L'acchiappasogni è uno strumento spesso associato agli indigeni del Nord America. Aveva diversi significati, e veniva posto fuori dalle tende come segnale per informare i visitatori del villaggio, o comunque i "residenti", riguardo alla professione praticata in modo eccellente da chi abitava nella tenda. Ecco, sarebbe il caso di apporlo all'ingresso dello Stadio San Paolo, per urlare al mondo che l'impianto di Fuorigrotta è la casa di un fuoriclasse, che da del tu al pallone, e che svolge la professione di calciatore con straordianria maestrìa. Dries Mertens, il suo nome.
C'era bisogno di rimuovere quella sottile patina di polvere caduta sul Napoli dopo la sconfitta maturata in Champions League a Kharkhiv, contro lo Shakhtar Donetsk, e quale occasione migliore per farlo se non la gara interna contro la neopromossa Benevento. Come facilmente preventivabile, è stata mattanza, la giostra del gol napoletana è ripartita, ed a brillare è stato ancora una volta Mertens, il folletto di Leuven, l'emblema dei titolarissimi.
Durante il dolce pomeriggio domenicale, il belga è stato ancora una volta il punto di riferimento dell'attacco azzurro. Ha dimostrato di essere insostituibile per questo Napoli. La tripletta - la quarta in maglia azzurra - rifilata al Benevento l'ha confermato bomber implacabile, freddo sottoporta, come le acque (ghiacciate) del Mar di Norvegia nel pieno del gelo scandinavo. E' arrivato a quota 74 gol, 55 in campionato. Tanti, tantissimi per un giocatore che soltanto nell'inverno scorso si è riscoperto prima punta. Affamato come non mai, Mertens non ha lasciato neanche le briciole ai compagni in occasione dei due calci di rigore guadagnati dalla squadra ieri, contro i malcapitati sanniti. Non ha voluto concedere neanche il secondo rigore a Marek Hamsik, apparso in leggera ripresa rispetto alle ultime esibizioni. Un piccoletto, un ragazzo dal volto innocuo, ma cannibale dentro di sè. Il Mertens giocatore è ufficialmente a caccia del record di Higuain, il quale siglò la bellezza di 36 gol nel corso del campionato 2015-16.
'Una bestia affamata di gol', così lo ha ribattezzato Sarri ieri nel post-partita. D'altronde, Mertens nella sua nuova vita da centravanti si trova benissimo, e vuol far di tutto per continuare a viaggiare a mille all'ora, su medie realizzative da capogiro. Rapido e velenoso, sinuoso nei movimenti. L'allenatore gli lascia spesso libertà d'agire, e d'altronde ne avrebbe a gogò perfino al Cirque du Soleil, nelle vesti di abile e raffinato giocoliere. Mertens con i mesi è diventato più sicuro di sé, ha imparato a dosare le forze, riuscendo ad essere decisivo anche nei finali di gara, quando le sue gambe sono già in attività da tanti e tanti minuti. Poi, ovvio che salga in lui anche quella dose di sano egoismo, che è direttamente proporzionale alle sue doti di essere decisivo, e leader in campo.
Mertens è ormai un'eccellenza del gioco del calcio. Dunque, è giusto che gli venga riconosciuta l'installazione dell'acchiappasogni di rito fuori al suo 'luogo di culto', una sorta di coccarda all'importanza che riveste in questo Napoli, sempre più a caccia dello Scudetto, ed al Diavolo, per una volta, la scaramanzia.