La gara perfetta. Semplice soltanto all'apparenza, soprattutto se al cospetto ci sarà la squadra più titolata del mondo, la squadra campione di tutto in carica, insomma, il Real Madrid. Niente, tuttavia, è impossibile. Lo dimostra la fragilità in esterna della squadra di Zinedine Zidane, spesso balbettante, che lascia spazio e campo all'intensità ed alle tambureggianti folate offensive dei padroni di casa che di volta in volta sfidano i merengues: è successo a Valencia, dove Zaza e compagni hanno archiviato la pratica in pochi minuti, lo ha confermato il Villarreal, ribaltato nei minuti finali da Ronaldo e Morata. Lo spiraglio è aperto. La qualificazione non è chiusa.
Alla vigilia della gara di ritorno degli ottavi di Champions League, il Napoli di Maurizio Sarri prova a crederci, a studiare i minimi dettagli per provare ad inserirsi in quelle crepe e sfruttare, nel momento di maggiore bisogno, la carica di un popolo che sosterrà i propri beniamini, oltre ad irretire e far tremare le gambe degli iberici. Gli ingredienti per mettere in atto la serata perfetta, per ribaltare l'1-3 dell'andata, dovranno essere molteplici e, all'unisono, dovranno camminare a braccetto senza alcuna sbavatura. A partire dall'inno della Champions, devastante. Il messaggio deve essere forte e chiaro, seguito da un avvio di gara prorompente, non sfacciato ma deciso. Di personalità, sfruttando le proprie caratteristiche, così come è stato nella prima mezz'ora di Madrid, quando il Bernabeu ha ammirato il fraseggio e le capacità di palleggio del Napoli nello spazio, tra le linee, tagliando le gambe ad una difesa che si è allargata fin troppo fino a concedere il gol del vantaggio ad Insigne e l'occasione, non sfruttata, per il raddoppio dei partenopei.
Servirà grinta e coraggio, altresì spirito di sacrificio in ogni centimetro del campo. Inevitabile, contro una squadra con queste qualità, soprattutto di ripartenza, non soffrire un minimo. Reggere l'urto, fisicamente e mentalmente, tenendo botta così come è stato fatto a Roma per ottantacinque minuti. Stavolta non basteranno, Reina non salverà risultato e qualificazione se l'attenzione non sarà duratura per tutta la durata della gara: se il Napoli intende mettere paura, intimorire, i blancos, lo deve fare dal primo all'ultimo secondo di gioco, senza alcun passaggio a vuoto. Il Real Madrid, alle spalle della linea di centrocampo, non è infallibile e le quindici gare consecutive - fatta eccezione per la trasferta del derby in casa dell'Atletico - con almeno una rete subita lontano dal Bernabeu, lo dimostra. Stavolta, però, non saranno concessi errori a Mertens e compagni, così come all'andata, quando l'eccesso di foga del belga costò al Napoli la marcatura di un 3-2 che avrebbe fatto vacillare e non poco le certezze dei merengues in vista della gara di domani.
A tal proposito, le condizioni del folletto belga verranno monitorate ora dopo ora, ma la sensazione è che i crampi della seconda metà di gara in quel di Roma, siano soltanto un brutto ricordo e che Dries sarà della gara. Da stabilire, oggi come nella rifinitura, le gerarchie offensive, così come quelle della mediana: se Mertens si gioca il posto da centravanti con Milik, con Insigne e Callejon inamovibili, Marko Rog insidia con uno stato di forma a dir poco invidiabile, il ruolo da mezzala di Piotr Zielinski, calato alla distanza dopo due mesi di dicembre e gennaio da assoluto protagonista. Da sciogliere anche il dubbio che Sarri ha in cabina di regia, dove Jorginho ha dimostrato di essere pronto ed arruolabile, anche se difficile non sfruttare il dinamismo e la fisicità di Diawara contro le ripartenze prevedibili del Real Madrid. Niente, infine, da decidere in difesa, dove il quartetto di difensori sarà quello solito - Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam - davanti a Reina. Il pentolone ribolle, poco più di ventiquattrore e sarà pronto ad esplodere.