fatto da Sarri per provare ad irretire la manovra laziale. Diverso tuttavia l'esito, perché fin quando la Lazio ha avuto gamba e lucidità di giocata, è riuscita praticamente sempre a saltare la prima linea di pressione, appoggiandosi benissimo su Immobile - abilissimo nel lavoro di sponda per i trequartisti e per gli esterni, per poi andare ad attaccare lo spazio in profondità - ed altresì sui trequartisti, con Luis Alberto e uno tra Milinkovic-Savic e Parolo che a rotazione a seconda della zona d'azione della sfera si staccavano per trovare spazio alle spalle di Hamsik ed Allan. 

Sporadiche le iniziative dei partenopei, che hanno preso campo con il passare dei minuti, abili in un paio di occasioni a trovare Insigne ed Hamsik per la battuta a rete, ma senza trovare fortuna. Azioni frutto del talento individuale dei singoli e della rapidità d'esecuzione, che non sempre però ha dato i frutti sperati nella prima frazione di gioco. Di contro, la Lazio ha saputo mantenere alto il baricentro della propria azione ed approfittare, al trentesimo, della giocata di Immobile dalla quale è nato il gol del vantaggio biancoceleste. 

Lo strapotere della ripresa

Come avevamo anticipato in sede di presentazione, la gabbia laziale a centrocampo sarebbe stata efficace solo ed esclusivamente in presenza di una condizione fisica eccellente e duratura all'interno di tutti i novanta minuti. Le precarie condizioni fisiche di alcuni interpreti - Milinkovic su tutti - e gli infortuni occorsi a Bastos e De Vrij nel corso della gara, hanno fatto saltare il banco difensivo di Inzaghi, compromettendo parte del risultato, condizionando inevitabilmente ed inesorabilmente l'esito della gara (impensabile dire il contrario anche se non esiste una controprova).

Il Napoli maturo è quello che riconosce l'oggettiva difficoltà altrui, come uno squalo che sente l'odore di una preda sanguinante a distanza ravvicinata. Gli azzurri assediano i biancocelesti, le soluzioni tampone di Inzaghi con Leiva e Basta centrali di difesa con Radu non danno gli effetti sperati, difficile obiettivamente potessero darli. I partenopei iniziano a prendere ritmo e fiducia, velocità ed entusiasmo, si divertono palla al piede e schiacciano i laziali nella propria trequarti: la Lazio non esce più dalla propria metà campo, se non con lanci lunghi quasi mai fruttuosi. La maturità dei campani si nota nell'allontanare la frenesia anche nei momenti di maggiore difficoltà, di affrontare le avversità con serenità e tranquillità, aspettando il momento giusto.

Carpe diem, cogli l'attimo. Quello che arriva poco prima del decimo, quando l'errore dei centrali laziali compromette il raccolto della prima frazione di gioco della squadra di Inzaghi: Albiol solo, Koulibaly in tap-in apre la ferita. Jorginho sale in cattedra e, con una giocata, mette sotto scacco una squadra intera: la gabbia difensiva capitolina salta, Hamsik si infila alle spalle di Parolo e, con un tocco, smarca Callejon che fa 2-1. La coperta dei padroni di casa diventa irrimediabilmente corta, il Napoli abusa degli spazi e dilaga, sciorinando calcio in larghezza e profondità. Poi c'è Mertens, e già di per sé potrebbe bastare. La palombella con la quale chiude la gara è di quelle abbacinanti per bellezza ed efficacia, per genialità e fantasia. 

Da quel momento in poi la gara è in discesa, fa poco testo sia tatticamente che mentalmente, con la Lazio che esce dal campo condizionata dai cambi, dalle noie muscolari e dall'inferiorità numerica. Il Napoli legittima, controlla il possesso palla e fa girare a vuoto gli avversari, gestendo un minimo anche le proprie energie fisiche. Il poker di Jorginho è la ciliegina sulla torta di una serata fantastica, che manda un segnale forte e chiaro alla concorrenza, semmai ce ne fosse il bisogno di confermarlo. Per il titolo, probabilmente, si dovrà fare i conti con questo Napoli.