Alea iacta est, il dado è tratto, pensavano i tifosi partenopei dopo la vittoria in casa della Lazio. Il Napoli, però, nei pressi del Rubicone, ferma la sua corsa, che sembrava ormai lanciata verso il raggiungimento della piazza d'onore che avrebbe consentito di evitare i preliminari della prossima Champions League. Merito di un Sassuolo gagliardo e ben messo in campo da un Di Francesco che sembra ancora avere bene in mano il polso della piazza emiliana, nonostante si dica da tempo che il suo tempo sulla panchina nero-verde sia scaduto. Napoli punito forse oltre i propri demeriti, ma evidentemente sulle gambe nella zona nevralgica del campo, la mediana, dove Hamsik e Allan sono stati dominati dai pari ruolo avversari.

La cronaca- Il Napoli si presenta con i tre piccoli ed il centrocampo di palleggio composto da Hamsik, Jorginho ed Allan; Di Francesco si affida a Cannavaro per guidare la difesa e a Defrel e Berardi per provare a pungere la retroguardia azzurra. Primo tempo da sbadigli, partita bloccata a centrocampo, Napoli che cerca di fare gioco, ma trova la fiera opposizione dei padroni di casa, sempre ordinati e con linee strettissime. Il secondo tempo, invece, è di ben altro spessore: al minuto 52, Hamsik imbuca per Callejon che mette dentro per il colpo di testa di Mertens. Napoli avanti e partita che sembra in discesa. Il Sassuolo, però, è tutt'altro che domo: pareggia Berardi sfruttando uno sciagurato retropassaggio dello slovacco; Mazzitelli, dopo una mischia, porta in vantaggio la squadra nero-verde con la sua prima realizzazione in Serie A. Sarri butta tardivamente nella mischia Arek Milik, che lo ripaga con un gol da centravanti vero, fissando il punteggio finale sul risultato di 2-2 nonostante il forcing finale degli azzurri.

Source: Maurizio Lagana/Getty Images Europe
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Il fattore stanchezza- Nonostante ci si appelli alla sfortuna - due legni clamorosi colpiti da Mertens e Insigne- e all'inadeguatezza arbitrale - netto rigore non concesso da Damato per fallo sul belga nel primo tempo- è il calo fisico l'elemento più rilevante nel mezzo passo falso degli azzurri sul campo del Sassuolo. Hamsik, faro nella notte di questa squadra, sebbene non abbia preso parte ad un paio di allenamenti settimanali per permettergli di recuperare, è stato inserito nella formazione titolare, ma è apparso totalmente fuori contesto. Perché, allora, non preferirgli il polacco Zielinski, uomo più che affidabile, che, comunque, avrebbe mantenuto inalterato il livello tecnico della mediana azzurra?

Anche Allan, autore di un paio di superbe prestazioni nelle ultime uscite, è apparso appannato e poco lucido, commettendo errori banali su passaggi all'apparenza facili. Perché non concedere mezz'ora al giovane Rog, impulsivo ma sempre pronto ad entrare a partita in corso per inseguire gli avversari?

Source: Maurizio Lagana/Getty Images Europe
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Il fattore modulo- Il 4-3-3 sarriano è diventato ormai un marchio di fabbrica della compagine partenopea, abituata a giocare a memoria e a trovarsi con meravigliose geometrie negli spazi brevi. Tuttavia, ieri, come in altre occasioni, ai più è apparso chiaro che, dopo il momentaneo pareggio dei padroni di casa, potesse proporsi qualcosa di nuovo: un 4-2-3-1 con Milik come vertice offensivo. Sistema scelto, ma forse tardivamente, dall'allenatore toscano, che, però, ne ha subito tratto i frutti, vedendo tornare al gol, dopo 7 mesi di calvario, l'attaccante polacco.

Tra errori individuali, scarsa lucidità ed eccessiva fossilizzazione sul proprio sistema di gioco, il Napoli si perde nella pianura Padana. Il dado sembrava tratto, ma, forse, non lo era realmente.