Napoli a vita. Nella calza sempre più tinta d'azzurro Dries Mertens ha trovato il lauto e meritato rinnovo contrattuale, che lo legherà al Napoli per le prossime tre stagioni. Un prolungamento che, dopo le prime tre stagioni piene vissute all'ombra del Vesuvio, conferma il feeling trovato dalla famiglia del belga con la città partenopea. Un legame molto forte, che va ben oltre le semplici questioni di campo. Un rapporto che verrà prolungato ed ufficializzato nelle prossime ore, ma che è di fatto già stato trovato.
Ai microfoni del Mattino, il belga assoluto protagonista in questa stagione, da centravanti falso o vero che sia o da esterno, ha parlato degli obiettivi di squadra ma non solo, guardando anche ad un traguardo particolare personale da raggiungere: "La classifica cannonieri? Sarei un bugiardo se dicessi che non ci penso. Desideri per questo 2017? Il primo è che le cose continuino ad andare come stanno andando, ovvero che io possa fare ancora tanti gol per il Napoli. Vincere qualche trofeo con la mia squadra. E poi essere felice".
L'appendice del 2016 lo ha visto letteralmente esplodere, adesso per il fiammingo la speranza, oltre alla voglia, è quella di confermarsi: "Per me non è stata una sorpresa, perché sapevo quello che potevo fare, conoscevo il mio valore. Magari i gol che ho fatto hanno dato un'altra percezione di me, perché con i gol hai tutti gli occhi puntati addosso. Ma io credo di aver fatto sempre bene con il Napoli, anche quando non segnavo così tanto".
Dai gol al rapporto con i tifosi, strettissimo, quasi viscerale. Mertens ci tiene a sottolinearlo, ma non avverte alcun peso: "No, perché non credo di essere l'unico ad essere amato ed acclamato: i tifosi amano la squadra non il giocatore. Sono tra i più amati, questo lo so, lo capisco dai gesti, dalle parole. Ma quello che conta nel Napoli non è il singolo, il gruppo. Il simbolo deve essere tutto il Napoli perché se faccio gol non è solo merito mio. Ma di tutti. Se adesso dovesse chiedere a Gonzalo Higuain di chi è il merito dei suoi 36 gol dello scorso anno, lui non dirà mai che è merito tutto suo. Perché non è così".
Inevitabile, a tal proposito, non parlare anche della scelta dell'ex compagno di squadra, del Pipita: "Ogni giocatore fa delle scelte e bisogna accettarle. Ci sono rimasto male, sì, come tutti. Ma quella di andar via è una cosa sua, che non mi riguarda. Noi stiamo andando avanti senza di lui. Come lui sta andando avanti senza di noi".
Da Higuain alla Juventus, un modello per molti da imitare, soprattutto per la mentalità vincente. Discorso che infastidisce il belga, questi i motivi: "Se da fastidio? Sì. Molto. E' vero, quando vinci le cose sono più facili ma anche la nostra mentalità calcistica, sempre propositiva, dà il senso di una squadra che pensa solo a vincere".
La chiosa, infatti, riguarda il gioco di Sarri: "Io sono incantato dal calcio di Sarri: è un calcio dove vai avanti, quando hai la palla tra i piedi sai sempre quello che devi fare, ovvero attaccare, andare al cross, cercare di fare gol. Mi piacerebbe giocare ancora al centro dell'attacco. Ma mi va bene anche tornare a sinistra. Ma è una scelta del mister, non mia".
Una battuta, a margine dell'intervista, anche in vista della sfida dell'anno al Real Madrid: "Stiamo diventando grandi, Ronaldo non ci fa paura".