Il Napoli nelle ultime settimane assomiglia sempre di più ad un treno ad altissima velocità che continua inarrestabile la sua corsa, distruggendo tutti gli ostacoli che gli si parano davanti con una facilità a tratti disarmante, con dimostrazioni di superiorità anche nei confronti di squadre di un certo livello (Inter e Torino su tutte) che a tratti fanno davvero venire il dubbio su chi sia effettivamente la squadra più forte in Italia. A fare le spese del momento magico degli azzurri è stato, nell'ultimo turno di campionato, il Torino di Sinisa Mihajlovic, reduce da due battute d'arresto consecutive, compresa la bruciante sconfitta rimediata nel derby. Gli errori tattici commessi in fase di preparazione della partita sono stati evidenti, sia nella scelta degli uomini (Valdifiori e Baselli su tutti) che nella strategia di gara, che si è rivelata completamente inadatta ed incapace di contrastare in alcun modo le offensive degli uomini guidati da Sarri e da un Mertens formato Maradona. Non devono ingannare le tre reti messe a segno, tutte dovute ad errori del Napoli (ed anche arbitrali) quando la partita era ormai abbondantemente in ghiaccio (ossia dal ventiduesimo minuto del primo tempo). E' possibile avere una visione più dettagliata e completa di quanto accaduto domenica sul manto erboso del S.Paolo osservando le azioni che portano ai gol del Napoli, combinazioni di ispiratissime giocate individuali e di squadra, e, va detto, anche di errori grossolani di lettura ed interpretazione delle varie situazioni di gioco da parte dei giocatori del Torino, con il centrocampo granata sul banco degli imputati.

Già nei primi minuti di gioco l'atteggiamento del Torino, che a prima vista potrebbe sembrare propositivo e impertinente, sembra essere quello sbagliato: squadra spaccata in due con un centrocampo sfilacciato e larghissimo in ampiezza in fase di non possesso. In particolare i tre uomini della mediana granata (l'ex Valdifiori, il capitano Benassi ed il giovane Baselli) appaiono in affanno sin dai primissimi minuti, messi quasi in imbarazzo nei duelli individuali (Jorginho - Valdifiori, Hamsik - Benassi, Zielinski - Baselli). L'azione del primo gol nasce da uno degli schemi preferiti del Napoli da calcio d'angolo: lo scambio corto tra due uomini nei pressi del vertice dell'area di rigore ed il taglio di un uomo in area che sfrutta i blocchi degli altri compagni. L'azione del Napoli scorre però sin troppo fluida, a testimonianza di come la complicità degli uomini del Torino sia sin troppo elevata. Tre uomini in particolare peccano di eccessiva pigirizia: Ljajic e Valdifiori (che tali schemi dovrebbe conoscerli bene...) che non leggono la possibilità di scambio fra i due uomini (Ghoulam e Callejon) nei pressi della bandierina, e Barreca che si lascia scappare troppo facilmente Mertens dalla marcatura, complice anche un buon blocco portato da Chiriches (niente di trascendentale, comunque). La rabbia di Mihajlovic dopo il gol è evidentissima, data l'attenzione dedicata a questa specifica situazione di gioco durante la settimana. Il peggio, però, deve ancora venire.

 Tempo cinque minuti ed il Napoli raddoppia su calcio di rigore, trasformato da Mertens con estrema freddezza e determinazione. L'azione che porta al penalty mette in mostra diversi aspetti chiave della partita: l'incapacità della difesa di tenere Mertens, ed in particolare l'inadeguatezza di Barreca nella marcatura di Mertens e Callejon, e, soprattutto, l'incredibile voragine che si crea fra centrocampo e difesa a seguito di un banale (mica tanto, quaranta metri di sventagliata tesa) cambio di gioco di Insigne. Baselli e Benassi sono troppo vicini fra di loro e soprattutto sono distanti anni luce dalla linea difensiva. Troppo bassi i difensori o troppo alti i centrocampisti? La risposta potrebbe risiedere nel mezzo. I granata avevano preparato la partita cercando di aggredire altissimi i portatori di palla, con un pressing però sempre molto sterile e male accompagnato. I centrocampisti avevano il compito di formare la seconda linea di pressione, dopo quella fornita dagli attaccanti (anche loro troppo svagati, eccezion fatta per Belotti). Compito portato avanti malamente e senza curarsi della posizione dei difensori, costretti spesso a rimanere molto bassi per paura di concedere la profondità a giocatori brevilinei come Mertens e Callejon. Nella figura sottostante si vede in particolare come ad Hamsik e Callejon siano concesse praterie senza alcun controllo, inammissibile se si vuol portare via punti preziosi dal S.Paolo contro questo Napoli.

