Da un tris ad un altro, due risultati dal significato piuttosto simile ma di pasta diametralmente opposta. La Roma chiama, a Bologna, passeggiando contro una squadra felsinea discretamente apatica; il Napoli risponde, nel posticipo serale, nel momento forse maggiormente cruciale della stagione, mettendo in riga una Lazio volitiva e pimpante soltanto nel primo quarto d'ora di gioco, prima di essere irretita dall'oramai solito Napoli, sempre più implacabile lontano dal San Paolo. L'ennesima prova di maturità in esterna, arriva all'atto più importante del campionato, quando c'era da archiviare la pratica Champions League. Detto, fatto.
Partita mai banale quella contro i capitolini di Inzaghi, galvanizzati dalla qualificazione alla Coppa Italia ma decimati nelle unità migliori, condizionati dalla scarsa vena fisica e mentale dei presenti. Cinico il Napoli, nei primi minuti, quando soffre l'entusiasmo dei padroni di casa, senza però battere minimamente ciglio. Un paio di salvataggi di Reina, prima di prendere per mano la sfida ed iniziare a giostrare al meglio la contesa: Jorginho sale in cattedra, con Hamsik, che mette sotto scacco costantemente la retroguardia di casa, trovando spazio vitale alle spalle del duo di centrocampo Murgia-Parolo. Sale di colpi ed intensità Allan, perfetto in fase di interdizione, motorino tornato instancabile dopo l'infortunio occorsogli tra gennaio e febbraio. Cresce tutto il Napoli, di insieme, nel gioco come nel ritmo, che diventa tambureggiante allo scollinare di metà frazione. Solo questione di tempo per il vantaggio, che arriva puntuale sull'asse Mertens-Hamsik-Callejon: spettacolo puro.
La Lazio smette di giocare, stenta a trovare le energie nervose per la reazione, per scalare una montagna apparentemente insormontabile. Gli ospiti dominano, sciorinando calcio e sfornando occasioni da rete, potenziali e concrete, in rapidissima successione, senza tuttavia sfruttarle. L'avvio della ripresa conferma quanto fatto nel finale di prima frazione: i biancocelesti sono in balia dell'ondata azzurra, anomala quanto prevedibile; Insigne sbaglia una prima volta, poi una seconda, ma non la terza: il guizzo dello scugnizzo chiude di fatto i giochi, lasciando le briciole ai padroni di casa per il resto della sfida. Il doppio vantaggio rasserena gli animi dei viaggianti, che si siedono però fin troppo sul margine acquisito, dando adito, seppur minimo, alla reazione d'orgoglio dei laziali.
L'ingresso di Keita destabilizza le gerarchie in campo, facendo vacillare per un attimo le certezze del Napoli e l'assetto tattico dei partenopei. Patric mette in imbarazzo Strinic, perfetto fino a quel momento, ma è il senegalese - obiettivo forse numero uno dei partenopei per l'attacco del prossimo anno - a seminare il panico: se ne rende conto Koulibaly, compagno di Nazionale, che striglia i suoi, inermi davanti alle scorribande dell'ex Barcellona e di Anderson. L'immagine della gara, oltre che del momento del Napoli e del protagonista in questione, arriva tuttavia qualche secondo più tardi, quando i partenopei, schiacciati nella propria trequarti, vengono salvati dal difensore più inatteso: Insigne si fa trovare pronto in diagonale (!) salvando a botta sicura su Wallace con incredibile spirito di sacrificio ed abnegazione.
Il Magnifico è, ad oggi, l'anima di questa squadra, al pari di Hamsik e di Mertens, trascinatori di un gruppo che infila la sesta vittoria di fila lontano da casa, confermando lo strabiliante ruolino di marcia in esterna. Il beniamino di Frattamaggiore chiude i giochi qualche minuto dopo, quando Sarri inizia a rompere l'inerzia delle offensive laziali inserendo Zielinski prima e Rog successivamente, sostituendo degli sfiniti Callejon ed Hamsik. Il tris nega alla Lazio la sfuriata finale ed evita qualche patema di troppo a Sarri, rimarcando la superiorità ospite e la netta differenza tra le prime tre della classe ed il resto del plotone, confermata ancora una volta qualora ce ne fosse il bisogno.
Vittoria da Champions, che chiude definitivamente i giochi per la Champions League, a meno di crolli clamorosi, e rilancia le ambizioni del Napoli in ottica secondo posto. Adesso Sarri avrà, oltre alla possibilità di riscrivere una parte del libro dei record con le vittorie in trasferta (mancano Sassuolo, Inter, Torino e Sampdoria), l'opportunità di far sgombrare la mente ai suoi e pensare solo ed esclusivamente alla rincorsa alla Roma, senza alcuna distrazione alle spalle: il vantaggio, in tal senso, è sempre di chi insegue, con la speranza di qualche passo falso dei giallorossi.