Qualche giorno fa Massimo Rastelli ne ha tessuto le lodi, ora tocca a Barella ricambiare le belle parole. Intercettato dalla Gazzetta dello Sport, il talentuoso centrocampista ha ringraziato l'ex tecnico dell'Avellino, che lo ha praticamente lanciato nel calcio che conta nella scorsa stagione, paragonandolo a due mostri sacri del pallone come Dunga e Rui Costa. Diventato da poco padre di una bellissima bambina, Barella ha analizzato i suoi primi passi da calciatore: "I sei mesi a Como mi hanno fatto davvero bene - ha detto - lì ho giocato con atleti del calibro di Scuffet e Bessa. Ero spaventato: il mio agente, Beltrami, mi ha aiutato. L'altro cambiamento è avvenuto con Rastelli a Cagliari, mi ha fatto capire che se non mi metteva in riga non giocavo. Non che non mi allenassi, ma ero forse troppo sicuro di me. E i grandi al primo giochetto ti fanno volare".
Dimostrando un'autocritica che spesso non appartiene nemmeno agli atleti più navigati, il giocatore del Cagliari parla inoltre dei suoi limiti in campo, su tutti l'elevato numero di gialli conquistati alla prima stagione in A: "Ci tengo troppo, è per questo che mi becco i cartellini. Non mi tiro indietro, ma preciso che ho preso tutte ammonizioni per falli, non per proteste. Dove posso migliorare? Devo imparare a gestire la corsa, che a volte è troppa. E stare nel posto giusto al momento giusto". Analizzando velocemente la passata stagione, il giovane centrocampista rossoblu ricorda il goal fallito a Firenze, dopo una bella progressione: "Mi brucia ancora - sottolinea - perché vivo col desiderio di segnare il primo goal. Un gran destro all'incrocio nella "Sardegna Arena", ma anche appoggiarla così".
Passaggio obbligato, poi, sui suoi idoli: "Adoro Dejan Stankovic - sentenzia senza giri di parole - perché era un guerriero che faceva anche dei super goal da lontano. E Daniele Conti, da piccolo ero più nel suo ruolo. A Cagliari è un mito, mi insegna ancora tanto. Ora io penso di essere definitivamente una mezzala sinistra". Un consiglio, infine, per i tanti giovani che, a vent'anni, cercano il proprio posto nel mondo: "Non bisogna sentirsi mai arrivati, avere l'atteggiamento giusto, sfruttare le occasioni e non mollare mai. Guardate Melchiorri e seguite il suo esempio, dalla D è arrivato alla Serie A".