C’era una volta il calcio che conta. C’erano una volta i paragoni con Arjen Robben. C’era una volta “il futuro della Nazionale italiana è tutto suo”. Accadeva tutto 3 anni fa, ma sembra un’eternità. I ricordi di un Alessio Cerci devastante con la maglia del Torino sono ormai sbiaditi, le prodezze dell’ala che in coppia con Ciro Immobile faceva venire in mente a qualcuno ad un accostamento con il binomio Pulici-Graziani, tanto caro al popolo granata. Poi, qualcosa va storto. Dal rigore fallito all’ultimo minuto dell’ultima giornata contro la Fiorentina all’Artemio Franchi il 18 maggio 2014 che costò la qualificazione al Toro in Europa League – sul campo ma conquistata in seguito grazie alla squalifica del Parma – alla cessione all’Atletico Madrid per 15 milioni di euro.

Il saluto sprezzante su Facebook da parte della fidanzata Federica Riccardi al calcio italiano risuona come il miglior malaugurio involontario per la carriera di Cerci: la prima stagione con la maglia dei Colchoneros dice 9 presenze da settembre a gennaio tra Liga, Champions League e Copa del Rey ed una totale estraneità dal gioco voluto da Diego Simeone, tanto che viene ceduto nel mercato invernale al Milan, in prestito. Un anno in rossonero e resurrezione che non avviene, dunque altro prestito, stavolta al Genoa, dove la cura Gasperini produce uno dei tanti miracoli del tecnico di Bogliasco; il giocatore viene rigenerato prima di fare ritorno all’Atleti, ma la seconda parentesi al Calderòn è ancora peggio della prima, con soltanto 43 minuti giocati spalmati su due gare.

Ora l’addio è inevitabile: con un altro anno di contratto da onorare, è probabile che si decida per la risoluzione, anche perché una cessione non porterebbe comunque vantaggi economici al club rojiblanco visto il valore del giocatore ormai nullo. Dunque, si fanno sotto due nuove squadre: il Las Palmas e l’Olympiakos. La prima consentirebbe a Cerci di rimanere in Spagna, sotto la guida di un tecnico italiano, Roberto De Zerbi, che potrebbe dargli fiducia e rilanciarlo, mentre la seconda, campione di Grecia da 7 stagioni consecutive, gli offrirebbe anche il palcoscenico della Champions League. Soluzioni interessanti ma non certo all’altezza di chi si sentiva pronto ad essere protagonista nel calcio che conta.