Tra rimpianti, tanti, perché per due volte il Napoli si è trovato in vantaggio e con l'inerzia della sfida in mano e poteva portare a casa dal Franchi la quinta vittoria di fila ed un grandissimo sospiro di sollievo per la sconfitta evitata sul fil di sirena dal guizzo di Mertens e dal personalissimo atto di coraggio di Gabbiadini. Novanta minuti di esaltazione per un verso, quello di un primo tempo nel quale il Napoli ha dominato esprimendo il solito calcio barcelloneggiante, di difficoltà immani nel secondo tempo nel leggere la posizione in campo di Bernardeschi, faro del gioco della Fiorentina che ha saputo con personalità ed orgoglio ribaltare la sfida. Ma andiamo con ordine.
L'ars poetica - Gli oramai soliti quarantacinque minuti del Napoli. Perfetti, impeccabili per qualità di palleggio e per efficacia di un fraseggio che ha estasiato il Franchi e annichilito i padroni di casa, rei di essersi abbassati fin troppo dietro la linea di metà campo, condizionati e forzati però dal sublime gioco espresso dagli ospiti. Il peccato, da sempre originale, è quello di non aver saputo sfruttare le occasioni per sbloccare fin da subito la gara, oltre a chiuderla dopo lo splendido gol di Insigne per il vantaggio. La squadra di Sarri sciorina calcio, perdendosi paradossalmente laddove nelle ultime due gare era stata cinica e spietata. Mertens fatica a trovare lo spazio giusto, ingabbiato tra le linee di Sousa strettissime, tra le quali è difficile districarsi. L'occasione giusta l'avrebbe Zielinski al termine di un'azione tutta di prima, scioccante per semplicità e bellezza, ma il polacco pecca in generosità.
Il cambio che scoppia e l'episodio incriminato - Sarà passato a molti inosservato, ma l'uscita dal campo di Chiriches ha destabilizzato e non poco l'assetto difensivo del Napoli di Sarri. Motivo molto semplice, e non riguarda la qualità dei singoli interpreti che hanno giocato in quello scorcio di primo tempo e nella ripresa. Semplicemente tra Albiol e Maksimovic il feeling non è dei migliori, per una questione meramente fisiologica: lo spagnolo ed il serbo hanno avuto pochissimo tempo per conoscersi, per capirsi. L'approccio, inoltre, dell'ex Toro, ha fatto il resto. Nel marasma generale, delle difficoltà difensive degli ospiti che crescono con il passare dei minuti, ci è finito Tagliavento, generoso come mai in occasione del mancato secondo giallo a Kalinic che avrebbe, e non poco, chiuso la gara.
Campione - Nella ripresa cambia tutto ed il contrario di tutto. Il guizzo del campione, perché Bernardeschi tale è da considerare al netto di età, maturità e contesto tecnico-tattico-ambientale nel quale gioca, aiutato e non poco dalla deviazione di Callejon in barriera, cambia volto alla partita. La Fiorentina ritrova l'animus pugnandi, quello battagliero dei giorni migliori: un episodio che infonde fiducia e serenità. Il gol al contempo irretisce il Napoli, colpito a freddo proprio nella zona di Maksimovic. Non è un caso. L'errore tecnico di Tomovic è soltanto un diversivo che però non toglie l'attenzione dalle difficoltà tattiche che attraversano gli ospiti nella ripresa: mai, il centrocampo azzurro, ha saputo leggere la posizione in campo di Bernardeschi. Da lupo a preda, nel giro di qualche minuto: già, perché un conto è avere due mezzali offensive quando si ha il 60-70% di possesso palla, tutt'altro è invece quando il primo pensiero - soprattutto dopo aver realizzato il gol del nuovo vantaggio - dovrebbe essere quello di proteggere l'area di rigore. Il mancino gigliato coglie impreparato il gioiellino polacco di Sarri, visibilmente istintivo, impossibilitato nella rincorsa a raggiungere il fuggitivo con il pallone: il mancino, il bacio al palo, due pari. Anche l'ingresso di Allan non sortisce gli effetti sperati: è sempre dalla stessa zona di campo che Bernardeschi sale al proscenio, pennellando per Zarate a dieci minuti dal termine. Il resto, difficilissimo, lo fa l'argentino. Il Napoli sembra crollare.
Il moto d'orgoglio - Niente affatto. Con estrema difficoltà, come nello scalare una montagna, gli azzurri ce la mettono tutta per agguantare un pareggio in fin dei conti meritato nel bilancio complessivo dell'incontro. Il guizzo è quello del solito Mertens, abile nell'approfittare di una clamorosa disattenzione di Salcedo in fase difensiva. La Fiorentina recrimina per i suoi errori, il Napoli pure. Nel frattempo Gabbiadini saluta a modo suo, con freddezza glaciale, il pubblico partenopeo che da sempre lo ha sostenuto. Il rigore è un macigno per la viola, un raggio di sole nell'oscurità della ripresa per i viaggianti. In fin dei conti, per come si era messa la gara, sicuramente un punto guadagnato, anche se Sarri ed i suoi non possono reputarsi soddisfatti per il modo in cui hanno sperperato due volte il vantaggio e non chiuso quando si poteva la contesa.