"Scurdammoce o passato simm' e napule paisà".
Una sconfitta fisiologica, tutt'altro che distruttiva dal punto di vista emotivo, quanto da quello tecnico, che arriva dopo tre mesi di imbattibilità. Il Napoli che esce dalla seconda battuta d'arresto stagionale lo fa con la consapevolezza di mancanze proprie, che unite alla perfezione della prestazione offerta, mentalmente e tecnicamente, dal Bologna di Donadoni, ha contribuito a frenare l'impeto dell'oramai ex capolista del campionato di Serie A. Seconda battuta d'arresto lugno la via Emilia per la squadra si Sarri, che dopo Sassuolo e Carpi si ferma anche nel capoluogo romagnolo.
La squadra dell'allenatore toscano esce battuta dal Dall'Ara, più che meritatamente, ma senza aver rinunciato a lottare e provare a rimettere in piedi una gara condizionata da alcuni episodi. Così come lunedì scorso gli stessi episodi avevano favorito la vittoria contro l'Inter attravero la parata di Reina come un pizzico di fortuna in occasione del palo di Jovetic, stavolta hanno voltato le spalle ai partenopei sia quando il match era ancora sullo 0-0, con Callejon, sia sul 2-0 nelle svariate occasioni avute con Insigne, la stessa ala spagnola, Allan ed Higuain, ed infine sul 3-0, quando complice una mancata parata di Reina, i buoi sono definitivamente scappati dalla stalla.
Gli azzurri tornano in Campania con molto rammarico, è ovvio, per il risultato negativo, ma anche con la ferma certezza di non avere preso l'impegno con le pinze adatte al blasone dell'avversario, reso probabilmente meno ostico nelle menti degli azzurri da una classifica che non inquadra il valore reale della truppa rossolbù. Eppure in tal senso erano andate le richieste da Maurizio Sarri: umiltà e abnegazione hanno fatto spazio, in questa settimana di vertigini, a qualche sorriso di troppo durante gli allenamenti, che sono sfociati nell'approccio non del tutto impeccabile soprattutto nei primi 25 minuti di gioco.
"Cosa fatta, capo ha", verrebbe da dire per tagliare la testa al toro, anche se questa battuta d'arresto deve rapprestentare, come ogni singola avventura intrapresa dal Napoli in questa stagione, uno step di crescita e di ulteriore maturazione: il gruppo deve metabolizzare i temi di questo stop e farli propri, onde evitare scottanti ripercussioni nell'immediato futuro. Della trasferta felsinea, però, non tutto è da buttare: si salva ovviamente la doppietta di Higuain, nervoso per tutta la durata dell'incontro come mai in stagione, ma decisivo e lucido nel momento del bisogno; inoltre, la riscossa finale, non frutto di frenesia e casualità, deve essere un punto di partenza dal quale partire per ripartire in vista delle sfide contro Legia Varsavia e Roma.
Un nuovo inizio dunque, proprio laddove i partenopei avevano intrapreso il loro lungo cammino da imbattuti: Sassuolo alla prima, Carpi in corso d'opera, Bologna per chiudere il cerchio. Tra sfottò e scaramanzia, Sarri penserà che l'importante è che il ciclo emiliano-romagnolo si sia chiuso per quanto riguarda questa stagione. La possibilità di rifarsi gli azzurri ce l'avranno sul piatto d'argento tra le mura amiche, prima contro i polacchi per lasciare immacolato il cammino europeo, poi contro i capitolini per rilanciarsi nella corsa verso il sogno che resta ancora tale.