Dopo aver sofferto le pene dell'inferno nella stagione 2015/2016, l'Udinese rischia di cadere nello stesso tranello per quella 2016/2017. Partenza con il freno a mano tirato, con il nuovo mister, Iachini, che non sembra capirci molto. L'arrivo di Delneri ridà un'identità a una squadra smarrita da ben tre anni e permette di gettare delle basi per il futuro, cosa che non accadeva da tempo. Analizziamo cosa ha funzionato e cosa invece ha lasciato interdetti i tifosi friulani.
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I quattro moschettieri - Il romanzo di Dumas ne prevedeva solo tre. L'Udinese invece in questa stagione ne ha scoperti ben quattro. Tutti nuovi (o quasi), tutti giovani e tutti freschi. Unica pecca, nessuno è italiano, ma non si può avere tutto, va bene lo stesso. Partendo da dietro, Samir è stata una sorpresa gradevolissima. Al momento del suo acquisto si pensava fosse un centrale solido (cosa che effettivamente è) e così lo utilizzò Delneri nei suoi sei mesi all'Hellas Verona. Ad Udine si riscopre però anche terzino sinistro di gran livello. Quando c'è lui lì si fa una fatica pazzesca a passare e i momenti in cui è stato infortunato si è notata la sua assenza. Non solo, il ragazzo ha anche il piede da brasiliano, con progressioni sulla fascia pericolosissime e giocate che gli hanno permesso spesso di far partire l'azione offensiva dei suoi compagni. Gli è mancato solo il gol, che con i suoi tiri dalla distanza sarebbero anche potuti arrivare, ma ha saltato qualche partita di troppo per gli infortunii. Zico ha detto che quando era al Flamengo ha dimostrato di essere abile anche a battere i calci di punzione. Il consiglio del Galinho andrebbe ascoltato. Avanzando un po' troviamo poi Jankto e Fofana, le due mezzali che hanno dato il via alla riscossa con la grande prestazione di Torino contro la Juventus. Il ceco è rientrato dal prestito ad Ascoli con tanta personalità in più. Iachini lo ha provato anche esterno sinistro (ruolo poi sfruttato da Delneri), però non lo vedeva titolare. Il tecnico di Aquileia lo mette in mezzo e da lì non si fa più schiodare. Tantissima corsa, ottime sovrapposizioni e un piede che gli permette di effettuare tiri precisissimi (chiedere a Torino e Inter per conferma). Anche il francese non era visto dal tecnico ex Palermo, anzi, era persino considerato in un ruolo non suo (ha passato il precampionato facendo il mediano). L'ex City invece di partita in partita ha messo in mostra le qualità che hanno fatto decidere a Vieira di puntare su di lui in Inghilterra. Quando decide di partire palla al piede può essere imprendibile e la sua potenza si sprigiona appieno con i tiri da fuori, con Atalanta, Palermo e Cagliari che sono rimaste incredule davanti ai suoi colpi. Anche per lui pesante infortunio a fine stagione. Peccato perchè era in piena crescita. Deve solo migliorare la rapidità nel decidere quale sia la giocata migliore. Infine in attacco c'è Rodrigo De Paul. L'argentino che ha avuto il coraggio di prendersi la 10 di San Totò Di Natale. Messo trequartista da Iachini, il ragazzo parte benissimo, diventando il fulcro delle (poche) giocate offensive dell'Udinese, per poi calare notevolmente. Delneri lo rimette ala, dove giocava al Valencia e al Racing. Nel nuovo ruolo fatica, ma poi, con l'anno nuovo, inizia a migliorare di partita in partita, con dribbling e tiri insidiosissimi. Il gol al Milan è la cartolina perfetta della sua stagione. Deve solo giocare con meno foga (ha rischiato un po' troppe volte di beccarsi il rosso). Anche ripartendo solo da questi quattro elementi, l'Udinese ha un buon arsenale.
