La pausa per le Nazionali è il momento giusto per riordinare le idee e perché no, prendersi anche qualche ora di riposo da media e riflettori. Vincenzo Montella, invece, ha deciso di non staccare la spina nemmeno per un secondo, concentrato su quello che fino ad oggi è stato il cammino della Sampdoria sotto la sua gestione. 
Per il tecnico partenopeo non è un annata facile, con i problemi di una Samp ancora poco abituata al gioco palla a terra, rapido e dinamico dettato da Montella. Ferrero però, grande fan dell'Aeroplanino, ha sempre difeso il suo allenatore anche nei momenti più bui, come accaduto domenica scorsa dopo il ko interno con il Chievo. 

Quello della fiducia è un aspetto fondamentale, anche se, per Montella la voglia di fare questo mestiere è il primo e decisivo passo: "Un allenatore ha sempre voglia di allenare, anche quando sa di poter incontrare difficoltà." - Ribadisce Montella, invischiato con la Doria in piena lotta salvezza. Per il tecnico che in passato ha vestito la maglia blucerchiata, quella di tornare sotto la lanterna è stata una scelta di cuore: "Sono tornato per la passione che provo verso la Samp, l’entusiasmo del presidente e la convinzione che qui si potesse costruire qualcosa di importante. Il cammino, fino a ora, è stato per certi versi disastroso" - ammette Montella, - "ma sono ottimista perché sono arrivati segnali molto incoraggianti. Ho un’esperienza in più nel mio bagaglio di allenatore. Penso che i fatti insegnino più delle parole. Le cose le devi vivere, emotivamente, per far si che ti lascino qualcosa. Nulla viene per caso. Probabilmente questa squadra, me compreso, ha bisogno di trovarsi con l’acqua alla gola per esprimersi al meglio. Quando superiamo degli ostacoli subentra, a livello inconscio, un rilassamento che porta agli errori".

Nella lunga intervista rilasciata alla rosea, il tecnico calcisitcamente cresciuto in Toscana, affronta anche un aspetto chiave della sua carriera, da giocatore e successivamente da allenatore: "Ero ancora calciatore. Mi allenavo al massimo anche se giocavo poco. Quando disputavo una partita da titolare, il giorno dopo avevo dolori muscolari ovunque. Mi chiedevo perché visto che mi allenavo bene. Da lì mi sono documentato, ho letto, sono finito in una sfera di conoscenze e non ne sono più uscito". Poi continua rivelando alcune delle conoscenze che assieme allo staff tecnico della Samp e in precedenza della Viola, Montella ha potuto testare in prima persona: "Intensità? Qualcuno racconta favole. Cos’è l’intensità? Come si misura? Chi ha detto che per avere più intensità occorra correre di più o più veloce? Tutto è relativo. Noi monitoriamo i dati di tutte le partite, e in questi anni ho notato che per giocare bene devi correre meno dell’avversario. Secondo me all’estero vanno più forte perché si allenano meno. Non rischiano l’overtraining, fanno più partite e meno allenamenti, sfruttando un impegno nervoso minore del nostro. Gli altri, insomma, vanno più forte perché si allenano in maniera diversa, non perché giocano in maniera diversa".

Per Montella e per la Sampdoria però, questo non è il momento di sperimentare, per questo l'allenatore della Samp andrà avanti con la propria idea di gioco: "Ho due occhi, con uno guardo avanti, con l’altro dietro. Sappiamo che dovremo ancora lottare, che dobbiamo migliorare e che abbiamo bisogno di punti, ma devono arrivare attraverso una filosofia di gioco. Spiegatemi l’equazione: per fare punti salvezza non bisogna giocare bene. Io non sposo questa idea perché non la capisco. Qui ci si fa prendere troppo dagli ultimi eventi. Bisogna essere più razionali e lucidi. Sono ottimista perché vedo la realtà, e quella è costituita da ragazzi coesi, uniti e consapevoli delle difficoltà. Se guardo gli altri, poi, sono sicuro che ci siano squadre più in difficoltà di noi".
In chiusura, Montella affronta l'argomento Fiorentina, prossima avversaria della Samp, dopo la pausa. Per il tecnico di Napoli sono stati anni importanti, difficili da dimenticare: "Sono sereno, con un po’ di curiosità e con piacere. Quelli di Firenze sono stati tre anni bellissimi in cui sono cresciuto come allenatore. Ho ricevuto tantissimo e dato altrettanto. Penso di aver lasciato qualcosa. Diciamo che siamo 50 e 50"