Ancora uno screzio, una frattura. Diversi modi di vedere, interpretare e reagire ad un episodio. Attacca Maurizio Sarri, forma mentis del tecnico sul terreno di gioco e non solo, vittima nel post gara di Marassi di due furti e di una notevolissima dose di rabbia e frustrazione. La delusione è evidente, la tensione sebbene fossimo soltanto alla quinta giornata è palpabile. Difende, stavolta, Aurelio De Laurentiis. Strano alquanto, soprattutto per l'indole e la natura di un personaggio che in dieci anni e poco più di presidenza del calcio a Napoli si è messo in luce spesso per le critiche, aspre e feroci, a tutto e tutti, che per lo spegnere il fuoco.
Si veste da pompiere, il numero uno partenopeo, mitigato forse dalla bonaria aria della Cina, chissà. La confusione regna sovrana, nei post partita come nella valutazione oggettiva di un mercato, che per una fazione è florido e rigoglioso, pronto all'uso, per l'altra sponda soltanto in parte efficace, sebbene sicuramente futuribile. La coperta è inevitabilmente corta, con le parti in causa che cercano quasi irrimediabilmente di coprirsi a propria volta senza mai trovare un punto d'incontro - un direttore sportivo (?) - che sappia riunire tutti sotto lo stesso tetto. Utopia. Una cosa però è certa: laddove il Napoli continua ad essere e mostrarsi latente, è nella struttura societaria, non intesa come nella figura del presidente stesso o di qualche altro personaggio (semmai esistesse, perché Giuntoli di fatto tratta soltanto di mercato a scena muta) ma in una comunione di intenti che raramente, tra mercato, vedute e organizzazione è stata messa in mostra. Ciò che ne deriva è caos, se non totale, quasi.
Il Napoli, ad oggi, è questo. Il comunicato stampa del patron De Laurentiis - di per sè difficilmente confutabile e contestabile - rappresenta però un forte messaggio, a distanza, di sdegno al focoso tecnico toscano, anch'egli difficilmente criticabile per l'operato fin qui svolto sul campo, con i giocatori, con i risultati, molto meno per la poca lucidità ogni qual volta si presenta davanti alle telecamere quando determinati episodi condizionano i risultati della sua squadra. Si è passati rapidamente dalla mancata presenza di Sarri nel post partita a Pescara, nascondendosi dietro la molteplicità di impegni e l'incompatibilità di orari, allo sfogo a cielo aperto del Ferraris. Principi contraddittori. Una squadra che studia da grande, per diventarlo, ha bisogno di un supporto, di spalle forti, di un sostegno alle spalle che oggi, la società Napoli non può garantire alla squadra. E' fisiologico, altrettanto innegabile.
Se la squadra sul campo vola, trascinata sì dalla gestione impeccabile di De Laurentiis finanziariamente e dalla sagacia tattica e dal potere delle idee sarriane, fuori dal campo è costretta a vedersi ritorcere spesso contro tutti i mali che non sempre l'insieme dirigenziale riesce a sostenere e sbrogliare. Il Napoli le spalle le ha piccolissime, fragili, senza passato, senza quel callo e quella malizia che permetterebbero a dirigenti e presidente di fare il definitivo passo verso la consacrazione a trecentosessanta gradi, rendendo meno difficile anche la vita della squadra, non in campo durante le partite (lungi da noi parlare di dietrologia e complottismo) bensì nell'armonia di un gruppo che potrebbe essere minata dalle polemiche e dalla diversità di vedute al di fuori dal manto erboso.
Sarri invoca aiuto, lasciato solo nel mare di squali. Richiesta più che legittima, che De Laurentiis non ha accolto mantenendo stavolta il punto su una questione scabrosa e rovente alquanto. "Maurizio, questo è il gioco, questo è il nostro giocattolo, proviamo a fare il massimo con quello che ti ho messo a disposizione": discorso altrettanto legittimo, ma difficilmente accettabile da chi vive il campo da dentro, con ansie, tensioni e paure di fallire e vedere andare in fumo una vittoria per alcuni episodi contrari. E' il gioco delle parti. Dentro di sè, il toscano ribolle, all'idea di dover scendere ancora una volta in campo senza scudo, inerme. Così, però, non si può andare avanti. I panni sporchi si lavano in famiglia, non davanti a tutti. Per il bene del Napoli e di quel giocattolo che deve restare lucido e scintillante senza alcuna opacità.