1 – Il peggior Napoli dell’era Benitez: Parma – Napoli 2-2, 10 maggio.
Una squadra troppo brutta per essere vera, emblema della frattura, oramai insanabile, tra l’allenatore spagnolo e l’ambiente tutto. Benitez non riesce più a dare motivazioni alla squadra, che si scioglie davanti a Palladino e compagni, oltre che alla frustrazione ed alla frenesia del mancato risultato, a portata di mano. Gli azzurri rimediano un pareggio tutto sommato inutile ai fini della classifica contro i gialloblu già abbondantemente retrocessi. Gabbiadini e Mertens evitano, in termini di punteggio, la figuraccia; resta l’onta di una gara giocata in malo modo che comunque non permette al Napoli di tornare in Champions League.
2 – L’inizio del tracollo: Napoli-Inter 2-2, 8 marzo.
Una festa delle donne triste per le tifose del Napoli, che osservano la squadra di Benitez dilapidare il doppio vantaggio, fondamentale per il prosieguo della stagione e per lo spirito di una compagine che si sgretola dopo i gol di Palacio e Icardi. 70 minuti di ottimo Napoli, 20 minuti da incubo, quelli di un sogno che svanisce così come gli ultimi giorni felici dell’allenatore iberico all’ombra del Vesuvio.
3 – Quello che poteva essere, e non è stato: 7 maggio, Napoli-Dnipro 1-1
L’emblema della stagione del Napoli, in novanta minuti. Il sorteggio, benevolo, aveva messo di fronte ai partenopei il Dnipro di Markevich, ostico sì, ma ostacolo tutt’altro che insormontabile, soprattutto per una squadra che era reduce dal delirio di onnipotenza in terra tedesca, sponda Wolfsburg. Una cavalcata quasi trionfale, arrestatasi sul più bello di una notte di mezza primavera: il Dnipro pareggia, tra un errore arbitrale beffardo ed un Napoli fin troppo sterile in fase offensiva, che sbatte sulla muraglia ucraina acuendo i rimpianti di una porzione di stagione dannatamente storta.
4 – La caduta all’inferno: Napoli-Lazio 2-4, 31 maggio.
Il cielo toccato per un istante, quello che va dallo 0-2 di una Lazio che sfrutta le ansie e le paure di un Napoli fin troppo fragile mentalmente al pareggio firmato Gonzalo Higuain. Due gol in un battibaleno, la speranza che riaffiora dopo le due prodezze del Pipita, prima dell’illusorio penalty. L’argentino tradisce le attese nel momento più importante; lo psicodramma, seppur sportivo, si consuma nei secondi della rincorsa, che sancisce la parola fine alle speranze di Champions partenopee.
5 – L’inizio di una nuova era: la firma di Sarri, 11 giugno.
Un nuovo inizio, all’insegna del tosco-napoletano ex Empoli, che porta nuovi principi, nuovi metodi di allenamento e, soprattutto una nuova mentalità, umile ed operaia, cucita maggiormente su misura sulla fisionomia partenopea. Sarri si cala immediatamente nella realtà napoletana e grazie ai suoi dettami ed alle sue parole riesce a convincere fin dai primi giorni i calciatori della bontà delle sue idee. Passaggio non da poco, quasi fondamentale ed imprescindibile, per un allenatore venuto dalla gavetta che per la prima volta ha a che fare con giocatori di calibro maggiore. Le prove, continue e numerosissime, del feeling nato con il gruppo arrivano dall'espressione del gioco, dagli abbracci di Insigne (a Verona) e di Higuain (a Bergamo), dalla vigoria ritrovata di Hamsik (contro la Fiorentina): tutte immagini che raffigurano lo spirito-Sarri nel suo nuovo Napoli.
6 – Il ritorno del figliol prodigo: 23 giugno, Reina è di nuovo un calciatore del Napoli.
