Ogni partita fa storia a sé. Vero, verissimo. Tuttavia, il cammino di avvicinamento a Napoli-Nizza, primo impegno ufficiale di stagione per gli azzurri di Maurizio Sarri, per entrambe le squadre, ha lasciato degli indizi lungo il cammino che è impossibile non raccogliere, decifrare, analizzare. Da una parte una squadra solida, forte dei propri principi di gioco, consolidata in ogni singolo elemento degli undici, diciamo anche diciotto, elementi della rosa a disposizione del tecnico toscano, un unicum che recita uno spartito oramai imparato a memoria, a menadito. Una simbiosi tecnica e tattica che, nel corso di questi due anni, ha portato il Napoli a scalare la classifica della Serie A, oltre a togliersi discrete soddisfazioni in campo Europeo, non ultima la mezz'ora al Bernabeu ed il primo tempo di Fuorigrotta.
Di contro, invece, una squadra che ad oggi, di certezze, ne ha ben poche. Lucien Favre è stato scippato dalla sua società di alcuni dei pezzi migliori, la sorte successivamente ci ha messo il suo zampino, togliendogli la disponibilità di giocatori di fondamentale importanza quali Cyprien e Balotelli, uniti ad uno Sneijder che è lontano dalla forma ideale. Sarà verosimilmente il Nizza visto in casa, venerdì, contro il Troyes, la squadra che scenderà in campo al San Paolo mercoledì sera, probabilmente con qualche aggiustamento tattico e di uomini. Tuttavia, l'immagine indelebile che ha lasciato la truppa nizzarda nelle ultime uscite - non fa eccezione la doppia sfida contro l'Ajax, nonostante la qualificazione - è una fotografia sbiadita, scolorita, fatta di più ombre che luci.
Non solo, accanto ai discorsi tecnici e tattici, che ad oggi vedono il Napoli decisamente favorito, si accosta anche la componente di esperienza e carisma, di abitudine a giocare questo tipo di partite. I partenopei sono da anni oramai nel panorama europeo ed il primo pensiero che balza alla mente ripensando alle ultime scorribande in Champions League mostrano un Napoli forte, conscio delle sue potenzialità, tanto da mettere in difficoltà, tra andata e ritorno, i due volte campioni d'Europa del Real Madrid. Il 6-2 complessivo non rispecchia in pieno i valori in campo, per più di un'ora tra Bernabeu e San Paolo i merengues hanno vacillato davanti al vorticoso possesso dei campani, prima di far valere la legge del più forte, del più esperto, del più cinico. Ecco, quella legge, quella lezione subita, può e deve rappresentare il punto di partenza per il Napoli di oggi che, al cospetto di un avversario sì da temere per potenzialità offensive e qualità tecniche, è inferiore e come tale va trattato.
Sarri ripartirà dai suoi punti cardine, dagli uomini che gli danno maggiori certezze. Reina tra i pali, Hysaj e Ghoulam ai fianchi di Albiol e Koulibaly, Allan - il più in forma dei centrocampisti - ed Hamsik - in ripresa dopo le ultime amichevoli in affanno - alfieri di Jorginho, regista non tanto occulto che ha le chiavi del gioco partenopeo. Davanti il trio di folletti, quello che ha incantato l'Europa intera nella passata stagione: Mertens non ha più bisogno di presentazioni e, contro la coppia Dante - Le Marchand, dovrebbe avere più possibilità di Milik di far male ai nizzardi; Callejon altrettanto, pronto ad approfittare con i suoi tagli delle continue disattenzioni di Sarr sulla sinistra - nonostante Jallet rappresenti più di una valida alternativa di esperienza per Favre; ed infine Insigne, apparso poco lucido nell'ultima uscita contro l'Espanyol. La speranza, all'ombra del Vesuvio, è che il Magnifico si sia conservato i colpi per quando serve di più, quelle notti di Gala che, come al Bernabeu, lo hanno sempre visto protagonista. Il Napoli è pronto.