E' il solito istrionico Massimo Ferrero quello che è intervenuto alla vigilia del match tra la sua Sampdoria e la Juventus lanciatissima di Massimiliano Allegri, ai microfoni di Tuttosport. Il numero uno della Sampdoria, reduce da due vittorie di fila contro Palermo e Genoa, nel derby, ha affrontato a 360 gradi i temi del match, analizzando in primis l'operato della società bianconera, rilanciatasi dopo anni bui, oltre che delle scelte che lo hanno portato a contattare Cassano prima e Montella poi. 

Si parte proprio dal parere dell'imprenditore cinematografico riguardo la dirigenza bianconera, con Agnelli in primis: "Lo stimo molto, ma ha l'espressione di uno a cui è morto il gatto. Purtroppo i figli di papà devono sempre rendere conto di qualcosa, io invece non ho impegni con nessuno. Marotta? Se fossi diplomatico come lui sarei già il padrone del mondo".

Inevitabile un excursus che riguarda la cessione della Sampdoria, anche se il patron dribbla così la domanda: "Dicono sempre che cedo la società o c'è qualcuno che mi finanzia, ma la verità è che non si accetta un presidente esordiente, esuberante e pieno di energia positiva come me. C'è tanta invidia nei miei confronti, a volte penso che ci sia un mandante".

Si passa, successivamente, alle scelte del Ferrero presidente, passato dalla gestione tecnica di Zenga a Montella: "Ho rotto le scatole a Della Valle finché non s'è arreso e l'ha liberato". E sul mercato di gennaio, con i pupilli Eder e Soriano corteggiatissimi da molte squadre: "Li corteggiano tutti, ma non vendo nessuno. Eder ha appena rifiutato una mega offerta dalla Cina, alla Samp davano molti soldi. Per me possono restare tutti, sono come figli. Anche Fernando è corteggiatissimo. Ma devono essere loro a chiedermi di andare via, nel caso in cui non si sentano di rifiutare una ghiotta occasione. Però mi scoccia sempre la questione che la Sampdoria sia considerata una società di seconda fascia. Se Eder lo vendesse una grande costerebbe trenta milioni, a noi invece offrono due spiccioli. Allora sapete cosa faccio? Me lo tengo". 

Infine, una battuta sulla trattativa più lunga ed estenuante dell'estate, con Antonio Cassano che era voluto dalla società e dalla tifoseria, meno dalla gestione tecnica dell'ex Uomo Ragno: "È vero, è stata una scelta mia e della società. Mi sono guardato indietro per vedere se dovevo rendere conto a qualcuno, ma visto che sono il presidente non ho trovato nessuno a cui chiedere il via libera. Così mi sono fidato del mio istinto e l'ho preso. E avevo ragione: Antonio si è rivelato un grande acquisto. Ha il mio carattere e ne apprezzo la tenacia".