Oramai Sarri non si può più nascondere: il Napoli è una macchina da guerra, di quelle non costruite per vincere in principio, ma che si ritrovano in vetta alla classifica del girone d'andata e qualche giornata di ritorno, con merito, stile ed un'ideologia di gioco ben definita, spettacolare, scoppiettante. Il poker alla Sampdoria nel momento più difficile della stagione, mentalmente parlando, è la risposta ultima che il Napoli doveva a tutti: al campionato oltre che a sè stesso. Quattro gol, nel catino di Marassi, che portano la firma di quattro autori diversi: del solito Higuain, che non fa notizia, di Insigne, Hamsik e di Dries Mertens.
La risposta alla settimana della polemica è questa: poderosa, fragorosa, presuntuosa. Nell'urlo di Higuain, che scuote il Ferraris dopo nemmeno dieci minuti, la rabbia per la sconfitta di martedì che brucia ancora. Eccome se brucia. Il pipita sbaglia una volta, dopo nemmeno tre giri di lancette, non fallisce il secondo colpo, gentilmente offertogli da Barreto. Il Napoli che sale a Genova lo fa finalmente con consapevolezza definitiva dei suoi mezzi, liberatosi dalle catene della paura e dello spettro dei fantasmi, dopo aver confermato il primato in casa la settimana scorsa contro il Sassuolo. L'ultimo passo, forse decisivo che denota maturità e personalità consolidata, è quello di attestarlo anche in trasferta, laddove a Bologna era scivolato l'ultima volta: la risposta è il quartetto d'archi che pettina il prato, che rifinisce, che pressa in maniera asfissiante gli avversari, che domina in lungo ed in largo la sfida al netto di qualche passaggio a vuoto.
Già, inevitabile forse qualche pausa all'interno della gara stessa, ma troppe volte ieri, la squadra di un Sarri imbufalito ha lasciato alla Sampdoria la porta aperta per sovvertire un risultato che sembrava già definito dopo venti minuti: la disattenzione nel finale di primo tempo, naturale conseguenza di una decina di minuti di deconcentrazione globale, è quella del Napoli pre-Sarri: Ghoulam prova un anticipo fin troppo presuntuoso, stesso dicasi per l'intervento di Koulibaly, che esce dalla linea difensiva dimenticando per un attimo il Sarri pensiero di restare compatti e coesi. Carbonero mette la freccia, le marcature scalano, Correa ringrazia Eder. Uguale il discorso che vale per la dimenticanza sul corner per il 2-3 momentaneo, che però spaventa ed irretisce per un attimo gli ospiti.
Due errori che certificano, così come i numeri offensivi attestano il Napoli nell'elite d'Europa (67 fatti tra campionato ed Europa, come Barcellona e Bayern dietro soltanto a Real e Psg), le lacune a volte mentali, a volte di struttura, della squadra partenopea. Sei i gol subiti nelle ultime cinque sfide di campionato (otto se si conta anche la Coppa Italia): troppi per una squadra in vetta che sogna lo Scudetto. Se due mesi fa si lodava la compattezza del reparto difensivo azzurro, puntualizzarlo non è cercare il pelo nell'uovo, bensì evidenziare un aspetto che, se si punta alla perfezione come Sarri vuole, è impossibile da non sottolineare. Il Napoli pecca, nel momento di maggiore necessità quando il doppio vantaggio sembra sigillare la vittoria, di supponenza o forse di appagamento, vagamente di sindrome da 'staccare la spina'.
Inevitabile, certo. Evitabile, sicuramente. In vista delle prossime sfide che metteranno i partenopei davanti ad Empoli, Lazio e Carpi, prima della trasferta allo Juventus Stadium, una riflessione in tal senso è d'obbligo, ed è altrettanto innegabile che Sarri a partire da oggi stesso tornerà a lavorare intensamente sugli errori che hanno portato a questa fragilità difensiva, di reparto come individuale. Nel frattempo, dopo Atalanta prima della sosta di Natale, e Torino, Frosinone e Sassuolo post feste, il Napoli infila un'altra cinquina vincente, o manita che dir si voglia, confermandosi in vetta al campionato, alimentando sempre più quel sogno dal quale i tifosi azzurri non vogliono proprio svegliarsi.