  Quattro minuti dopo la situazione si capovolge completamente, sintomo di una partita preparata male e giocata ancora peggio come approccio e come lettura delle trame offensive avversarie. Su una palla scambiata rapidamente a centrocampo, con conseguente cambio di fronte, il centrocampo, prima distantissimo dalla difesa, collassa sui quattro uomini del reparto arretrato. Quando la palla arriva sui piedi di Callejon, nessun giocatore del Torino esce in pressione (Baselli e Barreca, ancora una volta, troppo pigri), concedendo quindi una facile conclusione allo spagnolo: sulla respinta, Mertens insacca nonostante l'intervento eroico di Rossettini (che però è lo stesso uomo che si fa bruciare ad inizio azione da Mertens non seguendolo nel taglio verso la porta, assieme a Moretti). Male il Torino, è vero, ma bene, benissimo il Napoli, che con un giro palla velocissimo e con dei movimenti degli attaccanti e delle mezz'ali di altissima scuola manda letteralmente al manicomio i giocatori in maglia granata. Giusto quindi rimarcare gli errori del Torino ma altrettanto giusto ammettere che la squadra di Maurizio Sarri nei primi quarantacinque minuti gioca un calcio stellare, il migliore in Italia e forse il migliore in Europa.

Nel secondo tempo la musica cambia leggermente, con il Toro ferito e desideroso quantomeno di mostrare uno scatto d'orgoglio, ed il Napoli ormai appagato e sicuro di portare i tre punti a casa. Mihajlovic toglie dal campo Valdifiori, ex non troppo rimpianto dalle parti di Castelvolturno, a quanto pare a giusta ragione, per inserire Lukic, decisamente più dinamico e meno geometra dell'ex-Empoli. Il gol di Belotti sembra riaprire almeno parzialmente i giochi, e Mihajlovic si gioca il tutto per tutto inserendo Maxi Lopez per De Silvestri passando ad un offensivissimo 4-2-4. Il Napoli, risvegliatosi dopo il gol subito, decide quindi di pigiare di nuovo sull'acceleratore e rimette subito tre gol di distanza grazie alla poderosa sgroppata coast to coast di Chiriches ed all'assist (il secondo della partita) al bacio di Callejon. Nell'istantanea successiva la cosa che colpisce di più è il movimento del centrale rumeno, da puro centravanti, che, resosi conto dello spazio occupato sulla corsia di destra da Callejon, decide prontamente di buttarsi in mezzo, lasciando campo libero allo spagnolo e raccogliendo comodamente il cross da depositare in rete con un semplice tocco. Movimento da centravanti puro (Ah, Gabbiadini...), chapeau. Ancora una volta male Barreca, al netto dell'incredibile bravura di Callejon di attaccare lo spazio alle spalle degli avversari e degli schemi completamente saltati a partire dalla metà della seconda frazione di gioco. Male anche Rossettini, che guarda Insigne solo da lontano, non seguendone il taglio, e, soprattutto, distante oltre dieci metri dal compagno di reparto.

Il Toro, dopo il gol subito, reagisce ancora ed ancora, trovando il gol grazie alla collaborazione di Reina prima, che si lascia scivolare un pallone a due metri dalla linea di porta messo poi in rete da Rossettini (che commette però nettamente fallo), e Albiol poi, che commette un ingenuo fallo in area di rigore regalando il penalty trasformato poi dal neo-entrato Iago Falque, cui è stato preferito Zappacosta (uno dei meno peggio nelle file granata) nell'insolito ruolo di esterno offensivo.

In mezzo, la prodezza assoluta di Dries Mertens. Quasi offensivo dire che il taglio di Callejon liberi lo spazio necessario al folletto belga per andare ad infilarsi nello spazio da cui si inventa un pallonetto la cui traiettoria era impensabile al 99% dei presenti allo stadio. Un campione, del resto, è anche questo. Vede cose che i comuni mortali possono solo immaginare. 

Il Napoli così centra il terzo successo consecutivo e si porta a -1 dalla Roma sconfitta nell'anticipo del sabato a Torino, sponda Juve. Tra quarantott'ore la sfida del Franchi contro una Fiorentina ferita ed un Sousa imbufalito con i suoi e con la classe arbitrale. Ripetersi è la parola d'ordine: la cosa più difficile da fare su un campo da calcio quando si gioca a questi livelli.