Un silenzio assordante, ancora una volta, che accompagna la terza sconfitta consecutiva in esterna di una squadra che lontana dal San Paolo stenta a ritrovarsi. Udine prima, con annesse polemiche e frustrazioni, San Siro sponda Inter in seconda battuta, la Roma, infine, per far crollare (quasi) il morale non esattamente alle stelle del Napoli di Maurizio Sarri. Non basta la migliore prestazione delle ultime tre uscite in esterna dei partenopei; non basta il ritorno di Higuain; non basta una versione degli azzurri con il freno a mano per tornare alla vittoria, ma anche per ottenere un pareggio che in ottica secondo posto sarebbe stato oro colato.
Nainggolan come Zaza allo Juventus Stadium. Due gol beffardi, per esecuzione e per assonanza cronologica, arrivati allo scadere del match, quando tutto sembrava oramai tramandato agli annali come un altro 0-0. Come a Torino, invece, il calo di concentrazione che denota immaturità e paura. Il Napoli non è pronto, forse, al definitivo salto di qualità e, soprattutto di mentalità: la compagine partenopea, tuttavia, ci ha provato, nel corso della ripresa, a far paura ad una Roma crollata sotto il punto di vista fisico, ma mai da quello morale. L'animus pugnandi della compagine giallorossa è quella del guerriero che c'è in panchina, di quello che sveste la pettorina a dieci dal termine e con il sol pensiero cambia volto al match.
Totti, seppur da attore non molto protagonsta stavolta, scuote l'ambiente, consegna la sterzata decisiva al match, rinvigorendo pubblico di casa e compagni di squadra. Il talismano funziona ancora, irretendo la retroguardia del Napoli, impeccabile fino a quel momento: Albiol e Koulibaly sono protagonisti di una gara encomiabile, ma come già accaduto a Torino, anche rei dell'unica sbavatura che vale il match ed i tre punti. Troppo lo spazio concesso a Salah, che pone sul piatto destro del belga la sfera per il vantaggio. Crolla il Napoli, sommerso da due gol che hanno il sapore dello scherno, altresì indice dell'essere una squadra incompiuta, sia nella rosa che a livello dirigenziale.
Proprio questo uno degli aspetti che ha condizionato, dalla trasferta di Udine ad oggi, le settimane di vigilia e post gara del Napoli, con Sarri ed i calciatori ipoteticamente protetti da un silenzio stampa che invece ha soltanto logorato l'animo della squadra. A chi ha fatto bene questa situazione di mutismo non è dato saperlo, ma di certo non ha fatto altro che alimentare polemiche, rabbia e frustrazione nella testa di una rosa che non ha saputo tramutare quella energia in carica positiva, soprattutto senza la spinta del catino di Fuorigrotta. Come già accaduto in passato la società si è celata dietro ipocrisie e nevrastenie, che non hanno contribuito alla serenità dell'ambiente, rischiando di compromettere una stagione a dir poco esaltante.
Adesso il fattore San Paolo sarà decisivo per consolidare il secondo posto dall'attacco della Roma: Atalanta dell'amico Reja prima, Frosinone quasi retrocesso in ultima battuta. In mezzo la trasferta di Torino sponda granata, con gli uomini di Ventura già in vacanza da tempo. Nove punti alla portata del Napoli, di quello brillante visto fino ad un mese fa: risollevarsi però dalle ceneri dell'Olimpico di Roma sarà dura. Ennesimo banco di prova e di maturità per una squdara che non riesce proprio a fare l'ultimo passo verso la definitiva consacrazione.