Delneri - Il tecnico di Aquileia non ha fatto un miracolo, ma è sicuramente riuscito dove molti prima di lui avevano fallito. Finalmente, dopo tanti abboccamenti, un allenatore friulano allena i friulani. Sembra un'inezia, ma vuol dire tanto. Sin da subito i tifosi iniziano a sostenerlo, a differenza di altre volte e Delneri approfitta delle due settimane prima dell'esordio per partire subito con un gran lavoro soprattutto psicologico prima che tattico. Con lui si vede fin da subito che i giocatori fanno più squadra, cercano di più di avviare meccanismi tattici (magari ancora farraginosi) anzichè la giocata di fino. Il cambiamento più evidente e il passaggio al 4-3-3, che diventa il modulo di riferimento, e il riutilizzo di giovani che sembravano ancora indietro con la preparazione, come Fofana e Jankto. Il suo coraggio viene ripagato. La stagione non è esaltante, ci sono tanti difetti e molti non sono dipesi da lui, ma dalla preparazione e dalle scelte di mercato. Delneri però riesce a ricreare delle gerarchie (cosa che non si vedeva tempo) e addirittura si concede il lusso di lavorare anche su un secondo modulo, ovvero il 4-4-2. Per la stagione 2017/2018 ha quindi già due cannovacci di gioco su cui poter contare. Non è cosa da poco, se calcoliamo che con Iachini la squadra aveva una media punti da retrocessione e non segnava. Con lui è stato battuto il bottino di punti ottenuto da Guidolin nella sua ultima stagione e sono tornati a segnare tutti, non solo uno. C'è ancora molto da fare, infatti con le big i limiti si sono visti e ci sono stati cali di tensione ingiustificabili (Bologna). Il rinnovo però se lo è meritato tutto e ora può gettare le basi per far ripartire un ciclo che regali qualche soddisfazione ai tifosi friulani.
Il pubblico - L'annata è iniziata con tanto scetticismo intorno a Iachini, considerato allenatore di seconda fascia. Un precampionato discreto permette però un pizzico di positività. I tifosi credono quasi sempre nella squadra, anche dopo l'esordio con eliminazione dalla Coppa Italia per mano dello Spezia, squadra di Serie B. Il tecnico ex Palermo viene mollato solo dopo lo 0-3 casalingo contro la Lazio, ricoperto di fischi per una squadra che sembra non essere cambiata di una virgola. Arriva Delneri e il rapporto sembra iniziare la definitiva riappacificazione. Il tecnico mette da subito in campo una squadra cje lotta, anche quando non ottiene punti e questo piace ai tifosi. La richiesta di Felipe capitano è legittima, dato che è lui ad avere più annate in bianconero e che Danilo ha qualche precedente non piacevolissimo (leggasi dito medio alla curva dopo un Udinese-Roma 2-1). Nel giorno del centoventesimo avversario però lo zoccolo duro del tifo friulano perdona anche il brasiliano, dopo un gol in semirovesciata al 93' da antologia. Da quel momento in poi il sostegno c'è sempre, sia quando la squadra gioca bene, che quando le cose non girano (a gennaio, con una vittoria e tre sconfitte). Una piazza che ha ritrovato una squadra in cui identificarsi, nonostante scelte di mercato non sempre condivisibili. Lo stadio è sempre pieno almeno per metà e questo è un segnale forte per i giocatori, che hanno quasi sempre dato tutto, a differenza delle altre annate. La ciliegina finale, l'arrivo della Nazionale contro il Liechtenstein, sostenuta come se fosse un match dei Mondiali. Stadio fantastico, pubblico ritrovato, ora la squadra deve continuare così.
FLOP
Iachini - Fin da subito è chiaro che il tecnico marchigiano è una scelta di ripiego, preso in fretta e furia dopo il rifiuto di Pioli. Il pessimismo con cui viene accolto è parzialmente mitigato da un precampionato dove la squadra sembra rispondere bene ai suoi dettami. In realtà però non effettua i cambiamenti necessari. Si affida inizialmente all'usurato 3-5-2. Tenta di ridare fiducia agli spompati Heurtaux, Armero e Kone, tenendo fuori gente come Jankto, Samir e Fofana. Ha il merito di effettuare quegli esperimenti che saranno poi consolidati da Delneri. Infatti Samir e Jankto a sinistra li prova lui, ma non basta. La squadra è ancora intimorita e si impaurisce alle prime difficoltà. Le debacle con Spezia (2-3) e Roma (4-0) sono tanto clamorose quanto campanelli d'allarme inqeuivocabili. Le cose sembrano migliorare con il passaggio al 4-3-1-2, ma De Paul si spegne rapidamente e non si trova un supporto adeguato a Duvàn Zapata. Il tecnico infatti entra in rotta di collisione con Thereau, uno dei senatori, e la cosa si nota. Sfortunato anche con gli infortuni, dato che perde per un mese proprio il francese e, quando la difesa sembra fatta, gli si bloccano Widmer e Samir. Però lui non riesce a gestire l'emergenza. Le zebrette subiscono tanto e non segnano. Contro la Lazio il momento chiave. A inizio di secondo tempo, sotto di un gol, passa 15 minuti a parlare con il vice per decidere come cambiare l'inerzia di una partita che sembra tutta in discesa per i biancocelesti. Ci mette troppo. Mentre è in preda a discuetere, Heurtaux viene bucato per l'ennesima volta e la squadra di Inzaghi mette dentro il secondo gol. Fine delle idee e della festa. 0-3 ed esonero. Troppo concetrato sui meccanismi difensivi per sperare di portare in porto la squadra ad una salvezza tranquilla.
