Una macchina perfetta. Il Napoli che scollina oltre il primo terzo di campionato e si affaccia verso la metà di stagione, che culminerà a Natale con la virtuale consegna del titolo di Campione d'inverno, sembra una squadra difficilmente migliorabile. Del resto, come si potrebbe pensare di cambiare qualche tassello in un meccanismo idilliaco? I numeri arrivano a tal proposito a testimoniare l'imponenza con la quale gli azzurri allenati da Maurizio Sarri hanno cambiato marcia in corso d'opera dopo il pareggio di Empoli. Fatta eccezione per la parentesi europea, in Serie A sono arrivate otto vittorie e due pareggi nelle ultime dieci apparizioni.
Snocciolando ancor di più questi dati, si nota come la continuità e la solidità della truppa partenopea sia quella prerogativa che mancava agli azzurri per puntare, definitivamente, al successo finale (si, senza mezzi termini). Gol a grappoli, un gioco arioso come spesso si è visto nelle parentesi mazzarriane e beniteziane, un potenziale offensivo di livello eccelso che però, troppo spesso è stato reso vano da una fragilità difensiva e strutturale fin troppo evidente. Sarri, dal basso della sua umiltà ma dall'alto del suo lavoro, è riuscito a chiudere il rubinetto dei rifornimenti agli avversari, togliendo loro gol e soprattutto occasioni da rete. Nelle ultime dieci sfide in giro per lo Stivale (cinque a Fuorigrotta, cinque altrove), gli azzurri hanno subito gol soltanto in casa (dato in controtendenza) contro Juventus e Fiorentina, mentre Reina nelle cinque trasferte non si è mai dovuto chinare per raccogliere la sfera dalla sua porta.
Tuttavia, anche se sarebbe più indicato non toccare alcun ingranaggio, andiamo a guardare dove, i partenopei, potrebbero migliorarsi in vista della lotta Scudetto.
Ciò che ad oggi sembra mancare al Napoli, oltre all'abitudine a vincere (che non si compra al mercato e che gli azzurri, oggettivamente, non hanno), sembra essere una squadra costruita per arrivare in fondo anche nei ricambi. Del lotto delle squadre che in questo momento viaggiano in testa alla classifica, i partenopei, al pari di Inter e Fiorentina, partono con un gap in termini numerici e di qualità media della rosa inferiore rispetto alla sola Roma, che sta incontrando, però, alcuni problemi di tipo strutturale. Dove può essere migliorata la rosa partenopea è nella lunghezza di un roster che, altresì, non dovrà essere intaccato nell'equilibrio del gruppo e nelle gerarchie prestabilite.
Ovviamente più facile a dirsi, che a farsi.
Inserire altre rotelle nella giostra partenopea potrebbe essere sì vantaggioso per allungarne rotazioni e riposo per i titolari, ma potrebbe anche destabilizzare il gruppo formatosi in questi tre mesi. Per queste ragioni il lavoro di Giuntoli dovrà essere ancor più oculato, alla ricerca di due tasselli che potranno inserirsi con discrezione ma che possano all'occorrenza essere utili qualora chiamati in causa.
In quest'ottica il pensiero va, nei ruoli dove il Napoli è maggiormente scoperto, alla ricerca di un centrocampista e di un difensore centrale. Appurato che sia in attacco, dove al di là degli infortuni il reparto è completo con sei interpreti, che sugli esterni di difesa, con Strinic e Maggio valide alternative, gli azzurri sono coperti, dove si potrebbe intervenire è nei due ruoli suddetti.
Quali sono due pedine che, compatibilmente con le necessità di vendere delle altre squadre, potrebbero fare al caso del Napoli?
Partiamo dalla difesa, dove tutte le attenzioni sono rivolte verso Daniele Rugani. La Juventus, però, difficilmente si priverà di un centrale di livello eccelso per il prossimo futuro rinforzando una diretta rivale. Arriva in aiuto il compagno di reparto dell'ex empolese, che con la squadra di Sarri ha conosciuto le prime luci della ribalta: Lorenzo Tonelli, classe 1990, rappresenterebbe un innesto ideale per conoscenza del sistema difensivo di Sarri, un giovane di sicuro affidamento, oltre ad essere una presenza poco ingombrante nelle gerarchie.
Stesso discorso dicasi per la pista che voleva il Napoli intenzionato ad accontentare Sarri riguardo Vecino o Soriano. Le difficoltà per arrivare ad entrambe, a gennaio, ci portano all'islandese Emil Hallfredsson, o a giocatori con questo tipo di prerogativa (Hetemaj, Rigoni). Il mediano del Verona, già da tempo abituato a ritmi ed alchimie del 4-3-3, potrebbe inserirsi nel contesto Napoli in qualità di vice-Hamsik. Caratteristiche tecniche e di lettura di spazi e di giocata piuttosto simili, anche se l'islandese non abbina alle ottime doti citate una fisicità ed un dinamismo come quelli dello slovacco (alle quali sopperisce con una intelligenza tattica fuori dal comune). Tuttavia, potrebbe rappresentare un'alternativa a basso costo, di sicuro affidamento tecnico-tattico ed un innesto dal valore non eccessivo.
Due giocatori che farebbero al caso del Napoli allungando la panchina a disposizione di Maurizio Sarri senza spostare equilibri interni, oltre a non gravare eccessivamente nelle casse societarie con investimenti esosi. Certo, Empoli e Verona difficilmente si priveranno a gennaio di due capisaldi delle rispettive squadre in lotta per la salvezza, ma la forza di una squadra che vuole lottare per lo Scudetto deve essere anche questa (Romano insegna).