"Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato, quando già credevo di esserci riuscito, son caduto. Chissà che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo. Comunque adesso ho un po' paura, ora che quest'avventura sta diventando una storia vera...".
Non va oltre l'1-1 il Napoli di Maurizio Sarri, che nell'atto di chiudere un mese di gennaio perfetto fino a ieri sera con cinque vittorie, scivola sulla buccia di banana sbattendo continuamente la testa contro il muro rosa di Diego Lopez. Questione di un approccio alla gara non esaltante, con il Palermo che ha subito messo la gara sui binari che voleva: in vantaggio prima - rendendo inutili alcune mosse iniziali di Sarri - e chiudendosi a riccio successivamente; questione di una difficoltà ritrovata a penetrare nelle fittissime linee difensive siciliane che raramente hanno offerto al Napoli profondità e spazi; questione di imprecisione e di approssimazione sotto porta, che non ha permesso a Callejon, Insigne e compagni nell'assedio finale di essere poco lucidi e di non capitalizzare le occasioni avute.
Il Napoli cade, perdendo altri punti fondamentali nella rincorsa al podio della stagione, ancora una volta contro una delle ultime tre della classe: fatta eccezione per la vittoria di Crotone, i partenopei hanno perso due punti a Pescara, altrettanti ieri. Troppo se si vuole competere con le grandi, per un posto in Paradiso, anche se il tecnico toscano, a fine gara, non si è detto affatto preoccupato per quanto visto: "Noi pensiamo a noi stessi, abbiamo creato tantissimo ma non siamo riusciti a vincere, dopo aver preso gol in una delle rarissime azioni dell'avversario. Se abbiamo perso lucidità lo abbiamo fatto solo nella parte finale, c'è rammarico ma non preoccupazione perchè abbiamo creato più di altre partite in cui abbiamo fatto 2-3 gol".
Vero, in parte. Perché non sempre l'attacco salva le partite e fa vincere i campionati. Il Napoli subisce gol con troppa facilità, stavolta a freddo, non riuscendo a ribaltare la contesa così come era stato fatto invece contro la Sampdoria nel finale. Un'occasione persa, quella di raggiungere la Roma e tenere a debita distanza l'Inter di Pioli, con Sarri che tuttavia rilancia le ambizioni della sua squadra così: "L'obiettivo è vincere le nostre partite, abbiamo obiettivi settimanali, anzi ogni tre giorni spesso. Il resto non mi interessa, pensiamo a noi ed a questa gara che ci fa andare a casa con l'amaro in bocca".
Ed ancora, l'analisi si sposta sulla mole offensiva dei padroni di casa, chiaramente imponente dato l'atteggiamento passivo del Palermo. Si unisce, a questo passaggio, anche l'inserimento in squadra di Pavoletti, visto ancora fuori dagli schemi - come è normale che sia - e poco coinvolto nel momento del suo ingresso in campo: "70 palle in area contro 6, 12 palle gol a 1. Ogni tanto arrivano queste gare, il fato ha deciso così, l'unica cosa è capire se il gol si può imputare ad un po' di leggerezza, ma dovrò rivedere la partita. Pavoletti? Appena abbiamo cambiato modulo abbiamo segnato. Essendo lui alla seconda presenza con noi la squadra si deve abituare alle sue caratteristiche e alla sua presenza. Anche lui non si esprime al 100% dopo l'infortunio, è appena rientrato, non potrebbe essere altrimenti". Un falso problema, questo, che si ripropone dopo le difficoltà del livornese in Coppa Italia a causa del risultato negativo, ma che rappresenta soltanto l'ultimo degli aspetti da trattare. Troppo poco, il tempo a disposizione di Sarri e di Pavoletti, per instaurare un dialogo proficuo, tecnico e tattico, che possa mettere l'ex Genoa in grado di sfruttare le sue caratteristiche.
Gli azzurri continuano la striscia positiva di risultati che li vede imbattuti da oramai due mesi, ma il mancato successo sui siculi è un colpo duro da digerire, che mette un freno all'entusiasmo che stava spingendo la squadra verso il filotto di vittorie consecutive. Semplice passaggio a vuoto oppure no? Il tempo, anzi, le prossime due partite contro Bologna e Genoa lo diranno, con l'ingombrante pensiero del Real Madrid che si fa sempre più vivo nella mente. Il tecnico prova a distogliere l'attenzione, a parole, dall'evento stagionale, ma è fisiologicamente difficile, se non impossibile, non pensarci. Questione di mentalità, vincente, che il Napoli non dimostra di avere nei momenti cruciali della stagione, quando c'è da vincere le partite a tutti i costi.
"Mentalità? Secondo me siamo a buon punto. Ci sono squadre che comprano giocatori da Real e Barça, noi abbiamo giocatori che devono anche costruirsela una mentalità, ma hanno qualità e questa non si insegna. Se uniamo queste doti possiamo fare grandi cose".
Gli errori, le cadute, sono propedeutiche alla maturazione, degli individui e del gruppo stesso. Se questo pareggio, che ha giustamente il sapore di sconfitta e un pochino meno l'eco di un tracollo di proporzioni bibliche, verrà assorbito e digerito nel modo giusto dai partenopei, è ancora difficile immaginarlo. Nel frattempo, si guarda al prosieguo della stagione con un nastro rosa sul braccio a mo' di monito per il futuro: a Napoli sperano tanto che questa storia sia vera e sincera.