Sabato dieci settembre duemilasedici, Palermo - Napoli. Lorenzo Insigne deve aver segnato in rosso questa data sul suo personalissimo calendario, consapevole dell'importanza che la trasferta siciliana può rappresentare per il suo futuro e per la sua annata. Seppur agli albori di questa stagione, reduce da un campionato strabiliante e da un'ottima partecipazione anche all'Europeo francese, l'inizio del Magnifico è stato tutt'altro che esaltante: abulico nelle amichevoli estive, apatico e deconcentrato a Pescara, in panchina nella prima casalinga contro il Milan, dimenticato dal nuovo corso di Giampiero Ventura complici le scelte tattiche del neo commissario tecnico che difficilmente lo vedranno protagonista con la maglia dell'Italia.
Dal Paradiso all'Inferno, o quasi, senza passare dal Purgatorio. O forse si. La lunga estate rovente di Lorenzo il Magnifico da Frattamaggiore sembra assomigliare sempre più ad un incubo, dal quale il giovane attaccante partenopeo classe 1991 non è riuscito, per ora, a svegliarsi. Motivo per il quale, dopo le tantissime polemiche legate ad una richiesta di rinnovo del contratto fin troppo grande - e nel momento peggiore possibile - per le sue eccelse qualità tecniche, il nativo della periferia napoletana è chiamato al riscatto, in campo prima che fuori. Una scelta che, a posteriori, si è ritorta immediatamente contro il venticinquenne azzurro. Maurizio Sarri lo sa, è ben consapevole sia del momento che sta passando il suo ragazzo, che soprattutto della possibilità che sabato portebbe essere lui - sfruttando anche la partenza di uno scatenato Mertens verso il Belgio - il titolare contro i rosanero.
Occasione immediata, quindi, per un pronto riscatto sul campo, dove conta di più. Insigne scalpita. Il Napoli lo aspetta, Sarri lo aspetta, a braccia apertissime, in attesa che la testa e la concentrazione tornino al loro posto. Due settimane di relativo riposo, nella quiete di Castel Volturno, potrebbero aver avuto l'effetto di un tranquillante su un toro imbufalito per le vicende che lo hanno travolto negli ultimi mesi. Si è già rialzato, Lorenzo, una prima volta, da quell'infortunio tremendo che al Franchi di Firenze lo mise ko per circa un anno. Stavolta è diverso. La differenza deve farla la testa, con umiltà e rinnovato spirito di sacrificio. Ciò che dovrebbe scattare dentro di sè è una molla prettamente mentale, ancor prima che fisica, condizione necessaria e fondamentale per dimenticare gli aspetti legati al contratto, ai soldi, alla fama, in favore di quel che conta maggiormente, per lui e per la sua carriera. Il campo.
Animo, Lorenzo. E' il momento di tornare Magnifico.