Probabilmente in pochi ad inizio campionato, avrebbero immaginato una Lazio, reduce da una stagione sicuramente non all'altezza delle aspettative, avanti al Napoli in classifica dopo undici partite, seppur con una sola lunghezza di vantaggio. Tutto ciò testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto il calcio sia sempre pieno di sorprese e, quindi, quanto sia difficile fare pronostici sulla base di qualche amichevole precampionato. Undici giornate di calcio giocato, allo stesso modo, di certo non sono sufficienti per trarre delle conclusioni definitive sull'operato di una squadra e di una società, ma sicuramente offrono la possibilità di giudicare con un minimo di criterio il lavoro svolto nei primi tre mesi (quasi) da allenatori, giocatori e dirigenti.
Ed il giudizio sulla Lazio, in tal senso, non può che essere estremamente positivo. Trascinata dai gol di Ciro Immobile, grande rimpianto di mercato dei tifosi partenopei, la squadra di Inzaghi si è issata sino al quarto posto in classifica, non senza qualche rimpianto, considerati i pareggi sanguinosi contro Bologna e Torino e la sconfitta immeritata all'Olimpico contro la Juventus. L'umore in casa biancoceleste è alle stelle e per questo motivo le possibilità di fare bene in casa del Napoli sono più concrete che mai, nonostante i cinque gol presi poco più di un anno fa al San Paolo. Ma era un altro Napoli, e, soprattutto, era un'altra Lazio.
Lazio che, oltre ai gol di Immobile, si è scoperta ancor di più dipendente dalle giocate, i dribbling, i gol, l'estro ed i cross delle sue due ali di ruolo: Keita Balde e Felipe Anderson, entrambi rivitalizzati dopo periodi molto negativi (causa gravi frizioni con la società del primo, involuzione e questione Olimpiade del secondo). Keita, a dire il vero, nel 3-5-2 di Inzaghi, viene utilizzato come seconda punta al fianco di Immobile, almeno sulla carta. I movimenti e le giocate, fatte di continue accelerazioni su entrambe le corsie laterali alla ricerca o del compagno libero o della conclusione verso lo specchio della porta, fanno ad ogni modo parte del repertorio di un vero e proprio attaccante esterno, che utilizza la sua incredibile velocità per prendere d'infilata la retroguardia avversaria, creando superiorità numerica da sfruttare al meglio.
Ciò che è cambiato sicuramente, rispetto alle ultime due stagioni, è invece il lavoro di Anderson, costretto, come esterno destro nel centrocampo a cinque, a compiti difensivi oltre che offensivi. Mansioni che, però, non solo non hanno minato la capacità di fare male alle difese avversarie, considerato che il brasiliano ad oggi è il giocatore con il maggior numero di dribbling riusciti in campionato e può vantare il bottino di 1 gol e 4 assist, ma che hanno anche amplificato il raggio d'azione e l'intelligenza tattica del ragazzo classe 1993.
A Maurizio Sarri lo sgradito compito di studiare le contromisure per tale sistema offensivo, terzo attacco del campionato, con 22 reti siglate, 2 in più dei partenopei. Il piano tattico di Inzaghi appare chiaro: densità a centrocampo e ricerca dell'ampiezza, con centrocampisti (Parolo su tutti) pronti ad inserirsi negli spazi così creati. Con Biglia che torna in cabina di regia per velocizzare le operazioni nella zona nevralgica del campo.
Ancora una volta toccherà a Ghoulam avere a che fare con un cliente scomodo, dopo Salah e Cuadrado. Il terzino algerino, reduce dalla disastrosa notte di Torino, dovrà cercare di arginare le sgroppate di Felipe Anderson e, soprattutto, di spingere quanto più possibile per tenere molto basso il brasiliano nella metà campo opposta. Lavoro di gamba e concentrazione, che sarà richiesto anche a Koulibaly, il cui compito principale consisterà, con buona probabilità, nel chiudere gli spazi che si apriranno sull centro-sinistra della difesa azzurra, in modo da stringere velocemente sugli inserimenti di Keita, che predilige quella zona di campo in particolare, proprio per le praterie che si creano grazie al lavoro di Anderson. All'altro centrale, che sia Maksimovic o Chiriches, il compito, non semplice, di tenere a bada lo scatenato Ciro Immobile dell'ultimo periodo. Ad Elseid Hysai toccherà invece la marcatura di Senad Lulic, autore già di due reti, i cui inserimenti in zona centrale non devono essere quindi assolutamente sottovalutati.
E' dalla fase difensiva, ora più che mai, data l'assenza di centravanti e con un Gabbiadini che appare ancora lontano dalla forma migliore, che il Napoli deve ripartire dopo la sconfitta di Torino, tenendo altissima la concentrazione dopo la miriade di errori individuali che nell'ultimo mese sono costati tanti punti. La squadra sul piano del gioco è apparsa in forma anche nell'ultima uscita ufficiale, martedì in Turchia contro il Besiktas, ma contro questa Lazio, che non perde da cinque partite e che precede in classifica gli azzurri, servirà qualcosa in più. Sarri, e la squadra tutta, ne sono consapevoli.
Il tempo per i passi falsi è quasi del tutto esaurito, sia in campionato che in Champions. Si attendono risposte, già da questa sera. Perchè il calcio, spesso, non aspetta ed è tempo per il Napoli di tornare a volare.