Quando debuttò in Serie A il primo febbraio 2014, a 18 anni non ancora compiuti, si pensava di essere davanti ad un vero e proprio fenomeno, tanto che le big, non solo italiane, si interessarono molto a lui. Poi, nell’estate di quell’anno, il mancato passaggio all’Atletico Madrid e l’inizio di una discesa inesorabile: la stagione 14-15 passata interamente in panchina complice l’esplosione di Orestis Karnezis, quella successiva in Serie B, con il Como, culminata con l’ultimo posto e la retrocessione in Lega Pro.
Quest’anno, il ritorno alla base all’Udinese, sempre a fare il vice di Karnezis, fino al 12 marzo scorso, giorno in cui il portiere greco si infortuna a Pescara. Dopo quegli ultimi 11 minuti, per Simone Scuffet arrivano due presenze consecutive da titolare contro Palermo e Torino, anche se non è stato facile, come spiega alla Gazzetta dello Sport: “Rientrare è stata dura, soprattutto a Pescara quando sono entrato per sostituire Karnezis a 11 minuti dalla fine. Ero freddo. Delneri mi ha dato fiducia e me l’ha fatta sentire per tutta la settimana. Mi ripeteva che avrei fatto bene. Percepisco in lui grande umanità e grande friulanità”.
Per certi versi, secondo Scuffet Delneri assomiglia molto a Francesco Guidolin, colui che lo ha fatto esordire in Serie A: “Gli devo tutto, è stata la persona più importante per me. Soprattutto per il coraggio che ha avuto quella sera a Bologna e per il coraggio che ha mostrato confermandomi fino alla fine. Ogni tanto ci sentiamo ancora”. Il rapporto con i compagni è ottimo: “Mi incoraggiano. Con Danilo avevo giocato nell’Udinese per cui tifo, da vero friulano. Karnezis mi riempie di consigli. E io cerco di rendermi utile parlando molto con la difesa. E’ un metodo utile perché tieni alta la tensione. Parlo pure a palla lontana. Così sto più attento alla gara e non perdo mai la concentrazione”.
Dopo lo stupore causato nelle prime uscite, la “retrocessione” a Como: “Non è stato un passo indietro. Ho giocato 35 partite, sono tante. Mi sono allenato bene e responsabilizzato di più. Ho imparato tante cose, è stato utile”. Lui è uno dei tanti giovani portieri italiani che si stanno imponendo piano piano nel grande calcio: “Bardi sta giocando a Frosinone, è bravo. La scuola italiana si conferma ottima. Magari tra un po’ si riparla di lui”, o come Meret, anche lui di scuola Udinese: “Siamo amici, lo conosco da una vita, sta facendo bene a Ferrara. Udine è una buona palestra” e come Donnarumma, forse il più famoso attualmente: “Paragoni non ne faccio. L’ho avuto in due o tre raduni azzurri e ho visto che è un ottimo portiere, rapido, esplosivo, molto bravo tecnicamente”.
Il suo contratto scade nel 2019 ed il titolare per ora resta Karnezis: “La cosa più importante è giocare. Due anni senza farlo sono stati pesanti. Non c’è fretta di firmare un rinnovo. Devo lavorare e basta, e farmi trovare sempre pronto”. Il sogno è la fase finale dell’Europeo Under 21: “Sarebbe bello farcela. Ho giocato con la Spagna in amichevole a Roma, è stato tutto bello, ma anche quella con l’Under 20 è una grande esperienza”.