Un po' tutti i tifosi friulani, dopo lo 0-2 siglato da Perica, che sta diventando la nemesi dei granata, speravano e pregustavano il bottino pieno in uno stadio complicatissimo come l'"Olimpico Grande Torino". Alla fine non è andata così, con il cedimento nei dieci minuti finali che ha portato ad un vero e proprio assedio del Torino, schierato con addirittura cinque punte da uno spregiudicato Mihajlovic. Una vittoria comunque sarebbe stato uno di quei risultati classificabile tra i risultati "ingiusti", o, per usare un dialettalismo friulano, "sgarfati". Durante tutto il match infatti sia il Toro che le zebrette hanno prodotto occasioni e spettacolo, rendendo giusto il pareggio con gol. La sfida ha seguito l'inerzia tipica di quelle partite in cui c'è una squadra più forte che gioca in casa ed una inferiore. Il Torino infatti ha tenuto il pallino del gioco, facendo sì che l'Udinese si chiudesse nella propria metà campo e si dedicasse al contropiede per colpire. Con questa dinamica è arrivata una partita piacevole, con molte occasioni per entrambe le squadre.

Delneri ha scelto, tra il 4-3-3 e il 4-4-2, quest'ultimo, con Perica a fare la seconda punta, ruolo che gli si addice di più dell'ala, data la struttura fisica. Inoltre, nella notte precedente al match, si è fermato anche Hallfredsson, con il tecnico che quindi ha dovuto buttare nella mischia un altro giocatore dallo scarso minutaggio come Kums. Il Torino infatti ha approcciato la partita in modo decisamente spregiudicato, cercando tantissimo il gioco sulle fasce e la palla alta per Belotti. Soprattutto Zappacosta è stato una spina nel fianco della difesa friulana, con le sue palle dalla trequarti alla ricerca del "Gallo" e che hanno spesse volte creato scompiglio tra i centrali friulani, oltre che far arrivare l'assist del 2-2. Nei friulani ha funzionato soprattutto la catena formata da Widmer e De Paul. Lo svizzero è stato molto bravo (ed impegnato) in difesa, cosa che ha permesso all'argentino di infilarsi tra le maglie granata grazie a dribbling e giocate.

A sinistra bene in difesa, dove Samir e Jankto sono stati impenetrabili, un po' poco invece in avanti. È vero che il gol è arrivato dallo scatenato ceco, ma è arrivato in ripartenza, con "Kuba" che si è fatto di corsa tutta la prateria a disposizione, scoccando poi un tiro tanto inaspettato quanto preciso, dato che l'assist in mezzo sembrava la scelta più logica. In mezzo Badu e Kums sono stati un po' inghiottiti dal gioco granata, ma sono stati fondamentali per garantire l'equilibrio (e infatti l'assedio dei padroni di casa è arrivato con l'uscita del belga). Il raddoppio è arrivato in una azione un po' simile alla prima, con la differenza però che Duvàn Zapata era marcato e si è liberato del difensore con la sua solita progressione fatta tutta di fisico. Non è arrivata la rete per lui, ma il suo tiro è diventato un assist per Perica, che ha cosi bucato di nuovo la rete dell'Olimpico, come l'anno scorso. "Panterón" che ha inciso quindi per la quarta partita di fila, facendo vedere la sua importanza, da tutti sottolineata, ma da alcuni messa in dubbio ultimamente, soprattutto a febbraio.

Difficile parlare di "sfortuna" per quanto riguarda il gol di Moretti. È vero che, con un pizzico di buona sorte, Samir sarebbe riuscito a spazzare via il pericolo, ma è anche vero che la banda di Mihajlovic ha colto in precedenza tre legni, tutti con palloni alti, due con Belotti e uno con un inaspettato Rossettini. Il gol perciò ci sta, cosi come alla fine è stato giusto il pareggio di Belotti, che ha sfruttato il suo senso della posizione per metterla nel sacco agli sfiniti Danilo e Angella. Discutibili invece i cambi di Delneri. L'ingresso di Heurtaux è stato comprensibile, per aiutare una retroguardia sotto assedio (e il francese ha anche salvato un gol). Più dubbi i cambi di Alì Adnan e Matos. L'iracheno è veloce e sa saltare l'uomo, quindi si voleva sfruttare queste sue caratteristiche per dar fiato ai compagni, ma dietro ha mostrato, anche in passato, di avere molte incertezze, che hanno messo in pericolo un paio di volte la porta. Matos invece è incomprensibile, a parte correre non sembra saper far altro, ed è proprio su un pallone perso da lui per poco non è arrivato il 3-2 di Ljajic, evitato solo da uno Scuffet voglioso di mostrare come il posto di riserva gli stia stretto e autore di un'altra parata fondamentale su Acquah. Forse, dato che mancavano solo dieci minuti al triplice fischio finale, si poteva dare una possibilità al giovane Ewandro, veloce come l'ex Fiorentina e con colpi importanti in repertorio.

Ora arriva allo stadio Friuli (Dacia Arena) arriva il malmenato Genoa di Mandorlini, che ha preso cinque reti dall'Atalanta. Saranno arrabbiati i liguri e i friulani quindi dovranno difendersi e attaccare con la stessa bravura mostrata a Torino, ma senza Jankto, diffidato e ammonito nel finale, sperando quindi di recuperare qualche indisponibile. Per un'altra partita che per la classifica non vale nulla, ma che vale eccome per l'onore di squadra e giocatori.