Guardando la classifica di Serie A, considerando le sole gare in trasferta, balza subito all'occhio un dato interessantissimo: la Juventus dei 170 milioni spesi in estate, degli Higuain e dei Pjanic, non è al primo posto della classifica, ma è seconda, a pari punti dalla Roma, ed insegue, a tre lunghezze di distanza, un incredibile Napoli formato-trasferta targato Maurizio Sarri. Ma, se da un lato tale condizione esalta i tifosi azzurri, dall'altro sono in molti quelli che si rammaricano per tutte le occasioni sprecate al San Paolo ed i punti persi contro squadre medio-piccole, punti che, a conti fatti, ad oggi tengono il Napoli a quattro lunghezze dalla Roma ed a dieci (un'enormità) punti di distanza dai bianconeri guidati da Massimiliano Allegri.
Viene allora da chiedersi quali sono i motivi di questo elevatissimo rendimento della squadra azzurra lontano dalle mura amiche o, al contrario, chiedersi cos'è che non sta funzionando al San Paolo, dove gli azzurri non sono riusciti a replicare le stesse prestazioni fornite nello scorso campionato, quando chiusero da imbattuti con 16 vittorie e soli 3 pareggi.
Un fattore certamente importante risiede nella differenza in termini di atteggiamento tattico delle squadre avversarie in dipendenza dal luogo dell'incontro. Gli azzurri sono ormai abituati a trovarsi di fronte, al San Paolo, squadre che rinunciano quasi del tutto a proporre gioco da fraseggio e che si affidano sostanzialmente ad azioni di rimessa o da calcio piazzato. In tal senso nemmeno Atalanta e Roma, le uniche due squadre capaci di vincere in casa del Napoli sin'ora, fanno eccezione: tutte le reti subite dal Napoli contro queste avversarie sono arrivate da calcio piazzato o in seguito ad un'azione di contropiede. Atteggiamento tattico che è cambiato, almeno nel caso della Roma, durante la partita disputata all'Olimpico, con la squadra di Spalletti maggiormente votata all'attacco e quindi meno restia a lasciare spazi ai giocatori partenopei che, puntualmente, hanno colpito i giallorossi e dominato completamente la scena per 80 minuti di gioco. Lo stesso si può dire della Lazio di Simone Inzaghi, completamente rinunciataria nel catino di Fuorigrotta e capace comunque di strappare un punto complice un errore di Pepe Reina, più intraprendente (quasi forzata a ricercare la vittoria per accorciare in classifica) e meno preoccupata di difendersi ieri, atteggiamento che ha portato a numerosi errori in fase di uscita (complice anche l'assenza di Biglia) e praterie per gli attaccanti azzurri in diverse occasioni.
Un altro aspetto da non sottovalutare è anche quello psicologico: la pressione che gli azzurri hanno avvertito in alcune gare casalinghe è stata sicuramente fautrice di alcune defaillances. Basti pensare alla gara con il Palermo o a quella contro la Roma, che veniva a seguito dell'infortunio di Milik e della prima sconfitta in campionato, rimediata a Bergamo solo sette giorni prima. La squadra ormai avverte che il pubblico napoletano è desideroso di successi ed è sempre più impaziente in caso di risultati negativi. In tal senso quindi potrebbero spiegarsi anche la tendenza del Napoli a maggiori cali di concentrazione durante le partite casalinghe ed alcune prestazioni scialbe da parte di diversi calciatori (viene da pensare all'Insigne di inizio stagione, per esempio). Ed è anche in questo che, necessariamente, dovrà migliorare la squadra di Sarri se vorrà ridurre il gap dalla Juventus e dalla Roma, capaci di fare bottino pieno in tutte le gare casalinghe della stagione (eccezion fatta per la sconfitta rimediata dalla Roma all'Olimpico proprio contro il Napoli) indipendentemente dalle condizioni psicologiche, societarie ed estemporanee. Fa particolarmente effetto però notare come anche una squadra come il Milan, lontana dieci punti dal Napoli in classifica, abbia ottenuto più punti in casa degli azzurri e come bisogni addirittura arrivare sino al Torino (che ad oggi si trova al nono posto della classifica) di Mihajlovic e Belotti per trovare una squadra che abbia incassato più gol in casa del Napoli. Constatazioni che evidenziano i problemi più volte rimarcati da Sarri: cali di concentrazione che portano la squadra a subire troppe reti, incapacità di convertire quanto creato, mancanza di personalità/maturità in alcuni elementi (che non dipende necessariamente dall'età dei calciatori, come dimostra, ad esempio, il Milan).
A sette giornate dal termine l'obbiettivo del Napoli rimane ancora quello di agguantare la Roma per garantirsi l'accesso alla fase finale della prossima Champions League senza passare dai preliminari. Ed il fatto che restino quattro partite in trasferta, tra cui una a Milano in casa dell'Inter, e solo tre partite in casa, ad oggi, non sembra affatto un problema.