Il Napoli è tornato. La squadra di Sarri, alla vigilia del mese probabilmente più importante della stagione, crocevia forse ultimo per decretare le fortune - o meno - ed il destino dei partenopei nella seconda metà di stagione, si è ritrovata nelle sue certezze, nelle sue bellezze e nelle proprie idee, riscoprendo finalmente il piacere di segnare e divertirsi, senza incupirsi al primo soffio di vento contrario. Quattro vittorie consecutive, una più importante dell'altra: vincere aiuta a vincere, certamente. I due gol nei primi minuti del match contro l'Inter hanno dato ossigeno e nuova linfa alla squadra napoletana, che da allora non si è più fermata nè voltata alle spalle. 

Testimonianza ultima ne è la gara di ieri, del San Paolo, contro il Torino di Sinisa Mihajlovic. Squadra ostica e temibile quella granata, scesa però in Campania con la coda tra le gambe, con la voglia e l'intento di non fare la gara e provare a ripartire in velocità provando a mischiare le carte. Ljajic spaesato, spesso ombra di se stesso nel vagare senza meta in mezzo al campo; Belotti isolato davanti, senza appoggio nè sostegno; Zappacosta un pesce fuor d'acqua sulla corsia di destra avanzata. Insomma, il Torino, così come fatto da Inter, Benfica e Cagliari, ha teso gentilmente la mano al Napoli, che però rispetto al mese scorso, non si è fatto pregare per chiudere ed archiviare la pratica da grande squadra. 

La mente è sgombra, lo si vede nel fraseggio: corto, efficace, costante. Un rullo compressore, come nelle giornate migliori. Anzi no, ancor meglio. Il Napoli che scende in campo contro i granata è uno dei migliori mai visti da un anno e mezzo di gestione Sarri a questa parte. La prima mezz'ora è un piacere per gli occhi, inebriante il possesso palla, ariosa la manovra, che trova sfogo nel folletto venuto dal Belgio con tanto furore in corpo: Mertens si veste da Higuain, rifinendo tutti gli schemi cuciti sulle spalle dell'argentino da Maurizio Sarri. Prima da calcio d'angolo, sfruttando il consueto taglio nell'area sgombra; poi realizzando il rigore da lui stesso procuratosi su altrettanto solito lancio dalla sinistra di Insigne; infine, di rapina, da centravanti puro, di razza. Nella gara del belga c'è la voglia, la rabbia, la cattiveria agonistica di imporsi oltre che di confermarsi.

Una volta in controllo, la gara sembra scivolare addosso ai padroni di casa con facilità e presunzione, quella positiva, del più forte che gestisce a piacimento il vantaggio. L'effetto però svanisce con il passare dei minuti, con l'avvento dell'intervallo che rompe una sorta di incantesimo fatato che inebria le menti di tutti i presenti. Il Napoli si affloscia, forse già guardando all'impegno di giovedì sera contro la Fiorentina. Affiorano nuovamente i mali della squadra spesso sottolineati da Sarri: il Napoli, a ritmo basso, non sa giocare. Dimentica tutto ciò che è nelle proprie corde, si abbassa tremendamente nella propria trequarti, allungandosi senza quasi mai risucire ad uscire dal proprio fortino. Le disattenzioni individuali sono la conseguenza di questo atteggiamento remissivo, passivo, dal quale il Torino prova a trarne beneficio. 

Non stavolta. La rimonta viene frustrata ancora una volta dall'irruenza e dall'impeto della discesa di Chiriches prima e, soprattutto, dal genio e dall'estro di Dries Mertens. I granata ospiti mettono due volte in agitazione il pubblico di casa, che si può solo inchinare all'idolo fiammingo che a metà ripresa si inventa una prodezza degna dei fuoriclasse. E' la ciliegina sulla torta ad una settimana di piena onnipotenza tecnica e soprattutto mentale: prima a Cagliari, poi contro il Torino, Mertens ha messo in mostra tutto il suo potenziale, mettendo a bersaglio sette gol in appena 180 minuti. Tuttavia, non sono queste magìe a far passare inosservati i tre gol subiti per mancanza di concentrazione. Soprattutto a Maurizio Sarri.

Un aspetto da migliorare e perfezionare se si vuole fare il definitivo salto di qualità ed avvicinarsi ulteriormente alle migliori squadre d'Europa. In vista dell'ultima gara dell'anno solare, il tecnico toscano serrerà le fila in settimana, lavorando ancora sull'atteggiamento della ripresa e sottolieando l'importanza di chiudere degnamente il 2016. A Firenze, il Napoli si gioca il terzo posto in classifica, nella speranza che l'inerzia e l'entusiasmo possano spingere i partenopei ad un'altra serata di calcio spettacolo.