Per dirla alla Reina: probabilmente questa gara qualche anno fa, ma forse anche nella scorsa stagione, si sarebbe persa oppure pareggiata. Così come a Genova sponda rossoblù una settimana fa, il Napoli incoccia contro una squadra che la affronta a viso aperto, in pressione costante e faccia a faccia. L'Udinese vista al San Paolo contro i padroni di casa non aspetta che la squadra partenopea faccia il suo corso, ma la sfida, apertamente, dichiarandole guerra in maniera sfrontata: a Colantuono va bene la sconfitta di misura, che certifica il lavoro in sede di preparazione della gara, ma a spuntarla, ancora una volta, è il novello Kasparov-Sarri, che in due mosse mette sotto torchio i friulani e la loro retroguardia.
La vittoria, l'ennesima stagionale all'interno di una striscia che oramai conta 11 risultati positivi in campionato e 4 in Europa, è quella delle grandi squadre, che lavorano ai fianchi l'avversario ostico, prima di punirlo per una disattenzione. Era già successo, in questa stagione, che il Napoli dovesse affrontare una squadra di questo tipo, aggressiva oltremodo in pressione, soprattutto agli albori della manovra: a Verona contro il Chievo, seppur in parte perché la squadra di Maran ha lasciato, rispetto a Genoa e Udinese, maggior agio all'impostazione. In tutti e tre i casi sono arrivate comunque prestazioni eccellenti, che hanno fortificato il lavoro partenopeo con la squadra che ha costruito in ogni occasioni svariate chance da rete.
Stavolta il Napoli però fatica e non poco a sbloccarla, perché Colantuono alza Thereau e Bruno Fernandes in pressione su Albiol e Koulibaly che non possono impostare l'azione. Jorginho che solitamente si abbassa per iniziare la manovra tra i due centrali è preso a uomo da Lodi, nonostante il play friulano sia a 50 metri dalla sua posizione naturale. Infine, Badu ed Iturra sono a uomo sulle due mezzali partenopee, imbrigliandone il passaggio secondario. Aprire il gioco sugli esterni potrebbe far arroccare ancor di più la difesa friulana ed è qui che il Sarri scacchista fa la differenza.
L'empolese è ben conscio della situazione che gli si potrebbe porre davanti e prepara la sfida in tal senso. Avendo un regista che veste i guanti è tutto più semplice, ma l'ex Empoli sposta Higuain sulla corsia di Insigne, permettendo a Callejon ed allo stesso furetto partenopeo di andarsi a prendere il rinvio precisissimo di Reina all'altezza del cerchio di centrocampo. Ogni qual volta il Napoli riesce in questo schema, arriva in porta, liberando sul tocco dei due esterni sia i terzini che si sovrappongono che le mezzali che si inseriscono.
A Verona e ieri è arrivata la zampata del felino ritrovato, quello a cui basta un graffio per ferire la preda, farla sanguinare e appropriarsi di ciò che sembra suo per natura. Higuain è semplicemente indemoniato: lo si vede dal pressing smodato, dalle giocate in fiducia che colleziona di volo, in rovesciata colpendo il palo (seppur in fuorigioco), oppure in mezza girata dopo un aggancio da Oscar sfiorando soltanto il palo. Davanti alla forza della natura ci si inchina, così come fa l'Udinese, che concede una sola sbavatura nella sua gara perfetta. Iturra recupera su Allan prima di concedere a Jorginho l'opzione Pipita: Wague si dimentica della posizione (lo si nota nell'istantanea), il resto è un pezzo di maestria assoluta. Due controlli, il diagonale beffardo col mancino. Cambiando l'ordine degli addendi, destro o sinistro, il risultato non cambia: palla che bacia il palo. Apoteosi e scacco matto.
Dopo il vantaggio, liberatorio a dir poco per i 40.000 del San Paolo e per la combriccola azzurra, i partenopei hanno il merito di non disunirsi, consci delle potenzialità dei friulani, che con il velenoso Aguirre impensieriscono la difesa di Sarri. L'Udinese si tuffa in avanti, con Albiol e Koulibaly che custodiscono minuziosamente il vantaggio acquisito. Il Napoli non trema quasi mai ed è questo l'aspetto da sottolineare, anche se oramai non fa più novità. 8 i gol subiti fin qui in campionato: 2 dal Sassuolo, 2 dalla Samp, 2 dall'Empoli nelle prime tre gare, 2 nelle restanti nove. Il dato è sempre più impressionante ed assume i tratti di quel dogma che asserisce che per arrivare fino in fondo la prima conditio necessaria è non subire gol.
Adesso la sosta, poi alla ripresa Verona nuovamente al Bentegodi, prima di ospitare Inter e Roma nelle due gare del San Paolo che potrebbero lanciare definitivamente i partenopei verso il "sogno di Higuain".