Il sapore dell'eliminazione è amaro, inevitabile venga preso in altro modo, sebbene 180 minuti giocati a testa alta e petto all'in fuori. Il Napoli non riesce nell'impresa di ribaltare lo 0-1 del Madrigal contro il volitivo e coriaceo Villarreal che, come prevedibile, arriva al San Paolo nel tentativo di imporre il classico credo del catenaccio e contropiede: linee strette, ordinate e sempre perfettamente messe in campo, contropiedi fulminei che provano a cogliere di sorpresa la retroguardia azzurra. Il canovaccio riesce solo a metà, con l'attacco degli iberici che vedrà pochissimo la palla per tutta la durata del match. La squadra di Sarri scende in campo con il piglio giusto, con la voglia di ribaltare la situazione dell'andata, frutto di un lampo a fine gara. 

Le mentalità espressa dagli azzurri è quella giusta, perché altrimenti non si spiegherebbe in altro modo la produzione offensiva della compagine di casa nei primi minuti: Hamsik la sblocca dopo un quarto d'ora, prima che Mertens, Insigne ed un Higuain ancora sbiadito e lontano dalla miglior condizione psico-fisica sprechino le innumerevoli occasioni create. Il Napoli attacca e lo fa con costrutto, seppur senza lucidità. Quello che manca alla squadra di Sarri in questo periodo è soprattutto questo aspetto, anche se il Capitano slovacco, forse pungolato fin troppo preventivamente nelle passate settimane, prende per mano i suoi con le giocate giuste nel momento di maggiore difficoltà degli altri attori. 

Hamsik crea i presupposti per la superiorità sull'esterno, all'occorrenza con Mertens ed Insigne e sfruttando le molteplici sovrapposizioni di Strinic sull'out mancino. Il Napoli sfonda bene la linea Maginot del Villarreal, anche se Areola non è mai costretto all'intervento causa dell'imprecisione e della mancanza di quel barlume di lucidità che non permette agli interpreti di trovarsi a meraviglia come un mese fa. Ci sono delle istantanee che raffigurano spesso alla perfezione il momento di una squadra, e la prima del Napoli di questo momento arriva dalla sfida contro il Sassuolo: Higuain effettua il movimento in area alla perfezione per liberarsi sul cross di Hamsik; il piatto per il gol è solo la perfetta conclusione ad un'azione perfetta. Ieri, invece, sullo stesso tipo di situazione il Pipita si faceva trovare spesso in ritardo, chiuso dalle impeccabili e precise diagonali di Ruiz o dal posizionamento di Musacchio sul primo palo. 

Dallo sciupio di queste azioni sono scaturite le lamentele del centravanti argentino che, dopo qualche mese di tranquillità e serenità che ne aveva caratterizzato il periodo prolifico, è tornato a sbuffare e sbraitare vistosamente con compagni, arbitro, oltre che se stesso. La fatica, lo stress, la pressione e la mancanza di risultati, di squadra come personali, ottunde le facoltà cerebrali, ed Higuain sta dimostrando un anno dopo di essere ricaduto di nuovo in quel tunnel. Tuttavia, rispetto a quella squadra di Benitez, il Napoli sarriano è vivo e vegeto e lo dimostra con gli altri interpreti che non si fanno condizionare dall'atteggiamento di alcuni compagni ma procedono ed insistono nel macinare gioco: Valdifiori è impeccabile in cabina di regia, Hamsik lo è altrettanto tra le linee, Mertens, seppur troppo egoista in certe occasioni, sfiora il raddoppio ripetutamente. 

Il peccato del Napoli di queste due settimane risiede in questo aspetto: la mancanza di cinismo impedisce ai partenopei di togliersi la scimmia dalla spalla e di guardare al secondo tempo con tranquillità. Inoltre, come spesso accade, al primo soffio di vento la capanna cade, non senza intervento di agenti esterni: la traiettoria beffarda di Pina è l'ennesimo momento che immortala nel miglior modo le difficoltà del Napoli. La reazione, anche se tutto lasciava oramai presagire l'eliminazione, è però ancora una volta encomiabile e servono due miracoli di Areola su Insigne e Mertens al Villarreal per scacciare l'incubo della rimonta e dell'assedio finale. L'ultima istantanea della gara arriva, ancora una volta, da Higuain: Mertens lo libera involontariamente in area grazie ad un rimpallo, il Pipita arriva come peggio non si potrebbe sulla sfera, con gli occhi spenti, col passo lungo e col fiatone, risentendo probabilmente di tutte le scorie di una partita (forse anche di quelle precedenti con Juve e Milan nella mente) di sacrificio e frustrazione.

La postilla quasi finale va, doverosamente, nei confronti di Manolo Gabbiadini (ed in maniera indiretta ovvialemte anche a Maurizio Sarri): possibile che un calciatore con quella media realizzativa e con quelle doti balistiche dalla distanza non potesse risultare utile sia tecnicamente che tatticamente contro una difesa arroccata e chiusa nella propria trequarti (vedi anche il Milan)? Si sentiva così tanto la necessità di snaturare a turno i Mertens e gli Insigne, alquanto pesci fuor d'acuqa sull'out di destra? Era così importante badare alla fase difensiva quando c'era da guardare al passaggio del turno come unica soluzione? 

Il risultato è scadente, come in generale quello di un Napoli sì vivo, ma che stenta a ritrovare fiducia e vittorie: gli episodi non danno certamente una mano all'operato di Sarri, ma la notte come diceva Eduardo De Filippo, deve pur passare