Il mercato - Tante, troppe scelte discutibili. Harbaoui è un innesto incomprensibile. Centroavanti dalla media gol bassissima, in precampionato sbaglia gol facilissimi. La resa è talmente bassa che la società lo rispedisce in Belgio due mesi dopo averlo comprato. La rivoluzione della rosa poi non viene completata. Restano Kone (che inizialmente sembra anche avere voglia di riscatto), Armero e Heurtaux. Tutta gente che ha chiuso la sua parentesi bianconera in realtà da tempo e in campo si vede. Non si tiene poi neanche lontanamente in considerazione che l'allenatore di turno voglia passare ad una difesa a 4. Iachini lo fa e ai primi infortunii si ritrova senza esterni. Alì Adnan è ancora molto acerbo e Faraoni infortunato. Si rompono Widmer e Samir ed è il dramma. Anche Delneri avrà lo stesso problema, tanto che si vedranno Angella ed Heurtaux fare i terzini. D'altro canto, sulle ali c'è abbondanza. Penaranda ed Ewandro trovano pochissimo spazio. Tralasciando i loro demeriti, davanti si ritrovano un Matos che è un giocatore palesemente da Serie B, come dimostrato dalle ripetute partite da insufficienza. Assurdo poi far fare un altro anno di panchina a Scuffet. La rosa viene parzialmente sistemata a gennaio, ma con le direttive di Delneri si può fare decisamente meglio. Infatti, lasciando da parte la questione punta, la società è già alla ricerca di un paio di esterni per rimpolpare il reparto.
L'asse col Watford - La squadra inglese, grazie al suo budget, permette all'Udinese di annoverare in rosa due giocatori che sulla carta dovrebbero essere due crack per la Serie A, ovvero Kums e Penaranda. Il primo viene pagato 10 milioni al Genk e arriva ad Udine per diventare il regista, assente dai tempi di D'Agostino. Il secondo è la nuova next big thing del Sudamerica. 17 anni è già un po' di record rubati a Messi in Liga. Anche lui viene pagato 10 milioni al Granada e girato in Friuli, per mettere a ferro e fuoco la Serie A. Entrambi falliscono miseramente. Il venezuelano fa vedere di avere dei piedi incredibili, il dribbling nello stretto e l'uno contro uno sono roba per lui da dilettanti. Peccato però che la personalità sia da giocatore di terza categoria e, quando gli viene concessa fiducia, si vede. In campo si perde in giocate ed orpelli anzichè cercare di aiutare la squadra e infatti nè Iachini nè Delneri gli concedono troppi minuti. Il ragazzo chiede la cessione in Spagna per crescere in un territorio che sente più suo. A gennaio la ottiene e il Watford lo gira in prestito al Malaga, ma anche lì vede il rettangolo verde con il contagocce. Un caso? Il discorso su Kums invece è più complicato. I piedi e la mentalità sono quelli del grande centrocampista centrale, ma è in un ruolo e in dei ritmi di gioco che non gli appartengono minimamente. Sia con Delneri che con Iachini viene piazzato come schermo davanti alla difesa, quando al Genk era invece il rifinitore principale per le azioni offensive, spesso portate a rete da lui stesso. Il belga, lasciato così indietro, mostra capacità difensive notevoli (nella gara casalinga contro il Chievo sembra un centrale vecchia scuola), ma si deprime rapidamente, perchè non riesce a mettere in mostra le sue giocate e iniziano ad arrivare le critiche. Il discorso di Delneri è chiaro: Kums è fuori ruolo, non può fare lo schermo davanti alla difesa, dovrebbe giocare con un compagno che gli permetta di sganciarsi e inserirsi in avanti, cosa che lui però non prevede di fare, almeno non nel breve periodo. La delusione dell'ex Gent è tale che decide di non rientrare nemmeno a Watford, chiedendo la cessione in Belgio. Va all'Anderlecht, squadra dove ha iniziato la carriera, e si abbassa l'ingaggio pur di agevolare il rimpatrio.