Altro passaggio non meno importante della ricostruzione del Napoli. Un anno di purgatorio, per quanto soddisfacente a livello professionale, alle spalle di Manuel Neuer, prima del trionfo delle emozioni. Reina sceglie il cuore, la passione, quella della sua Madrid e della sua Spagna, estremizzata sì a Napoli, che però lo fa sentire a casa. Reina riabbraccia Napoli, la città ricambia con uno smodato ed incondizionato affetto nei confronti di un portiere che, oltre a fare il suo dovere tra i pali, è anche eccellente collante di uno spogliatoio che necessitava di personalità e carisma. Bentornato, Pepe.
7 – La nascita del nuovo Napoli: Napoli-Brugge e Napoli-Lazio, 5-0, 17-20 settembre.
Tre giorni, dieci gol, a sancire l’inizio della nuova era del Napoli di Maurizio Sarri. Due manite, eloquenti, che danno il là a quella che sarà una striscia positiva di risultati, di vittorie, ma soprattutto di gioco e mentalità del tutto nuova sotto l’ombra del nuovo modulo scelto da Sarri: il 4-3-3 risalta tutte le caratteristiche degli esterni d’attacco azzurri, di una mediana che riscopre il ruolo del playmaker basso ed esalta le doti di interdizione ed inserimento di Allan ed Hamsik. Insomma, c’è tutto. Ci sono gli ingredienti per costruire una base solida, un’ossatura di squadra forse vincente.
8– La consapevolezza di sé: Napoli-Juventus 2-1, 26 settembre.
Una settimana da Dio, penserebbe Jim Carrey. Tuttavia, il Napoli reduce dalle due manite si ferma, inaspettatamente in quel di Carpi, prima di ospitare la Juventus quattro volte campione d’Italia al San Paolo. La partita è quella della svolta, ovviamente in positivo, perché gli azzurri di Sarri iniziano a prendere consapevolezza dei propri mezzi, delle proprie capacità e, infine, a fidarsi ciecamente del lavoro tecnico-tattico dell’ex allenatore dell’Empoli. Il Napoli non trema, non lo fa così come nelle passate versioni, ma supera i bianconeri con maggiore personalità, fiducia, segno che qualcosa, nella testa dei giocatori, stava effettivamente per cambiare.
9 – Il nuovo primato: 30 novembre, Napoli-Inter 2-1.
Una data che a Napoli difficilmente dimenticheranno: la doppietta di Gonzalo Higuain porta il Napoli in vetta alla classifica e non accadeva da 25 anni, dall’era di Diego Armando Maradona. Un momento unico per un popolo che ha atteso questo momento per tantissimo tempo, anche se è durato soltanto una settimana. L’ansia del prepartita, la frenesia del finale, la gioia dopo la paura del pareggio dell’Inter. Nel successo contro i nero-azzurri c’è tutto il Napoli, quello che è stato e che, forse, potrà diventare in futuro, attraverso un processo di maturazione che sta pian piano facendo il suo corso.
10 – Tre punti fondamentali: Atalanta-Napoli 1-3, 20 dicembre.
L’epilogo migliore, per il Napoli di Sarri, non poteva esserci. Per rispondere alle difficoltà delle ultime settimane, quando la sconfitta di Bologna ed il pareggio interno contro la Roma avevano minato quanto di buono fatto dalla compagine partenopea, per continuare nella marcia verso la vetta, con la rincorsa all’Inter sempre più vicina e, infine, per regalarsi un meritato successo ed un sereno Natale. Vittoria di mentalità, di cuore e carattere, ottenuta grazie al principe della classifica marcatori che sta trascinando il Napoli: Higuain sbaglia, tanto, nel primo tempo, prima di scrollarsi ansie e paure con una doppietta importantissima. La corsa verso Sarri, l’abbraccio, prima di partire per le vacanze natalizie. Il miglior modo per salutare l’anno vecchio e dare il benvenuto a quello entrante.