Il Napoli di Maurizio Sarri saluta Dimaro, lo farà nelle prossime ore dopo aver svolto gli ultimi allenamenti in terra trentina. Dopo venti giorni di preparazione, culminati con il pareggio di ieri sera contro il Chievo Verona di Rolando Maran, è tempo di primi bilanci. Indicazioni, più che altro, di tipo tattico e personale, di forma e di inserimento, per quel che invece concerne i due nuovi arrivati, già testa e corpo all'interno del nucleo del gioco sarriano. Tre vittorie ed un pareggio il bottino ottenuto dai partenopei, brillanti nelle prime fasi di ritiro, meno con il passare dei giorni: calo fisiologico che, chiaramente, permetterà agli azzurri di presentarsi al meglio nelle ultime amichevoli estive, prima di affrontare il preliminare di Champions e le prime giornate di campionato.
Un ritiro che, come mai prima d'ora, ha in primis cucito ulteriormente i rapporti tra le parti in causa, soprattutto tra i tifosi e la società. Il bagno di folla di supporters, stimato in circa 50 mila unità nell'arco dei venti giorni, è qualcosa di inimmaginabile, forse soltanto lontanamente, per un ritiro estivo. Di fatto, i tifosi del Napoli, hanno preferito annullare le proprie vacanze per sostenere i propri beniamini, consci di un sogno che probabilmente è più vicino che mai, come dichiarato sovente dagli stessi protagonisti in maglia azzurra. La prima novità del ritiro trentino è proprio questa: rispetto agli anni passati, la parola d'ordine è stata quella che più volte è stata nascosta: scudetto. Il diktat, l'obiettivo, è stato fissato, all'interno dello spogliatoio, da quel patto che, siglato a braccino con la società, ha fatto sì che tutti i big della rosa restassero "one more year" per tentare la scalata al titolo della Serie A. Detto, fatto. Le parole dei giocatori sono andate tutte in quella direzione, con fermezza, personalità e convinzione delle proprie potenzialità: il Napoli 2017/18, quantomeno in avvio, non si nasconde. Ed è un bel vedere.
Si passa al campo, dove le indicazioni tra allenamenti e partite sono state svariate. Si parte dalle note maggiormente dolenti, la difesa, tarlo numero uno per Maurizio Sarri ed il suo staff. L'incertezza legata al rinnovo di Pepe Reina ha lasciato spazio, inizialmente, a Luigi Sepe tra i pali, designato numero uno per il ruolo di vice dello spagnolo, in attesa dell'arrivo di Orestis Karnezis dall'Udinese. L'iberico stesso è sembrato leggermente in ritardo di condizione, e non solo, nelle apparizioni sul terreno di gioco: ultimo, soltanto in ordine cronologico, il mancato intervento sul destro non irresistibile di Inglese ieri sera; reattività ed esplosività latenti, si poteva far meglio. Stesso dicasi per Kalidou Koulibaly, decisamente spaesato, frastornato, in assenza di Raul Albiol: sensazione già destata dal franco-senegalese nel campionato scorso, anche se stavolta l'attenuante dei carichi di preparazione potrebbe davvero aver influito sulla scarsa lucidità del mastodontico centrale. Qualche errore di troppo, sbavature, inezie che, tuttavia, gli azzurri sono costretti a limare al minimo quando l'importanza delle gare inizierà ad esser molto più pesante. Da rivedere l'apporto dei terzini, soprattutto Elseid Hysaj e Mario Rui, il cui apporto è stato limitato, condizionati da piccoli problemi personali per quanto riguarda l'albanese, per l'arrivo in corso d'opera per il portoghese.
Chi ha invece convinto, come al solito verrebbe da dire, sono i reparti di centrocampo ed attacco. Particolare attenzione a ciò che è avvenuto in mediana, dove Sarri, probabilmente forte di svariate certezze e delle proprie gerarchie, si è limitato a ruotare i suoi interpreti andando a caccia di nuove soluzioni. Al centro, in cabina di regia, il solito avvicendamento tra Jorginho e Diawara, con il primo che è sempre partito titolare, mentre ai loro fianchi si sono alternati i quattro alfieri, con Zielinski, Rog ed Hamsik ancora in fase di rodaggio rispetto ad un Allan già pimpante e brillante dal punto di vista fisico. Si chiude, infine, con l'attacco, ruolo nel quale non c'è bisogno di presentazioni e di ulteriori approfondimenti. Il terzetto Callejon-Mertens-Insigne si intende a meraviglia, ma era notizia risaputa. Unica annotazione tattica di rilievo, rispetto alle ultime giornate della precedente annata, il ritorno per qualche minuto nell'amichevole di ieri ed in qualche allenamento, di Ciro il belga sulla fascia sinistra, che ha consentito al fiammingo di giocare qualche minuto in coppia con Milik, non da trequartista nel 4-2-3-1 sperimentato contro il Bassa Anaunia, bensì da esterno come in principio. Ciò che invece ha sorpreso è stata la condizione e la cattiveria agonistica famelica con la quale Arkadiusz Milik si è presentato in ritiro, voglioso di tornare a mangiare e bruciare l'erba dopo il tempo perso nella passata stagione.
In palla il polacco, al pari di Adam Ounas, protagonista numero uno del ritiro di Dimaro del Napoli: l'ex Bordeaux è sembrato già ampiamente - e quasi naturalmente - inserito negli schemi di Sarri, che lo ha immediatamente inserito nella mischia venendo ripagato con prestazioni di assoluto valore e tre gol nelle ultime tre amichevoli. Al di là delle marcature, però, è la presenza scenica dell'algerino che ha stupito: personalità e giocate da fuoriclasse, che qualora venissero confermate anche in stagione, farebbero di Ounas uno dei migliori colpi di mercato dell'estate 2017.